GEAB n. 86 – LA GRANDE RICONFIGURAZIONE GEOPOLITICA GLOBALE

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FONTE: LEAP2020

Lo scorso mese abbiamo anticipato che la crisi ucraina avrebbe fornito le condizioni per un sussulto (salvifico dell’Europa, ndt). [1] Per mancanza di spazio (ed anche perché questo sussulto era così evidente nel resto del mondo!) abbiamo tentato di segnalarne le premesse unicamente sul lato europeo.

Questo mese ci concentreremo, invece, sulle conseguenze globali generate dalla fenomenale accelerazione di tutte le tendenze strutturali del “mondo-del-dopo”, [2] che saranno all’opera per un lungo periodo di tempo.

Dopo quasi 6 anni spesi nel tentativo di bloccare la normale evoluzione della transizione sistemica (attraverso un fiume di Dollari, che ha portato ad una rinnovata ed artificiosa dipendenza globale dalla moneta americana), la storia riprende il suo corso.

Il fatto è che nel corso di questi sei anni non si è risolto un bel niente. Da un lato gli Stati Uniti non sono riusciti a rilanciare la loro economia (un processo reso visibile dalla crescita negativa del PIL statunitense nel mese di Maggio, -1%, [3] con la situazione reale degli americani che è andata a peggiorare: debito privato [4], pensioni [5], situazione delle città [6], …) e, dall’altro, i paesi emergenti hanno usato questa “pausa” (ma vi hanno anche contribuito) per prepararsi alla dolorosa fase finale della crisi, alla quale ci stiamo ormai avvicinando.

La crisi ucraina, ovvero l’aggressione agli interessi legittimi di uno dei principali attori del mondo multipolare in fase di emersione (la Russia), ed il tentativo statunitense di annettersi l’Europa, [7] hanno fischiato la fine del gioco. Il mondo ha capito che gli Stati Uniti sono rimasti senza fiato, che sono diventati pericolosi e che è diventato urgente andare avanti (verso la transizione sistemica, ndt).

Qualcuno, a dire il vero, non ha altra scelta. A partire dai russi, che sono stati costretti [8] a gettare le basi per un’importante riconfigurazione geopolitica globale, firmando il famoso accordo per le forniture di gas alla Cina [9] … questa nuova “via dell’energia” che farà cambiare tutto. Ma ci torneremo sopra.

Esamineremo le ragioni e le caratteristiche di questa grande riconfigurazione in tre regioni: l’Asia, il Medio Oriente e l’Europa. Proporremo infine dei percorsi di riflessione sui rapporti inter-regionali del domani.

Piano completo dell’articolo:

1. VERSO UN RESETTAGGIO REGIONALE
2. ASIA – COSA CAMBIA CON L’ACCORDO RUSSO-CINESE PER IL GAS
3. MEDIO ORIENTE – COSA CAMBIA CON LA VITTORIA DI ASSAD IN SIRIA
4. STATI UNITI – COSA CAMBIA CON LA YUANIZZAZIONE DEL COMMERCIO MONDIALE
5. EUROPA – COSA CAMBIA CON L’INDEBOLIMENTO DI ALCUNI GRANDI PAESI (FRANCIA, REGNO UNITO).
6. INTEGRAZIONE REGIONALE – EVOLUZIONE METODOLOGICA
7. QUESTIONI DEL LIBERO SCAMBIO – RIPENSARE LE RELAZIONI TRANS-REGIONALI
8. CONCLUSIONE

In questo comunicato pubblico presentiamo la Parte n. 2.

ASIA – COSA CAMBIA CON L’ACCORDO RUSSO-CINESE PER IL GAS

Ma ora guardiamo più da vicino le conseguenze dell’accordo russo-cinese sul gas.

Rouge : gazoduc principal en construction. Bleu et pointillés verts : pourraient venir en plus. Trait vert : gazoduc existant. Source : Gazprom/RT.

Rosso: gasdotto principale in costruzione. Puntini blu e verdi: possibili ulteriori gasdotti. Verde: gasdotto esistente. Fonte: Gazprom/RT.

In primo luogo quest’accordo, che prevede lo start-up del gasdotto per il 2018, rende il gas russo estremamente competitivo in tutta l’Asia, perché questa regione dipende dalle forniture di gas liquido (GNL) effettuate attraverso le navi gasiere, con il costo del trasporto che fa inevitabilmente schizzare i prezzi verso l’alto.

Non c’è da stupirsi se il Giappone non sta avendo alcuna reticenza diplomatica nell’avvicinarsi ai russi ed ai cinesi, sperando di far loro effettuare una piccola estensione del gasdotto, in direzione del suo arcipelago. [14]

Dopo Fukushima ed il conseguente arresto di tutte le sue centrali nucleari, il Giappone vede il proprio equilibrio commerciale precipitare verso il basso, a causa delle importazioni di energia. Un gas dal prezzo più conveniente sarebbe ovviamente il benvenuto. [15]

Per tutti i paesi asiatici, l’arrivo del gasdotto russo-cinese potrà permettere la rinegoziazione ad un prezzo inferiore degli approvvigionamenti effettuati dagli altri fornitori (Canada, Qatar).

Ma il prezzo del gas naturale è indicizzato al prezzo del petrolio, e quindi le uniche due possibilità per trovare margini di manovra derivano o dai minori costi del trasporto (navale, ndt), o dallo sviluppo del gas non convenzionale (shale-gas).
Sul primo punto, le riduzioni che potrebbero essere conseguite non saranno probabilmente sufficienti a renderlo più conveniente del gas russo, senza mettere in crisi l’intero settore. [16] Sul secondo punto, da un lato il miraggio dello shale-gas comincia a dissiparsi [17] mentre, dall’altro, questo gas non è esportabile se non nell’ambito di un partenariato di libero scambio (TTP). [18]

Questi ultimi due punti spiegano l’iperattività che per un certo tempo abbiamo osservato nella British Columbia (Canada): l’accelerazione delle attività di perforazione dei sedimenti di argilla (gas di scisto) e la programmazione di 10 terminali per il GNL. [19]

Il Canada, fin dal Marzo del 2012, sta negoziando un accordo di libero scambio con il Giappone, [20] che sembrava sul punto di essere concluso nello scorso mese di Marzo, sulla scia di quello che era appena stato firmato con la Corea del Sud. [21]

Ma, nei fatti, il Giappone sta facendo resistenza a firmare il TPP con gli americani [22] … sembra che sugli ingranaggi di questo negoziato siano scivolati dei granelli di sabbia.
Il fatto è che, nonostante tutti gli sforzi dei canadesi per essere più veloci rispetto alla costruzione del gasdotto russo-cinese (Petronas), essi non saranno comunque pronti a rifornire il Giappone prima del 2019, un anno dopo i russi. L’effetto sarà equivalente a quello di una bomba al napalm!

Différence entre les prix du gaz japonais et américain, 2003-2013. Source : GLG

Differenza tra i prezzi del gas in Giappone ed in America, 2003-2013. Fonte: GLG

Al contrario, è interessante notare di come gli ambasciatori vietnamiti per l’UE ed il Belgio siano di lingua russa! E, culturalmente, i vietnamiti sono decisamente più vicini ai cinesi che agli americani … fratelli-coltelli, naturalmente, ma da quanto tempo la Cina sta comportandosi da pacifica ed attraente (economicamente) potenza regionale?
Per quanto riguarda le Filippine, si è recentemente appreso che questo paese ha firmato un accordo di protezione militare con gli Stati Uniti. [32] Se si guarda a quest’accordo più da vicino, però, si scopre che esso non consente a basi militari straniere di re-insediarsi nel territorio filippino, perché è semplicemente incostituzionale. [33]

Gli americani avranno le sole possibilità di utilizzare le basi filippine nel caso di un’aggressione a questo paese, e di provvedere alla formazione dei militari ma, in ogni caso, solo su specifica richiesta del governo filippino. [34]

Gli americani, inoltre, hanno ottenuto questo leggero vantaggio in cambio di un loro aiuto nel porre fine alla ribellione dei Moros (etnia filippina di religione musulmana, ndt). Rinforzo militare delle Filippine, stabilizzazione del paese … e se fossero stati i Filippini, viceversa, ad aver usato gli americani?

Tre mega-potenze nel cuore cuore dell’Asia Maggiore, due potenze filo-occidentali che rientrano nei ranghi, piccoli e medi paesi asiatici che si sono organizzati in sub-regioni, e tutti che si abbeverano alla mammella del gas russo … L’Asia è ormai lanciata a tutta velocità.

Fonte: www.leap2020.eu

Link: http://www.leap2020.eu/Francais_r26.html

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO

NOTE:

[1] GEAB n. 8 del 15 marzo 2014.
[2] Espressione introdotta da Franck Biancheri nel suo libro “Crise mondiale: En route vers le monde d’après”, Éditions Anticipolis, 2009.
[3] Fonte, 14/06/2014.
[6] Fonte: Reuters, 05/06/2014.
[7] Si vedano le nostre analisi pubblicate nei Geab n. 83, 84, 85.
[8] Sono probabilmente i veri vincitori. Tuttavia, è stato l’aggravarsi delle tensioni con l’Occidente che ha portato a questo accordo (che era stato negoziato per lungo tempo), alle condizioni tariffarie imposte dai cinesi.
[9] Fonte: New York Times, 21/05/2014.
[…]
[14] Fonte: Reuters, 07/06/2014.
[15] Fonte: Financial Post, 21/05/2014.
[16] Fonte: The Australian, 11/06/2014.
[17] Fonte: The Guardian, 22/05/2014.
[18] Fonte: Office of Fossil Energy. Inoltre, sottoponiamo al giudizio dei nostri lettori la strategia del TTIP al riguardo dell’industria del fracking. E’ decisamente illuminante. Fonte: Natural Gas Europe, 25/07/2013.
[19] Fonte: Yahoo Finance, 12/06/2014.
[20] Fonte: Prime Minister of Canada, 25/03/2014.
[21] Fonte: MaPresse, 12/03/2014.
[22] Fonte: Japan Times, 22/04/2014.
[23] Fonte: DNAIndia, 03/06/2014.
[24] Fonte: CNN, 10/01/2014.
[25] Fonte: One India, 29/05/2014; The Hindu, 01/06/2014.
[26] Fonte: Huffington Post, 30/05/2014.
[27] Fonte: Business Green, 22/05/2014.
[28] Fonte: IBTimes, 19/05/2014.
[29] Fonte: Wikipedia.
[30] Fonte: The Free Press, 06/06/2014.
[31] Giappone, Korea, Vietnam …
[32] Fonte: FoxNews, 27/04/2014.
[33] I filippini sono riusciti a sbarazzarsi della presenza militare statunitense fin dai tempi del crollo dell’impero sovietico … e non la desiderano di nuovo, senza alcuna seria minaccia. L’Europa dovrebbe chiedersi come mai un piccolo paese asiatico come le Filippine sia riuscito a fare quello di cui essa, invece, non è stata capace: recuperare il controllo militare del proprio territorio.
[34] Fonte: Rappler, 10/05/2014.

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