FRANCESCO I, SUCCESSORE DI BENEDETTO XVI – UN ERSATZ

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DI HORACIO VERBITSKY
pagina12.com

Tra le centinaia di telefonate e di  e-mail ricevute, ne scelgo una. “Non ci posso credere. Sono così sconvolto e ho tanta rabbia, che non so che fare. Ha avuto quello che voleva.” Sto vedendo Orlando in TV, in sala da pranzo, che già da qualche anno diceva  “vuole diventare papa”.  E’ la persona giusta per coprire tutto il marciume. E’ un esperto nel coprire tutto.  Il mio telefono continua a squillare, Fito mi ha chiamato piangendo” dice Graciela (Yorio), la sorella del sacerdote Orlando Yorio, quello che ha denunciato Bergoglio di essere responsabile del suo rapimento e delle torture che ha sofferto per cinque mesi del 1976. Quel Fito che ha telefonato era Adolfo Yorio, suo fratello, anche lui con un cuore a pezzi. Entrambi hanno passato molti anni della loro vita per documentare le accuse di Orlando, un teologo e sacerdote del terzo mondo, morto nel 2000 con un incubo che si è realizzato ieri. Tre anni fa, il suo incubo era stato nominato Arcivescovo Coadiutore di Buenos Aires, cosa che preannunciava il seguito.

Orlando Yorio non arrivò a sapere cosa dichiarò Bergoglio dinanzi al Tribunale federale nel mese di maggio quando disse di aver saputo dell’esistenza di quei ragazzi scomparsi solo dopo la fine della dittatura.

Ma nel mese di giugno la Corte federale ha emesso una sentenza che ha confermato l’esistenza di un piano sistematico per il sequestro dei figli di detenuti scomparsi, sulla base di documenti che dimostrano che già nel 1979 Bergoglio ne era ben consapevole ed intervenne in almeno in un caso, su richiesta del superiore generale, Pedro Arrupe.

Dopo aver sentito la storia dei famigliari di Elena de la Cuadra, rapita nel 1977, quando stava al quinto mese di gravidanza, Bergoglio consegnò loro una lettera per il vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, per chiedergli di intercedere presso il governo militare. Picchi scoprì che Elena aveva dato alla luce una bambina, che era stata affidata ad un’altra famiglia. “Potrà sempre fare un buon matrimonio e, comunque, non si può tornare indietro“, disse alla famiglia.

Dichiarandolo per iscritto nella causa della ESMA, per il sequestro di Yorio e anche del gesuita Francisco Jalics, Bergoglio disse che nell’archivio episcopale non c’erano documenti sui detenuti scomparsi. Ma chi gli succedette, l’attuale Presidente, José Arancedo, inviò al Giudice Martina Forns una copia del documento sull’incontro del dittatore Videla con i vescovi Raul Primatesta, Juan Aramburu e Vicente Zazpe, dove si discusse con straordinaria franchezza su cosa si doveva dire e cosa non dire sui detenuti scomparsi, che erano stati assassinati, perché Videla voleva proteggere chi li aveva uccisi.

Nel suo libro Chiesa e dittatura, Emilio Mignone lo portò come esempio di “pastori, che consegnano le pecore al loro nemico, senza difenderle e senza riscattarle“. Bergoglio mi raccontò che in una delle sue prime messe da arcivescovo cercò di avvicinare Mignone per dare spiegazioni, ma il presidente fondatore del CELS alzò la mano come per dire di fermarsi.

Non sono sicuro che Bergoglio sia stato scelto per coprire quel marciume che ha ridotto all’impotenza Joseph Ratzinger. Le lotte interne della curia romana seguono una logica imperscrutabile tanto che i fatti più oscuri potrebbero essere attribuiti allo spirito santo, come quei maneggi finanziari della banca vaticana per cui è stata esclusa dalla Clearing House internazionale perché viola le norme di controllo sul riciclaggio del denaro, o la pratica della pedofilia in quasi tutti i paesi del mondo, che Ratzinger coprì dal Santo Uffizio e per le quali chiese perdono come pontefice.

E nemmeno mi sorprenderebbe che, con un pennello in mano e con le scarpe rotte, Bergoglio cominciasse una crociata moralistica per pitturare di bianco le tombe degli apostoli.

Ma quello che mi è chiaro è che il nuovo Vescovo di Roma sarà un “Ersatz” – un surrogato, la parola tedesca alla quale non fa onore nessuna traduzione, un sostituto di qualità inferiore come acqua e farina, quella con cui tante povere madri riempiono le pance dei loro figli. Il teologo della liberazione brasiliano, Leonardo Boff, allontanato da Ratzinger dall’insegnamento e dal sacerdozio, si era illuso che fosse eletto il francescano con origini irlandesi Sean O’Malley , che regge la diocesi di Boston, che ora è in fallimento per i tanti indennizzi che ha pagato a bambini abusati da preti. Molto semplice “Si tratta di una persona molto vicina ai poveri perché ha lavorato a lungo in America Latina e nei Caraibi, sempre in mezzo ai poveri. E’ per questo che può essere un papa differente, un papa di una nuova tradizione“, ha scritto l’ex prete.

Nel seggio apostolico non siederà un francescano vero, ma un gesuita che si farà chiamare Francesco, come il poverello di Assisi. Una mia amica argentina mi scrive da Berlino agitata perché i tedeschi, che non conoscono la storia, credono che il nuovo papa rappresenti il terzo-mondo. Una piccola confusione.

La sua biografia è quella di un populista conservatore, così come Pio XII e Giovanni Paolo II: inflessibile nelle questioni dottrinali, ma con una apertura verso il mondo, e in particolare verso le masse rifiutate. Quando dice la sua prima messa in una strada di Trastevere o alla Stazione Termini di Roma e parla degli sfruttati e delle prostituite da parte dei potenti insensibili che chiudono il loro cuore a Cristo; quando i giornalisti che lo conoscono raccontano che viaggia in metropolitana o in autobus; quando i fedeli ascoltano le sue omelie recitate con la gestualità di un attore e quando racconta le parabole bibliche con parole semplici per il popolo, ci sarà gente in delirio per il tanto auspicato rinnovamento della chiesa. Nei tre lustri in cui ha gestito l’ Arcidiocesi di Buenos Aires, ha fatto questo e altro ancora. Ma al tempo stesso ha cercato di unificare l’opposizione contro il primo governo che, dopo molti anni, ha adottato una politica a favore di questi settori, e l’ha accusato di essere irritante e conflittuale perché per arrivare al governo ha dovuto accettare compromessi con quei potenti che lui aveva fustigato.

Ora potrà continuare a farlo su altra scala, il che non significa che dimenticherà l’ Argentina. Se Pacelli ricevette un finanziamento dall’ intelligence degli Stati Uniti per sostenere la democrazia cristiana e impedire la vittoria comunista nelle prime elezioni dopo la guerra, e se Wojtyla è stato l’ariete che ha aperto il primo buco nel muro europeo, il Papa argentino potrà svolgere lo stesso ruolo in scala latino-americana.

La sua passata appartenenza alla Guardia di Ferro, il suo discorso populista, che non ha dimenticato, e nel quale avrebbe potuto anche far riferimento a fatti storici come le Malvine, tutto ciò lo qualifica a pilotare l’orientamento di questo processo, per apostrofare gli sfruttatori e predicare la mitezza agli sfruttati.

Fonte: http://www.pagina12.com.ar/

Link: http://www.pagina12.com.ar/diario/elpais/1-215796-2013-03-14.html
14.03.2013

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario

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