FEMMINICIDIO: LA “GUERRA DI GENERE” SI PUO’ QUANTIFICARE

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FONTE: CLOROALCLERO.COM

Femminicidio. Avrei qualcosa da dire su questo articolo qui che s’intitola “Femminicidio, l’uso politico da parte del femminismo della violenza sulle donne”. (1) Il titolo m’intriga e a priori sono d’accordo che vi sia una strumentalizzazione politica, anzi direi proprio biecamente elettorale, del femminicidio e in generale, della violenza sulle donne.

Leggendolo notiamo che l’articolo si profonde nella storia del termine ‘femminicidio” a partire dall’800 per voler dimostrare chissà che cosa, con un pedissequo nozionismo motivato da chissà quale intenzione comunicativa. Per poi alla fine sostenere su base puramente astratta, che il suo uso giuridico non ha fondamento.
In quell’ articolo di cui sopra si esprimono delle intuizioni intelligenti (poche) rigurgitando per lo piu’, anche con parole diplomatiche, gli stessi stereotipi e pregiudizi e sofismi di coloro che, maschilisti, esprimono la loro vitale contrarietà all’istituzione del delitto di femminicidio con una rabbia che sembra che abbiano il rimpianto di non aver ucciso manco una donna in vita loro.

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Personalmente, conosco il termine femminicidio dal 2006, quando lo lessi nel quadro di una ricerca di un gruppo di dottoresse canadesi che sostenevano, dopo ricerche e statistiche a livello mondiale, che -fatte salve le guerre, le catastrofi naturali, i mercenari, le guerre civili, le ‘primavere’, le stragi per avvelenamento delle risorse,gli incidenti, il fumo, le epidemie che possiamo considerare cause di forza maggiore’- in totale, complessivamente nel mondo ci sono donne che non muoiono nel loro letto in una percentuale ‘tipo’  400% in piu’ degli uomini ; (non mi ricordo esattamente, ma le proporzioni erano queste) ma il rapporto coi maschi era minimo 4:1 secondo queste dottoresse canadesi.

Ora: lo studio mi sembrava una cosa seria e le conclusioni circa l’esistenza di un disagio sociale che sfocia con preoccupante frequenza nel “femminicidio”, quindi soppressione violenta soprattutto di donne, mi sembro’ fondata, per una questione anche semplicemente matematica, statistica. Pur essendo quasi pari, la percentuale di femmine e di maschi nel mondo, il conflitto di genere era evidente anche solo da quei numeri. Le donne muoiono di morte violenta 4 volte piu’ degli uomini ed ammazzate da uomini. Non è un dato da poco.

Volendo estendere il punto di vista matematico (che ‘cartesianamente’ non pone problemi di opinione) un altro metro è la valutazione della superiore forza fisica  maschile, che è un primato che un paese civile dovrebbe compensare sempre, sia giuridicamente che a livello pratico.Non si puo’ ignorare infatti che in un’aggressione a mani nude o con il coltello un uomo avrebbe la meglio nel 90% dei casi, calcolando in un’ottimistica percentuale del 10% , le donne che hanno predisposto un minimo di strategie di autodifesa (bomboletta spray, coltelli, conoscenza di arti marziali).

Ora osserviamo quest’immagine, presa da uno spazio facebook di cattolici tradizionalisti

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Si noti la raccomandazione della virtu’ della ‘prudenza’, la virtu’ con cui i cristiani chiamano la vigliaccheria. L’esortazione alla sottomissione e all’obbedienza non solo al marito, ma anche ai parenti del marito. E sopportazione, virtu’ che -lascia intendere ‘sto decalogo- si sviluppa pregando e pregando ancora, per il marito, soprattutto.

Il marito, in questa visione, è il capo. Pensate che ci sono cattolici che rimpiangono questa prassi, probabilmente in voga qualche decennio fa nella generalità delle famiglie. Probabilmente anche moltissimi maschi non cattolici ‘hanno nostalgia’  di quando le cose stavano così. Magari nel loro immaginario politico c’è soprattutto l’idea di una pianificazione dei valori in modo tale da porre la possibilità che le cose diverranno così…

Il femminicidio, prendendo quei dati per buoni, ha essere nella realtà e il suo concetto puo’ essere misurato, a livello mondiale, indicando coefficienti che dicono con chiarezza che sia nei paesi piu’ tradizionalisti che in quelli piu’ avanzati, c’è una guerra di genere. Imputabile, non vi è dubbio, ai maschi in grandissima parte. Lo dicono i numeri, non è un’opinione. Maschi che non accettano la donna che non li consideri “il capo”. Che- da un certo punto di vista- pone al maschio tanti problemi man mano che si rende indipendente: dalla convivenza al matrimonio. Dalla riproduzione agli alimenti e alle condizioni del divorzio.

Sono abbastanza inquietanti gli spazi facebook dove impera il maschilismo. Non temo le parole su internet e non le censurerei mai, ma davvero ce ne sono tanti, di maschi, che esprimono verbalmente un odio per le donne che è eccessivo, che di certo travalica la loro esperienza e ha origini lontane. Calcoliamo anche che quelli che parlano su internet sono una minoranza e per lo piu’ minacciosa ma innocua. Il vero odio matura in silenzio, all’oscuro, spesso, della mente che lo produce.

Nel filmato che segue, la lunga intervista a Marco Mariolini. Uno con una faccia quasi normale, una voce normale. Che ha ammazzato la convivente dopo una relazione di quattro anni in  cui tentava di ridurla alla denutrizione perchè lui non riusciva a ‘copulare’ con una ragazza di cui non vedeva ossa e vene in primo piano.

Nell’intervista egli racconta di aver portato la fidanzata (di un metro e 75) da 47 chili a 33 e quando ingrassava di un chilo, lui abituato sempre di piu’ a vedersela intorno magra, non riusciva a lasciarla in pace. La magrezza veniva perseguita attraverso le di lui prepotenze e vessazioni. Quando andavano al ristorante, lui ordinava un pasto succulento e a lei era riservato un te’. Una sera che lei osa ordinare un piatto di gnocchi, lui la malmena davanti a tutti gli avventori del ristorante. A casa, la vuole punire ordinandole di dormire nuda per terra.

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Quando lui si addormenta, lei gli spacca la testa con un martello. L’errore fatale è stato quello di aver pestato troppo piano. Con poca forza. Avesse pestato un po’ di piu’ o fosse stata forte come un uomo, si sarebbe salvata da lui perchè l’avrebbe ucciso.

Da lì in poi è la storia italiana di lui che è vittima, di lei che è condannata ad un anno agli arresti domiciliari, di lui che -ripresosi- attua stalking continuo, finchè lei accetta di vederlo e lui la uccide. La giustizia italiana fa una pessima figura perchè -nonostante i racconti dei maltrattamenti a scopo di libidine che avevano portato questa ragazza denutrita a colpire il suo aguzzino con il martello- nessuno fa un cazzo. Lui è libero di stalkerarla, stressarla, minacciarla e lei non puo’ far altro che subire. Il risultato sono le ventidue coltellate con cui la ragazza, Monica Calo’, è stata uccisa. E non si puo’ dire ‘ad insaputa’ delle autorità. (2)

Il femminicidio è un ‘disagio sociale’, vale a dire la manifestazione di una sofferenza interiore che non ha sbocchi se non la violenza, in tal senso, poichè la società non prevede compensazioni o monitoraggi nemmeno di quei maschi che, violenti, manifestano choram populi la loro perversione (come questo Mariolini che pubblica un libro (3) dove cause remote, motivazioni e intenzioni erano chiaramente illustrati, il libro viene ignorato e la ragazza responsabile delle lesioni a quest’uomo, abbandonata completamente al suo destino)  comporta una responsabilità politica e anche economica. E’ innegabile che la donna -in ‘oriente’ perchè i costumi sono arretrati, qui perchè i costumi sono ‘troppo licenziosi- (ce n’è sempre una di ragioni per giustificare il femminicidio)  alla fine sia quella che viene ammazzata ‘di piu” proprio in senso quantitativo.

In un paese civile il femminicidio dovrebbe avere uno status penale perchè esiste questa debolezza fisica ontologica  che pesa nell’autoaffermazione umana il e il sistema deve compensare, dando strumenti alle donne. E cambiare anche la cultura dell’omertà per cui un uomo che leva il piatto di una donna in modi violenti, dovrebbe esser fermato da chi è presente. E insegnare alle bambine a difendersi, questo anche è indispensabile.

Il femminismo non vuole raggiungere la superiorità di genere, ma la parità. Parità di diritto alla vita, innanzitutto, all’integrità del proprio corpo (in questo senso la 194, legge fatta non per l’autodeterminazione della donna, ma per evitare l’aborto clandestino), alla decisione individuale libera e ad una difesa maggiore, in virtu’ dell’ontologica debolezza fisica.

Le parole e i cavilli sul femminicidio che vengono presi in esame da quell’articolo sono dunque, sofismi maschilisti, al punto di farmi dubitare che l’autrice dell’articolo sia di sesso femminile. Perchè esser femministe significa soltanto riconoscere alle donne l’esercizio dei propri diritti individuali, nient’altro.

*PS Mariolini da piccolo era stato gettato dalla finestra dalla madre perchè “piangeva troppo”. Questo era risaputo dagli psichiatri e dai giudici che pero’ non hanno manco ipotizzato un odio consolidato contro le donne.

Fonte: www.cloroalclero.com
Link: http://www.cloroalclero.com/?p=10919
25.11.2013

1) https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=10152064216497174&id=170652292173&comment_id=32018544&reply_comment_id=32020141&offset=0&total_comments=5¬if_t=feed_comment
2) http://www.gruppoedicom.it/ilcaso2.asp
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