ERDOGAN VUOLE ANNETTERSI MOSUL ?

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FONTE: MOON OF ALABAMA

L’aspirante sultano Erdogan non è riuscito a imporre la sua volontà in Siria, tentando di annettere Aleppo. I russi sono riusciti ad impedirglielo. Adesso la sua attenzione si è spostata sul suo obbiettivo secondario, la città di Mosul, in Iraq, che molti turchi riconoscono come un’importante componente storica del loro Paese:

Nell’Ottobre del 1918, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e dopo la firma dell’Armistizio di Mudros, le forze Britanniche occuparono Mosul.

Dopo la guerra, la città e le zone circostanti divennero parte dell’OETA (Occupied Enemy Territory Administration, 1918-1920) e in breve Regno dell’Iraq, dal 1920 al 1932. Questo mandato è stato da sempre contestato dalla Turchia che ha continuato a rivendicare l’appartenenza di quel territorio sulla base del fatto che era sotto il controllo dell’Impero Ottomano durante la firma dell’Armistizio. Nel trattato di Losanna la disputa su Mosul venne commissionata alla Società delle nazioni; l’appartenenza territoriale di Mosul da parte dell’Iraq venne confermata attraverso un accordo mediato dalla Turchia e dalla Gran Bretagna nel 1926. L’ex Vilayet di Mosul alla fine divenne la Provincia Ninive d’Iraq, con Mosul come capoluogo della provincia.

Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq, con circa un milione di abitanti, è attualmente occupata dallo Stato islamico.

Venerdì scorso un convoglio di circa 1200 soldati turchi, più 20 carri armati e alcune scorte di artiglieria pesante, si è trasferito in un campo nei pressi della città. Il campo in questione era una delle quattro zone in cui la Turchia addestrava le milizie curde e gli iracheni Arabo-Sunniti per combattere lo Stato Islamico.

Gli accampamenti nel nord dell’area curda sono presenti fin dagli anni ’90 e furono inizialmente istituiti per combattere il PKK. Successivamente la presenza turca venne giustificata come un monito al “cessate il fuoco” dopo che un accordo pose fine alla guerra intestina curda che vide le Forze del KDP schierate contro il clan Barzani e le milizie PUK del clan Talabani.

Le basi sono state poi effettivamente utilizzate per monitorare il movimento delle forze del PKK che lottavano per l’indipendenza curda in Turchia. La base nei pressi di Mosul invece è recente ed è stata ufficialmente definita come una base di addestramento per armi di piccolo calibro. Ma carri armati e artiglieria pesante sono di qualità e fattura nettamente differente da quelle che possiamo trovare in un centro d’addestramento reclute.

La Turchia per di più afferma di voler incrementare il numero di questi campi con l’ausilio di oltre 2000 soldati.

Nel caso Mosul venisse cancellata dallo Stato Islamico l’artiglieria pesante permetterebbe ai turchi di rivendicare la città, a meno che il governo iracheno non decida di fare tutto il possibile per contrastarlo. Se la città dovesse rimanere nelle mani dello Stato Islamico la Turchia si accorderà con quest’ultimo per fargli da protettore. In questo modo beneficerà del petrolio nei dintorni di Mosul, che sarà trasferito dal nord dell’Iraq alla Turchia, per poi essere riversato nei mercati mondiali. In breve: tutto questo dispiegamento di uomini e di risorse viene orchestrato per appropriarsi dei giacimenti petroliferi nord Iracheni.

Anche se rischioso, questo è il piano. La Turchia non ha il permesso di invadere l’Iraq, né ha informato il governo iracheno dei suoi spostamenti.

I Turchi invece sostengono di essere stati invitati dai curdi, l’ l’Hurriyet riporta quanto segue:

La Turchia avrà una base militare permanente nella regione Bashiqa di Mosul proprio come le forze turche vennero rinforzate nelle zone d’addestramento delle forze Peshmerga.

L’accordo per quel che riguarda la base è stato firmato, con il consenso del Presidente del governo regionale del Kurdistan (KRG) Massoud Barzani e il Ministro egli Esteri Turco Feridun Sinirlioglu, durante la visita di quest’ultimo nel nord dell’Iraq il 4 Novembre.

Ora, i problemi sostanzialmente sono due.

Primo: Massoud Barzani non è più presidente del KRG. Il suo mandato è scaduto e il parlamento non ha intenzione di prorogarlo.

Secondo: Mosul e la regione del Bashiqa non fanno parte del KRG. Barzani quindi, sembrerebbe prendere accordi in merito ad un territorio sul quale non possiede alcuna giurisdizione.

Il governo iracheno e tutti i maggiori partiti vedono l’invasione turca come un atto di ostilità nei loro confronti.

Abadi ha chiesto l’immediato ritiro delle forze turche, ma è improbabile pensare che la Turchia acconsentirà. Inoltre alcuni politici iracheni hanno richiesto il dispiegamento immediato di forze aeree per bombardare i turchi nei pressi di Mosul. Probabilmente sarebbe la soluzione migliore, almeno in questo momento, ma il premier Amadi, scelto e collocato dagli Usa, si rivelerebbe essere troppo timoroso per intraprendere un tale scontro.

Il pensiero di Baghdad è che l’estromissione turca sia possibile solo con la sconfitta dello Stato Islamico. Il problema è che questo modo di pensare fornisce alla Turchia solo una ragione in più per mantenere viva la presenza dell’Isis e utilizzarlo per raggiungere i propri scopi. Il cancro andrebbe combattuto adesso che non si è ancora sviluppato.

Il crash bancario del Kurdistan di Barzani lo ha costretto a confiscare le credenziali di conti bancari esteri per risanare fatture e spese interne e questo potrebbe essere il motivo per cui ha aderito al patto, anche se le radici sembrerebbero più profonde. Barzani vende illegalmente petrolio di proprietà del governo Iracheno alla Turchia. La famiglia Barzani controlla non solo l’ufficio presidenziale del KRG, ma anche le posizioni di primo ministro e dei vertici dei Servizi Segreti locali. Gestisce il business del petrolio e ottiene una grossa fetta anche da tutto il resto. Sul lato turco l’affare del petrolio viene amministrato internamente dalla famiglia del presidente Erdogan. Suo genero, ora ministro dell’Energia, possiede l’esclusivo diritto di trasportare il petrolio Curdo attraverso la Turchia. Il figlio di Erdogan invece controlla la compagnia di navigazione che si occupa di trasportare il petrolio sul mare fino alla clientela, il più delle volte in Israele. Il petrolio sotto il controllo dello Stato Islamico in Iraq segue esattamente lo stesso percorso. Si tratta di un business di svariati centinaia di milioni all’anno.

È improbabile che gli Usa, a meno di una improvvisa scappatella turca, non facciano niente a riguardo. La cosa migliore che l’Iraq può fare al momento è richiedere ai russi un sostegno militare attivo. I Turchi insisterono sulla loro sovranità quando in un’imboscata distrussero un aereo russo che aveva appena sfiorato il confine, ma che non aveva la minima intenzione di danneggiarli. Anche l’Iraq allora dovrebbe insistere sulla sua sovranità e chiedere aiuto alla Russia per scacciare il prima possibile i turchi. Più a lungo si aspetta più grande è il rischio che Mosul finisca nelle mani turche. Fonte: www.moonofalabama.org

Link: http://www.moonofalabama.org/2015/12/is-erdogans-mosul-escapade-blackmail-for-a-new-qatar-turkey-pipeline-project-.html

7.12.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GABRIELE URSINO

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