ELOGIO DELLA TEORIA DELLA COSPIRAZIONE

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DI NICOLAS BONNAL

dedefensa.org

Un bello spirito del partito socialista, che lavora per la Fondazione Jaurés, cacciatore ed arrogante accusatore dei “cospi-razzisti” ha descritto recentemente con un rapporto redatto in uno stile da pezzenti, i membri della nebulosa cospiratrice che “minaccia la democrazia”, attraverso il mondo, i suoi imperi, e il suo esagono…

E ha messo giù questo:

“E’ un ambito trasversale composto da vecchi militanti di sinistra o di estrema sinistra, da ex-”Indignati” , sovranisti, nazional-rivoluzionari, ultranazionalisti, nostalgici del terzo Reich, militanti antivaccinazioni, partigiani dell’estrazione a sorte, revisionisti dell’11 settembre, antisionisti, afrocentristi, survivalisti, seguaci delle “medicine alternative”, agenti provocatori del regime iraniano, fans di Bachar-el-Assad, integralisti cattolici o islamici.”

Il fantoccio di neve passa naturalmente per un esperto. Senza dubbio denuncerà anche l’86% di Francesi che al primo turno elettorale l’anno prossimo non voteranno François Hollande? Dovremo ricoverarli con gli altri?.

Ma veniamo alle cose serie.

E’ la CIA che ha lanciato l’espressione “teoria della cospirazione” quando in occasione dell’assassinio di Kennedy, tutte le “canne pensanti” rifiutarono di piegarsi nel verso della tesi ufficiale. Allora tutto il mondo delle istituzioni tacque per vigliaccheria, ma questo è un altro problema, del quale aveva già dato conto La Boétie, ispiratore dei libertari americani.

Il film di Oliver Stone JFK ha dimostrato a tutto il mondo che il colpevole Oswald non può essere stato colpevole; dunque questo grande prodotto Hollywoodiano fa parte della nebulosa della cospirazione che vorrebbe fare internare il socialista descritto prima. E dato che il film è stato prodotto da Arnon Milchan, uomo di affari israeliano e padrino della bomba atomica nel suo paese, ci si domanda come farà il serpente a cessare di mordersi la coda.

Da circa due secoli, la storia si confonde con l’attualità mediatica ed i suoi strumenti; e la poveretta è raramente soddisfacente, salvo per gli imbecilli che dimenticano tutto. Come sappiamo è pieno di assassinii spiegati malissimo che originano avvenimenti catastrofici: un assassinio a Sarajevo dà inizio alla prima guerra mondiale, un altro a Parigi origina la notte dei cristalli e la seconda guerra mondiale, un attentato avvia la guerra del Viet-Nam o la corsa al caos planetario americano. Come annota Debord nei suoi sfarzosi Commentari:

“E’ difficile applicare il principio “Cui prodest?” in un mondo dove tanti interessi agiscono nascostamente. Così che nello spettacolo globale si vive e si muore al punto di confluenza di una grande mole di misteri.”(1)

Paradossalmente i teorici della cospirazione vorrebbero essere coloro che denunciano la cospirazione statale o oligarchica. E va a finire come nei giochi dei bambini “ chi lo dice lo è (…cento volte più di me) “. Chi denuncia il cospiratore criminale diventa lui il cospiratore criminale da visitare e ricoverare! C’è uno schieramento naturale -e non frutto di cospirazione- eterogeneo, che finisce per dare ragione al socialista di prima. La teoria della cospirazione è il cassetto delle cose non classificabili di Boris Vian. Sogniamo un partito politico che sganci l’Europa dai vecchi limiti entro i quali questo stanco Stato-nazione riflette le sue aspirazioni, o piuttosto… i suoi ultimi respiri.

Ci sono due livelli nella teoria della cospirazione: uno che si attacca a un avvenimento scandalosamente truccato dal potere e dai suoi mezzi di comunicazione (Kennedy, 11 settembre, maggio 68, allunaggio dell’Apollo); e quell’altro che considera che è la nostra visione della storia che è semplicemente corrotta, e che questo (avviene) due secoli dopo che la storia ha preteso di diventare, in epoca romantica, una scienza.

Sul primo aspetto citerei ancora Guy Debord:

“Tutti gli esperti sono mediatico-statali, e non sono riconosciuti come esperti che in quell’ambito. Ogni esperto serve il suo padrone, poiché tutte le possibilità di indipendenza del passato sono statre ridotte pressocchè a nulla dall’organizzazione attuale della società. L’esperto migliore è senz’altro l’esperto che mente. Per motivi diversi quelli che hanno bisogno di un esperto sono i falsificatori o gli ignoranti.”

Si conoscono gli esperti in armi di distruzione di massa, gli esperti dei trattati commerciali, gli esperti in terrorismo e in stati di necessità, gli esperti in carne avariata e del cambiamento climatico, gli esperti in stupri o nella deportazione delle popolazioni kosovare, – che il coraggioso giornalista Jacques Merlino aveva rimesso al loro posto.

Purtroppo c’è un legame tra la fumisteria eterna dell’informazione asservita e la riscrittura permanente della nostra storia; c’è un legame importante tra il declino della storia e quello dell’avvenimento inteso come notizia. Debord inoltre evoca con giustificata magniloquenza, sempre nei suoi Commentari, “la decadenza della spiegazione”:

“Con la distruzione della storia, è lo stesso avvenimento contemporaneo che si allontana immediatamente a una distanza favolosa, con le sue rappresentazioni non verificabili, le sue statistiche incontrollabili, le sue spiegazioni inverosimili, e suoi ragionamenti insostenibili.”

Perchè c’è un ulteriore problema: quello della distruzione della storia fatta dagli storici moderni in generale, soprattutto a partire dall’epoca romantica e scientifica. All’improvviso la storia è stata privata dei suoi Turenne e dei suoi Bayard, riempita di forze magiche, cieche, di macchinazioni. L’essere umano non fu più considerato come un importante fattore storico, ma solo come un campo di forze. Citiamo Nerval e il suo Aurelia, per capire lo spirito del tempo di questa epoca romantica gotica e scientifica:

“Mi è parso di vedere una catena ininterrotta di uomini e donne tra i quali ero e che erano me… un pensiero che mi ha condotto a quello che ci fosse una vasta cospirazione di tutti gli esseri animati per riportare il mondo alla sua armonia primigenia, e che le comunicazioni si stabilissero grazie al magnetismo degli astri, che una catena ininterrotta legasse intorno alla terra le intelligenze votate a questa comunicazione generale, e che i canti, le danze, gli sguardi calamitati da vicino a vicino traducessero la stessa aspirazione.”

Si potrebbe credere che sia il mondo della rete del Web…

Questa visione pitagorica o novalisienne [cfr. Novalis – poeta e filosofo romantico tedesco -N.d.T.] legata ad un ineffabile concatenamento, porta al fatalismo storico, al socialismo, al razzismo, al bellicismo anche, da cui le democrazie occidentali non sono uscite. E mette fine, come ha visto Philippe Muray, al razionalismo e accompagna il darwinismo ed il culto beato della scienza. Ci consoleremo ricordando che in particolare nei discorsi di Pericle anche Tucidide descrive molto bene i meccanismi sofistici che fanno della democrazia ateniese un impero talassocratico sempre in guerra. Un impero talassocratico fondato nel ventesimo secolo ha anche preteso di conquistare lo spazio e di mettere piede sulla luna…

La crisi della scienza storica non è certo sfuggita al buon Alexis de Tocqueville:

“Gli storici che vivono in tempi di democrazia non solo rifiutano ad alcuni cittadini la possibilità di agire sul destino del popolo, sottraggono anche agli stessi popoli la facoltà di cambiare il proprio destino, e li sottomettono ora a una provvidenza inflessibile, ora a un fatalismo cieco.”(2)

Ci troveremo d’accordo per dire che la visione magica della storia appoggia la teoria della cospirazione. Questa teoria della cospirazione è legata ad un mondo male interpretato, degno della storia “raccontata da un idiota e piena di chiasso e di furore”… Come dice Sartre nel suo bellissimo e bizzarro studio su Mallarmé tutti nel 19.mo secolo denunciano un complotto (il complotto ebreo, il complotto massone, il complotto carbonaro, il complotto gesuita…) perché c’è un “complotto permanente della borghesia!“. Egli stesso casca nella teoria della cospirazione mentre pretende di denunciarla, come l’idiota del villaggio mediatico socialista citato prima che vuole rinchiudere tutti per salvare la verità democratica certificata da Patrick Poivre D’Arvor [giornalista e scrittore, uomo di spettacolo francese-N.d.T.] e le notizie di attualità date con gli occhi bendati.

Tocqueville, preoccupato per questa visione tronca della storia che nega all’uomo il controllo della sua vita, secondo Darwin e secondo le scienze sociali un uomo condizionato, aggiunge:

“Si direbbe, scorrendo le storie scritte ai nostri tempi, che l’uomo non può nulla, né per sé stesso, né per ciò che lo circonda. Gli storici dell’Antichità insegnavano a comandare, quelli dei giorni nostri non insegnano che a obbedire . Nei loro scritti l’autore appare spesso grande, ma l’umanità è sempre piccola.”

Il nostro scrittore nello stesso capitolo con la sua penna ineguagliabile aggiunge queste frasi che riempirebbero di fierezza Barack O. o Erdogan:

“Se questa dottrina della fatalità che attrae tanto quelli che scrivono la storia in tempi democratici, e passa dagli scrittori ai loro lettori, penetrasse la massa intera dei cittadini e s’impadronisse del comune sentire, possiamo prevedere che paralizzerebbe ben presto l’evoluzione delle società nuove e ridurrebbe i cristiani in turchi.”

Da qui si capisce la necessità di una parte dell’opinione pubblica di avere delle spiegazioni, anche cattive. E ne seguiranno diversi livelli nella teoria della cospirazione: quello che delira sugli ebrei o sui gesuiti, i padroni e i comunisti, e quello che cerca di capire per esempio le origini di una guerra e la nozione profonda di Stato. Gli storici libertari americani hanno denunciato il ruolo oscuro dei vari Lincoln, Wilson, Roosevelt, nella costruzione di uno stato americano tentacolare, sovraindebitato, pericoloso, fomentatore di conflitti e superpotente. Possiamo fare qui un piccolo elenco degli studiosi che si appoggiano alla teoria della cospirazione senza aver nulla a che spartire con il lumpenproletariato intellettuale degli antisemiti e simili. John T. Flinn (favoloso su Roosevelt), Murray Ruthbard, George Morgenstern (eccellente su Pearl Harbor), Ralph Raico, John Denson, Butler Shaffer, tutti nomi famosi che vedono che la storia ufficiale in America manca veramente di etica o di logica elementare.

Debord che resta uno dei rari eredi di Tocqueville in Francia, fa notare al proposito, sempre nei Commentari:

“L’imbecillità crede che tutto sia chiaro quando la televisione ha mostrato una bella immagine, e l’ha commentata con un’ardita menzogna. La élite di mezzo [“la semi-elite” N.d.T.] si accontenta di sapere che quasi tutto è oscuro, ambivalente, “costruito” in funzione di regole sconosciute. Una élite più ristretta vorrebbe conoscere la verità, ha un grande disagio a distinguere tra i vari singoli casi, nonostante tutti i dati riservati e le confidenze dei quali dispone. Ecco perchè amerebbe conoscere il metodo della verità, anche se per lei questo resta in genere un amore infelice.”

D’altra parte ci si domanda come “l’imbecillità che crede che tutto sia chiaro” si spiegherà adesso l’11 settembre, visto che di volta in volta si accusano gli Stati Uniti (tesi non più di Critopher Bollyn, ma degli alleati sauditi!), poi l’Arabia Saudita, poi l’Iran – e si è abbandonato completamente il povero Bin Laden del quale nessuno vuol più parlare!

Ma il segreto dell’imbecillità, segnatamente in Francia e in America, paesi fratelli e rivali del messianismo democratico, è di scavare ancora più in basso, anche quando ha toccato il fondo.

Su questa necessità di dare una spiegazione realistica di un avvenimento o di una guerra, il grande storico ed economista Murray Rothbard ha scritto le righe seguenti:

“Perchè la ricerca di “complotti”, mal condotta tanto quanto spesso lo sono i risultati, vuol dire la ricerca delle motivazioni, e l’attribuzione delle responsabilità personali per i misfatti storici dei vertici al governo. Tuttavia se una tirannia o la ricerca di ricchezza o una guerra di aggressione imposte dalla Stato fosse esercitata non da una particolare classe dirigente dello Stato ma da misteriose e arcane “forze sociali”, o a causa dell’imperfezione del mondo– o se in qualche modo, ognuno fosse colpevole (“Tutti noi siamo assassini”, recita uno slogan diffuso), non ci sarebbe giustificazione per tutti coloro che si indignano o si ribellano a tali misfatti. E per di più, il discredito delle “teorie della cospirazione” – o anzi di qualcosa che puzzi di “determinismo economico”- indurrà più facilmente le persone a credere nelle ragioni di “benessere generale” che invariabilmente lo stato moderno adduce per intraprendere azioni aggressive.”(3)

Perchè non sono le forze sociali che portano alle guerre, ma le élite politiche degenerate… seguite gli avvenimenti polacchi o siriani.

Malizioso, Rothbard sottolinea insomma che la storia cospirativa -molto sfrontata – cerca delle motivazioni e delle responsabilità al di là delle forze cieche! Sembra di leggere Tocqueville… questo grande pensatore che ha anche elogiato la “Servitù volontaria” di La Boétie.

E ricorda a ragione la minaccia giuridico-statale che sta dietro tutto ciò.

Si constata che Rothbard è un po’ infastidito dalle “forze sociali”, forze imparentate con quelle “scienze sociali” alle quali Zigmund Dobbs ha reso un omaggio molto ribelle in un libro degli anni sessanta. (Anche Celine si è stufato del “sociale”). Ciò che sottolinea Rothbard è che il nostro Stato moderno così forte impone la sua storia, la sua trama dei fatti, i suoi mezzi, i suoi credi per condizionare i suoi cittadini-sudditi. Insomma lo stato impone la sua visione del mondo come le sue imposte. E i suoi storici diventano i suoi esattori o i suoi sergenti reclutatori, lo vediamo un po’ dappertutto. Gli stati indebitati (debitum, il peccato in latino) non sono mai stati così pervasivi, opprimenti, in America come nel mondo detto libero. Gli stessi governi che danno la caccia ai cospiratori fanno anche la caccia al passato. Come d’altronde nel 1793 (ed è perciò che lo Stato-nazione…)

Bossuet o Michelet o Malet-Isaac possono essere preferiti l’uno all’altro solo per ragioni stilistiche; per il resto sono a servizio di un’agenda vincitrice che ci imporrà dopo lo smembramento della libertà medievale (uno storico libertario di nome Hoppe è anche feudalista) il culto del cortigiano e del suo Re-sole, le rovine del Palatinato, la devastazione dell’Olanda, o, alla maniera repubblicana, l’istruzione obbligatoria e di conseguenza i massacri della prima guerra mondiale, realizzata sotto gli auspici della povera Giovanna D’Arco, beatificata dopo l’11 novembre.

Come Tocqueville, Céline aveva capito anche lui che si deve diffidare della storia – come anche Paul Valéry. Cito il primo- Céline:

“Visto che il sistema era eccellente, ci si mise a fabbricare eroi in serie, che costarono sempre meno cari, grazie al perfezionamento del sistema. Tutti ci si son trovati bene. Bismark, i due Napoleoni, Barrès tanto quanto la cavaliera Elsa. La religione della bandiera sostituì rapidamente quella celeste, una vecchia nuvola già sgonfiata dalla Riforma e raccolta da tempo nei salvadanai vescovili.”

E’ un sorprendente professore di storia di nome Princhard che fa questo discorso pacifista a Bardamu [Céline – Viaggio al limite della notte – N.d.T.] . Insiste sullo scarso avvenire dei pacifisti in democrazia – che non hanno aspettato Churchill o Saddam Hussein per essere trattati da partigiani dei patti di Monaco [1938 -N.d.T.]… perché bisogna essere sempre in guerra poiché la democrazia è in un mondo che non è mai “abbastanza sicuro per lei” (Woodrow Wilson). E quelli che non sono in guerra sono dei traditori al soldo del nemico. Il leader socialista Eugene Debs fu condannato per pacifismo a dieci anni di prigione sotto Wilson, prima che fosse liberato durante la presidenza Harding, anche lui condannato per isolazionismo.

Gli uomini che non vogliono né sventrare, né assassinare alcuno, quei puzzolenti pacifisti, che siano arrestati e squartati vivi! E trucidati in tredici modi, e smembrati! Per insegnar loro a vivere prima strappate loro le budella, gli occhi dalle orbite, e gli anni della loro sporca vita bavosa!” (4)

Céline ha capito che la storia ufficiale servira soprattutto a uccidere, e a giustificare le guerre (oggigiorno: Siria, Irak, Libia, Ucraina…) E quelli che non vogliono guerre come queste sono dei cospiratori ammutinati.

E Valery, un bello spirito isolato nel suo tempo, a sua volta testimonia dopo un secolo passato a celebrare Valmy, gli antenati Galli, Napoleone o le Crociate:

“La storia è il prodotto più pericoloso che la chimica dell’intelletto abbia elaborato. Le sue caratteristiche sono ben conosciute. Fa sognare, snerva i popoli, ispira loro dei ricordi falsi, esagera le loro reazioni, mantiene le loro vecchie ferite, li tormenta nel loro riposo, li porta al delirio di grandezza o a quello della persecuzione, e rende le nazioni amare, superbe, insopportabili e vane. (5)”

Non abbiamo perso di viista l’argomento. La teoria della cospirazione è dunque una critica pacifista della Storia ufficiale. Gli storici detti cospirativi sono piuttosto dei saggi e dei pacifisti, gli storici ed i commentatori legati al sistema (che possono essere di estrema destra: pensate a Bainville e alle accigliate schiere dell’A.F. [Action Française -Bainville è un leader di A.F. -N.d.T.]) sono piuttosto dei guerrafondai, perché spiegano male (il terrorismo, le forze sociali, l’imperialismo…) oppure non spiegano per nulla gli avvenimenti; oppure li riciclano e li manipolano per sostenere i politici e i loro mandanti a preparare le prossime guerre (Johnson per il Viet-Nam, Bush per il Medio Oriente). Così si sta riscrivendo tutta la storia della seconda guerra mondiale per giustificare la prossima guerra contro la Russia che salverà per la seconda volta il “soldato Ryan” ma metterà fine all’Europa.

Nicolas Bonnal

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article/eloge-de-la-theorie-de-la-conspiration

8.06.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIAKKI49

Note: (1) Debord – Commentari sulla società dello spettacolo

(2) Tocqueville – Della democrazia 2, Prima parte, Cap XXI

(3) Murray Rothbard – Un manifesto libertario pagg. 80-81

(4) Viaggio al limite della notte – pag. 80

(5) Sguardi sul mondo contemporaneo, “l’Histoire”

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