DONALD TRUMP E LA FINE DELLA NATO

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DI FINIAN CUNNINGHAM

strategic-culture.org

Se Donald Trump fosse eletto a Presidente USA ciò equivarrebbe alla fine dell’organizzazione del Trattato Nord Atlantico. O quantomeno, così la vede una certa falange di figure dell’establishment e elementi interni alla politica estera USA. Trump, di recente, ha causato reazioni accalorate con commenti che lo accusavano di mettere a repentaglio una “pietra angolare” della politica estera USA dalla Seconda guerra mondiale ad oggi.

Prima di accettare la nomination ufficiale a candidato presidenziale del partito Repubblicano, il magnate multimiliardario ha dichiarato ad una intervista al New York Times che, qualora eletto, si rifiuterebbe di mettere automaticamente a disposizione le forze armate Americane per difendere un altro membro NATO se esso fosse attaccato.

Come notato dal New York times, le obiezioni alla NATO di Trump rappresentano il primo caso in cui un qualsiasi politico Americano di rilievo abbia espresso l’intenzione di un tale cambiamento radicale nei principi di politica estera: “capovolge la pietra angolare delle politiche Americane degli ultimi 70 anni”.

E’ stato chiesto a Trump se sarebbe pronto a difendere i paesi dell’Est Europa nel caso di un attacco Russo.

(Il che è una ipotesi congetturale propagandistica del tutto insensata, ma ammettiamo l’ipotesi per la logica soggiacente che essa rivela).

Trump non ha replicato con il solito, atteso, si incondizionato. Al contrario ha sostenuto che andrebbe prima valutato se detti paesi abbiano corrisposto ai “loro obblighi verso di noi”. In caso affermativo, ha sostenuto, le forze Americane verrebbero schierate in difesa. La conseguenza implicita è che in caso negativo, se non fossero stati puntuali nei loro obblighi finanziari nei confronti della NATO, l’aspirante presidente Trump non ordinerebbe alle truppe di intervenire in difesa.

La reazione ai commenti di Trump è stata esplosiva. Il capo civile della NATO, Jens Stoltenberg, è rimasto palesemente perplesso dall’atteggiamento equivoco di Trump: “la solidarietà tra alleati è il valore chiave della NATO”, ha sostenuto l’ex primo ministro Norvegese: “Ciò che è bene per la sicurezza Europea è bene per la sicurezza degli USA. Ci difendiamo a vicenda”.

Stoltenberg è soltanto uno qualsiasi tra le moltissime figure pubbliche pro-NATO da ambo i lati dell’Atlantico che si sono affrettati a rimbeccare Trump per i suoi commenti.

Gli istituti di destra American Enterprise, Council on Foreign Relations, e gli esperti di politica estera nell’ambito dei partiti Democratico e Repubblicano hanno espresso unanime rigetto delle vedute di Trump sulla NATO. I leader politici di Estonia e Lettonia hanno espresso apprensione per ciò che interpretano come un ritiro degli USA dal sistema di sicurezza Europeo.

Reuters ha pubblicato una lettera congiunta di un gruppo USA bi-partisan di esperti in “sicurezza nazionale” che ha condannato le “opinioni incendiarie” di Trump in base all’assunto che non rappresentano gli “interessi vitali” degli Stati Uniti.

La forza delle nostre alleanze rappresenta il nocciolo dei nostri interessi” ha dichiarato il gruppo. “Gli Stati Uniti devono mantenere gli impegni presi nell’ambito dell’organizzazione del Trattato Nord-Atlantico nei confronti di tutti i nostri alleati, incluse Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania

Reuters, inoltre ha citato un ex ambasciatore USA presso la NATO che ha dichiarato che una eventuale affermazione della politica estera di Trump significherebbe “la fine della NATO”.

Robert Hunter, che fu rappresentante presidenziale USA presso la NATO per la presidenza Clinton aggiunge: “L’essenza della NATO, più che su qualsiasi altro fattore, si basa sull’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza dei restanti 27 membri

Il Los Angeles Times ha citato l’ex comandante supremo NATO, il Generale Americano Wesley Clark per aver sostenuto che la posizione di Trump: “mette a repentaglio il ruolo di deterrente della NATO in Europa”. Clark ha detto che l’esternazione di tali commenti dimostra una fondamentale incomprensione del funzionamento della stessa alleanza da parte di Trump: “Significherebbe la fine dell’Unione Europea e il collasso del maggior partner commerciale degli USA”.

L’ex capo militare della NATO ha anche aggiunto che il leader Russo Vladimir Putin sarebbe “felice” della svolta di Trump nella politica di Difesa. Inane osservazione ripresa e approfondita dall’esperto consigliere della Clinton, Jake Sullivan, il quale sostiene che “Putin fa campagna per Trump” affinché egli vinca le elezioni presidenziali di Novembre.

Non è, peraltro, la prima volta che Donald Trump ha dimostrato irriverenza e disinteresse nei riguardi della NATO e di altre alleanze militari USA che hanno rappresentato l’emblema della politica estera Statunitense dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. Già durante le primarie Repubblicane in Marzo, lo sfidante alla candidatura dichiarò al Washington Post che ritirerebbe le truppe USA da Giappone, Corea del Sud e Medio Oriente qualora gli alleati regionali non fossero disposti a contribuire maggiormente in termini di costi della difesa, ossia in contributo economico.

Trump sostiene che la sua tesi di ridurre la presenza di forze militari Americane in altri continenti è parte integrante della sua politica riassunta nello slogan “l’America prima di tutto”. Come ha spiegato al New York Times ciò significherebbe che: “Ciò occuperemo del nostro Paese prima di preoccuparci di chiunque altro nel Mondo”.

In un certo senso la visione del Mondo di Trump è lodevole. Viste le enormi sfide per risanare l’economia USA, per le comunità impoverite, la disoccupazione post-industriale e una infrastruttura che cade a pezzi, è piuttosto evidente come non abbia troppo senso tenere in piedi oltre 1000 basi militari in più di 100 paesi esteri.

E, come notato da Trump, sono gli USA a pagare la grandissima parte del budget militare nelle varie alleanze militari. Nell’alleanza NATO, composta da 28 membri, gli USA pagano intorno al 70-75% dell’intero budget.

Ma è proprio qui che fondamentalmente Trump si sbaglia. La sua premessa che gli Stati Uniti funzionino effettivamente come una sorta di benevolente protettore è erronea. Se questo fosse il caso allora il giudizio di Trump che gli accordi sono “iniqui” sarebbe sensato.

Ma la NATO e le altre alleanze-ombrello in Asia-Pacifico e Medio Oriente non sono motivate in primo luogo dal mantenimento della sicurezza e della pace. Questi patti militari sono prima di tutto modi per fornire agli USA giustificazione politica, legale e morale per intervenire in aree geopolitiche chiave. Le enormi spese da parte degli USA per il mantenimento delle alleanze militari sono il costo del mantenimento dell’egemonia USA, rispetto ai Paesi alleati e a quelli percepiti come potenziali nemici allo stesso modo. La verità è che i patti “difensivi” Americani sono più una fonte inesauribile di conflitti e tensioni che altro. L’Europa e il Mar Cinese Meridionale ne sono nette dimostrazioni e per vederlo basta non guardare i fatti attraverso la lente delle pretese nozionistiche.

In tutte le reazioni a caldo agli ultimi commenti di Trump sul tema della NATO il presupposto è che gli Stati Uniti sono una forza che promuove il Bene, la Legge, l’Ordine, la Pace.

Sotto il titolo di testa “Il piano NATO di Trump sarebbe un taglio netto con decenni di politica estera USA”, il reportage Reuters tradisce il falso indottrinamento di ciò che gli obiettivi reali degli USA e della stessa NATO sarebbero. Si legge: “I veterani di politica estera nelle file Repubblicane, nonché esperti esterni avvertono che le allusioni del candidato presidenziale Repubblicano Donald Trump sulla possibilità di abbandonare la dichiarazione NATO di difendere automaticamente ogni membro dell’alleanza potrebbero porre fine ad una organizzazione che ha aiutato a mantenere la pace per 66 anni, cosa che potrebbe essere interpretata come un invito all’aggressione per i Russi”.

Sul serio? Mantenere la pace per 66 anni? Non certo nel caso vi fosse capitato di vivere in ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina dove il potere NATO hanno orchestrato e sponsorizzato conflitti sotto copertura.

Vale anche la pena di notare l’insinuazione, mai supportata da fatti, ripresa dalla Reuters che l’assenza della NATO significherebbe un “invito all’aggressione per i Russi”.

Se torniamo alla domanda originale del New York Times, che ha dato avvio a questi sciami di reazioni pro-NATO, così il giornale l’ha riferita:

Alla domanda sulle attività di minaccia bellica intraprese dai Russi, che innervosiscono i piccoli Stati Baltici, tra gli ultimi arrivi nella NATO, il signor Trump ha sostenuto che qualora la Russia li attaccasse, deciderebbe se accorrere in loro aiuto solo dopo aver giudicato se questi Stati hanno mantenuto gli obblighi presi nei nostri confronti”.

Il New York Times, come il resto dei numerosissimi avvocati della NATO che hanno reagito con agitazione alle insinuazioni di Trump, costruisce i suoi argomenti sulla premessa, interamente falsa e illusoria di fantomatiche “attività minacciose da parte dei Russi”.

Sfortunatamente si direbbe che Trump non smentisca tale falsa premessa, dal momento che ha risposto alla domanda, nonostante sia stato più che sufficiente una risposta condizionale per scatenare una tempesta di fuoco nell’establishment NATO e Occidentale in senso lato. Possiamo immaginare che sarebbe successo se invece di limitarsi a un condizionale avesse rifiutato la falsa asserzione sul fatto che una qualche aggressione Russia sia mai esistita?

Ma questa fabbricazione di una “minaccia Russa” è una parte fondamentale del più largo costrutto intorno alle vere ragion d’essere di una alleanza NATO a guida USA. Non si tratta di difendere “il Mondo libero” da una qualche “aggressione” Russa o Sovietica, o altrettanto fantomatiche aggressioni Iraniane, Cinesi, Nord Coreane o minacce terroristiche Islamiste. La “protezione” degli USA e della NATO, per farla breve, non ha proprio nulla a che vedere con difesa e pace. Ha solo e soltanto a che vedere con la protezione dei profitti delle corporation Americane e l’egemonia.

Sin dalla sua creazione nel 1949 ad opere del Presidente USA Truman, la NATO è un costrutto che serve a proiettare la presenza Americana e la sua relativa proiezione di potere in tutto il Mondo, nonché per tenere sempre altissimi i profitti del suo complesso militare-industriale pagato dai contribuenti Americani. Il teatro geopolitico maggiormente pulsante al giorno d’oggi è l’Europa, dove le nazioni Europee devono essere mantenute non in grado di instaurare qualunque normale rapporto politico ed economico con la Russia. Se ciò accadesse l’egemonia Americana per come la conosciamo sarebbe praticamente finita. Ecco il perché di tanto allarmismo tra gli apologeti della NATO rispetto a qualche dichiarazione di Trump.

L’obiettivo dichiarato da Trump di ritirare le forze USA d’oltremare e di tagliare il bilancio della NATO è ammirevole nonostante l’intenzione sia basata su ragionamenti sbagliati e imbevuta di false nozioni di benevolenza Americana.

Se dovesse passare a mettere realmente in atto politiche di questo tipo, l’intera facciata della NATO potrebbe facilmente collassare. Ciò sarebbe un fatto incommensurabilmente positivo per la ripresa di relazioni internazionali pacifiche, specie per quanto riguarda Europa e Russia, nonostante ciò che gli Stati reazionari di destra anti-Russi potrebbero pensare al riguardo.

Ma questo è il punto: Trump non ha dato nessuna dimostrazione di comprendere quanto la NATO o il militarismo USA in generale siano importanti per il mantenimento nel Mondo di una egemonia USA al servizio del suo sistema capitalista-corporativo. Se e quando cercasse realmente di mettere in atto tali politiche incontrerebbe forze contrarie delle quali probabilmente non è consapevole al momento.

Senza una massiccia mobilitazione popolare a Trump non sarà mai consentito di lanciare una simile sfida alla premessa fondamentale del potere Americano. Il complesso militare-industriale-spionistico USA se ne prenderebbe cura.

L’ultimo Presidente Americano che ha provato a mettere le redini al potere corporativistico-militarista USA fu John F. Kennedy. Come sappiamo fu ucciso il 22 Novembre del 1963 in pieno giorno dalla CIA-Pentagono e i loro assassini a contratto. Per i successivi 53 anni la totalità dei mass media Americani, le agenzie Governative, l’establishment in blocco hanno spudoratamente nascosto la scioccante verità con un comportamento niente affatto diverso da quello di un “Ministero della Verità” (ndt, 1984 di Orwell).

Potenzialmente la posizione di Trump sull’argomento NATO potrebbe essere deleteria per l’alleanza militare, se non persino precipitarne il declino. Per questo motivo la reazione ai citati commenti è stata così decisa ed è anche il perché non gli sarà mai consentito di mettere mai in pratica politiche del genere semmai fosse eletto.

Non vorrei apparire disfattista. E’ chiaro che, come ogni altra cosa, il militarismo USA e le sue politiche estere guerrafondaie possono essere sconfitti. L’egemonia USA non è stata ordinata dalla Divina provvidenza. Ma un cambiamento così radicale di direzione potrebbe avvenire solo e soltanto con la presenza di un massiccio movimento popolare composto di Americani comuni. Non si otterrà mai in base alle parole, sebben coraggiose, di un politico.

Fonte: www.strategic-culture.org

Link: http://www.strategic-culture.org/news/2016/07/26/trump-and-the-end-of-nato.html

26.07.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI

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