COSA CI SARA’ OLTRE IL LIMITE ?

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DI EUGENIO ORSO
pauperclass

Sto pensando a una cosa che mi ha detto Costanzo Preve, tempo addietro, e che riguarda la situazione italiana di oggi, la passività di massa generalizzata, l’assenza di reazioni efficaci alla strage sociale e agli espropri messi in atto dagli agenti neocapitalistici.

Ciò che mi ha detto Costanzo suona grossomodo così: anche gli ebrei, negli anni trenta, in Germania, pensavano che i nazisti non avrebbero potuto spingersi oltre una certa soglia, ma poi quella soglia è stata ampiamente e drammaticamente superata. Se non vi è reazione popolare alle angherie che gli italiani stanno subendo, forse è perché in molti sperano che i mercati, l’unione europoide e i “gauleiter” dell’eurozona non potranno andar oltre certi limiti, nella razzia di risorse e nella compressione del lavoro, ma costoro si sbagliano, commettendo un errore imperdonabile che comprometterà il loro futuro.Marchionne non si è fermato, Monti non si è fermato, la troika non si ferma e il “rigore nei conti pubblici” è utilizzato come un’arma contro la popolazione, che impoverisce, cade in depressione, si suicida, ma non reagisce. Infatti, è proprio la sconcertante passività di chi è schiacciato sotto il tallone neocapitalistico che alimenta gli appetiti del nemico di classe e civiltà e lo induce, sentendosi al sicuro, al superamento di qualsiasi limite. Così è stato per gli ebrei tedeschi, con il partito nazista in rapida ascesa, e così sarà anche per noi, in balia delle aristocrazie finanziarie euronaziste e dei loro appetiti.

Passività e attendismo, alimentati dalla speranza che miracolosamente in futuro la pressione si ridurrà e andrà un po’ meglio, sono nella realtà altrettanti incentivi, per i razziatori della classe globale e i loro “valvassini” politici, a spingersi oltre nelle controriforme, a velocizzare il processo (culturale e sociale) di trasformazione dei dominati in neoschiavi precari, o in esclusi per “eccesso di braccia” e scarsità di lavoro, indotta artificialmente nel sistema.

Passività e attendismo di massa, non di rado intrisi di pacifismo a senso unico, di rinuncia aprioristica a ogni forma di reazione violenta e sanguigna, non fanno altro che alimentare il progetto demiurgico neocapitalistico, avvicinando il momento della sua completa realizzazione.

Se gli ebrei rimasti in Germania dopo l’affermazione elettorale del nazismo, nel 1933, hanno sperato di potersela cavare, di sopravvivere, di vedere un giorno tempi migliori, la storia si è incaricata tragicamente di smentirli, in una misera manciata d’anni. Non solo non c’è stato un “ammorbidimento” del nazismo, un appiattimento su posizioni di maggior tolleranza, ma, al contrario, un baldanzoso rincrudimento delle sue peggiori caratteristiche, adducendo a quegli ingenui ebrei inenarrabili lutti.

Gli ebrei del ghetto di Varsavia che sono insorti nel 1943, dieci anni dopo l’affermazione elettorale nazista in Germania e in piena guerra mondiale, pur non potendo vincere contro lo strapotere nemico, pur non avendo ottenuto solidarietà e aiuto dalla popolazione polacca (antisemita quanto quella tedesca), hanno riaffermato la loro dignità, come singoli e come popolo, e per questo, anche soltanto per questo, hanno ottenuto una parziale vittoria. Ma ormai era troppo tardi, in Europa, perché il “popolo eletto” o presunto tale potesse salvarsi.

Nell’Italia di oggi la situazione sociale e economica è grave, in caduta libera. La popolazione allo stremo, dopo alcuni decenni di menzogne politiche, di condizionamento mediatico, d’idiotizzazione di massa, di distruzione della coscienza sociale e critica, di continue sconfitte per quanto riguarda il lavoro, il reddito, il tenore di vita, si sta comportando come gli ebrei tedeschi negli anni trenta, che speravano di farcela, di passare indenni la nottata, fidando sul fatto che il nemico avrebbe dovuto rispettare, alla fine, certi limiti creduti invalicabili. Permangono i miti nefasti della democrazia liberale, dei “diritti umani”, del liberismo economico e degli “stati uniti d’Europa”. A poco o niente è servita l’irruzione sulla scena politica e nelle piazze del movimento cinque stelle, che ha dato a questa popolazione una rappresentanza parlamentare, ma rigorosamente dentro il sistema. Una rappresentanza rivelatasi in breve tempo del tutto inefficace, non in grado di incidere sulle decisioni politiche che contano, e a conti fatti forse soltanto apparente. Unico merito ascrivibile a m5s è quello di aver smosso un poco, in modo sicuramente superficiale e insufficiente, ma minimamente significativo, le coscienze assopite degli italiani. D’altra parte, anche se la popolazione italiana, o almeno quella parte che è ancora un po’ combattiva, avesse seguito la strada insurrezionale, armi alla mano, probabilmente non avrebbe vinto, sbaragliando il nemico e rompendo definitivamente l’assedio, ma almeno avrebbe messo in crisi il sistema, arrestando temporaneamente controriforme e massacro sociale, riacquistando un po’ di dignità e di solidarietà comunitario-classista. Avremmo potuto assistere a un 1905 italiano, in attesa del fatidico 1917.

Cosa ci sarà oltre il limite, non ancora raggiunto e superato? Difficile ipotizzarlo ora, con la situazione ancora in movimento e la direzione di marcia della storia non del tutto chiara e definitiva. Possiamo, però, ricorrere a una metafora geologica. Quella del vulcano che si risveglia dopo decenni o secoli d’inattività, con la lava che riprende a salire cercando uno sbocco, una via d’uscita. Nel condotto il magma può incontrare un tappo di lava solidificata, ricordo di precedenti eruzioni, che ostruisce il percorso. Sotto la pressione della lava, che tende a salire, il tappo a un certo punto salterà, lasciando il campo a un fenomeno spettacolare, spesso violento – quello dell’eruzione vulcanica – che potrà determinare grandi cambiamenti, per gli uomini e l’ambiente, essendo in grado di influenzare persino il clima. Ebbene, oggi noi siamo nella situazione del vulcano in cui la lava sale, ma che non è pronto a eruttare. C’è ancora il tappo che trattiene il magma. Con altre parole, siamo in una situazione protorivoluzionaria, in cui i grandi tumulti non sono ancora scoppiati, le forze del cambiamento sono embrionali e il potere riesce a imporre il suo ordine.

Quando il tappo salterà e uscirà la lava incandescente, potremo solo sperare di non trovarci nella condizione degli ebrei del ghetto di Varsavia, fra l’aprile e il maggio del 1943, i quali si sono coraggiosamente ribellati, hanno brandito le armi per combattere un nemico potente, ma troppo tardi, perché il loro destino era già segnato.

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2013/05/13/cosa-ci-sara-oltre-il-limite-di-eugenio-orso.html
13.05.2013

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