CON IL PORTOGALLO LA GERMANIA PERDE UN ALLEATO CHIAVE – IL REGIME D’AUSTERITA’ STA ANDANDO IN FRANTUMI

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DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD

telegraph.co.uk

Il leader del ‘Blocco di Sinistra’: “Non siamo una dittatura, siamo una democrazia. Chi non ha i voti non può governare”.

Un evento storico. I comunisti portoghesi e i radicali del ‘Blocco di Sinistra’ sono pronti ad andare al potere come parte di una coalizione anti-austerità guidata dai socialisti, nonostante fossero stati marchiati come ‘troppo pericolosi’ dal Presidente del paese appena 11 giorni fa.

Anche se non sarà una replica degli eventi dello scorso Gennaio in Grecia, legati all’avvento di ‘Syriza’, l’ascesa al potere della sinistra segna una rottura molto netta con il precedente ‘regime di austerità’ e con le politiche dell’ormai defunta troika Ue-Fmi.

“I rischi politici sono in aumento”, ha sostenuto Alberto Gallo della RBS. Nonostante il Portogallo sia stato fino ad oggi un modello di buon comportamento [secondo i criteri dell’Eurozona], ovvero immune da politiche radicali, ha comunque livelli d’indebitamento molto elevati. Il paese sta pattinando su uno spessore di ghiaccio molto sottile.

I mercati obbligazionari hanno reagito male alla notizia che i tre partiti hanno superato le differenze e raggiunto un accordo definitivo su un programma di governo dettagliato. I rendimenti delle obbligazioni portoghesi a 10 anni sono cresciuti di 21 punti-base, al 2,86%. Dallo scorso Marzo lo spread rispetto ai Bund tedeschi è salito di 68 punti-base.

Il governo a guida socialista di Antonio Costa priverà la Germania di un alleato coraggioso nei suoi sforzi a sostegno della disciplina di bilancio – e potrebbe guidare la riforma dell’Eurozona.

E’ sempre stato fondamentale, per la narrazione politica tedesca [della ‘crisi del debito dell’Eurozona’], che i leaders degli stati periferici fossero a favore dell’austerità. Ma il cambio di regime a Lisbona potrebbe inaugurare la schiacciante vittoria delle forze di sinistra in tutta l’Europa meridionale, se i socialisti spagnoli si unissero ai nuovi partiti ribelli e sloggiassero la destra nelle elezioni che si terranno il mese prossimo in Spagna.

Potrebbe emergere un ‘blocco latino’ dal peso sufficientemente grande per affrontare la Germania e spingere in favore di una fondamentale revisione della strategia economica dell’UEM. La ‘chimica-politica’ dell’Eurozona, quanto meno, diventerebbe irriconoscibile.

Lo scorso mese l’alleanza di sinistra portoghese aveva conquistato la maggioranza in parlamento ma fu respinta, inizialmente, dal Presidente Anibal Cavaco Silva che insisteva per ri-nominare un governo conservatore, nonostante avesse perso sia la maggioranza che lo status di ‘centro di gravità politico’ del paese, che si è spostato decisamente a sinistra, con il rigetto sempre più palpabile della ‘politica di austerità’.

Con un discorso incendiario il Presidente portoghese aveva incitato i deputati socialisti a rompere con il loro partito e a sostenere la destra, sostenendo che la situazione era a tutti gli effetti un’emergenza nazionale. Ma questa mossa ad altissimo rischio non è del tutto riuscita: la triplice alleanza a sinistra ha ‘tenuto’, superando le aspre differenze del passato.

In modo molto polemico il Presidente Cavaco aveva sostenuto che gli elementi anti-euro e anti-NATO della sinistra portoghese dovevano essere tagliati fuori dal potere, per evitare pesanti conseguenze nei mercati finanziari e per non mettere in pericolo l’adesione dall’euro: “In 40 anni di democrazia nessun governo in Portogallo è dipeso dal sostegno delle forze anti-europee, vale a dire dalle forze che sostengono di voler abrogare il Trattato di Lisbona e il Fiscal Compact, che vogliono uscire dall’euro e sciogliere la NATO. Questo è il momento peggiore per un cambio radicale dei fondamenti della nostra democrazia. Nell’ambito dei miei poteri costituzionali, è mio dovere fare tutto il possibile per evitare l’invio di falsi segnali sia alle Istituzioni che ai mercati finanziari“.

Ma le sue tesi non hanno generato molto consenso, con il leader socialista che ha accusato il Presidente di ‘usurpare i poteri del Parlamento’. Ma da allora, man mano che gli eventi hanno cominciato a muoversi secondo la giusta strada [costituzionale] ed ‘il potere’ ad arrivare a portata di mano, ha offerto [al Presidente] un ramoscello d’ulivo.

Catarina Martins, leader del ‘Blocco di Sinistra’, ha affermato che sta cominciando a prevalere la volontà del popolo: “Non siamo una dittatura, siamo una democrazia. Chi non ha i voti non può governare”.

Come previsto, i comunisti hanno deciso di abbandonare le loro richieste di uscita dall’euro e di un ritorno all’escudo, mentre il ‘Blocco di Sinistra’ ha attenuato il suo linguaggio euroscettico e non spingerà ulteriormente per un taglio [hair-cut] del debito.

Il Sig. Costa si è impegnato a rispettare le norme dell’UE, ma le ambizioni di spesa della ‘coalizione tripartita’, in ultima analisi, sono incompatibili con il Fiscal Compact e vanno contro la logica delle riforme di mercato.

I tagli alle retribuzioni del settore pubblico e il congelamento delle pensioni per i lavoratori statali saranno abortiti. Le ‘riforme strutturali’ saranno congelate, i piani per privatizzare il ‘gruppo nazionale dell’acqua’ EGF e quanto resta della compagnia aerea TAP saranno fermati, mentre quelli per l’apertura alla concorrenza privata dei ‘sistemi di trasporto’ di Lisbona e Oporto resteranno in attesa.

Pedro Passos Coelho, il premier uscente, ha definito questi piani come la ‘politica della rovina’ e ha avvertito il popolo portoghese che l’austerità non è una scelta, ma un imperativo assoluto, se si vuole restare nell’ordine europeo.

Federico Santi di ‘Eurasia Group’ ha sostenuto che l’’alleanza di sinistra’, che comprende anche i Verdi, sarà probabilmente molto instabile, con ricorrenti ‘punti d’infiammabilità’. In particolare ogni anno, quando si tratterà di approvare il bilancio. “I rischi per le prospettive di bilancio sono in aumento”, ha dichiarato.

I Funzionari dell’UE sono costernati dal piano per aumentare il salario minimo a 600 euro al mese, più un bonus pari a due mesi. Un’ampiezza tale da coprire il 25% di tutti i dipendenti. Gli ‘economisti del lavoro’ sostengono che questo livello è troppo elevato e farà radicare la disoccupazione, oltre che soffocare le piccole imprese.

“Questo piani sono molto negativi e ridurranno il dinamismo dell’economia”, ha dichiarato un esperto dell’Unione Europea che ha avuto stretti rapporti con il paese. E ha concluso: “Sono molto preoccupato per la piega che stanno prendendo gli eventi. Il Portogallo è ancora un paese povero. Non ha ancora pienamente recuperato la sua competitività e non ha la cultura imprenditoriale della Grecia. I portoghesi pensano di essere al sicuro, ma temo che possa esserci una nuova crisi nel giro di due o tre anni”.

Il Portogallo sarà al riparo dai ‘bond vigilantes’ [1] fino a quando la Banca Centrale Europea comprerà il suo debito nell’ambito del ‘Quantitative Easing’, ma non è affatto chiaro se il QE abbia davvero restituito all’UEM la piena possibilità di sopravvivenza.

Il debito pubblico e privato è al 370% del PIL, il secondo più alto al mondo dopo quello del Giappone. Il deficit di bilancio è ancora al 4,7% del PIL – conseguenza del decennio perduto del paese – e la posizione patrimoniale netta è meno (–) 116% e va sempre peggio. E’ di gran lunga al di là della linea di sicurezza, meno (–) 30%, prevista dal Fondo Monetario Internazionale.

Il FMI sostiene che il ‘miracolo delle esportazioni’ non è ciò che sembra, perché sono a scarso valore aggiunto. Il paese rimane profondamente vulnerabile a qualsiasi shock esterno: “Non c’è stato un durevole riequilibrio dell’economia”.

Ambrose Evans-Pritchard

Fonte: www.telegraph.co.uk

Link: http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11984597/Germany-loses-key-ally-in-Portugal-as-austerity-regime-crumbles.html

9.11.2015

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCO

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore ed inoltre:

[1] I bond-vigilantes sono investitori che operano sul mercato obbligazionario. Contrastano le politiche monetarie o fiscali che ritengono inflazionistiche vendendo obbligazioni per farne aumentare i rendimenti.

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