CHI HA SPARATO A PAPA WOJTYLA ? COSA VUOL FARE A PAPA FRANCESCO

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DI ANTONIO DE MARTINI

corrieredellacollera.com

Una recente ricerca del ” fact tank” Pew research Center indica come formidabile la popolarità di Papa Francesco nel mondo. Questa è geopolitica.

Il Pew Research Center si presenta come un ” non partisan, fact finding” e specifica che “it does not take policy positions”.

Le interviste sono state fatte a 50.994 persone maggiorenni ( oltre i 18 anni) di 43 paesi ed è stata condotta dal 1 novembre 2013 al 5 giugno 2014. Senza badare al tempo o ai fondi necessari.

A livello mondiale risultano favorevoli all’attuale Pontefice il 60% degli abitanti, contrari il 11% ( tra cui Raoul Castro che medita di cambiare campo) e “non sa o non si pronunzia o rifiuta di rispondere” il 28%.

Le posizioni tra i continenti o blocchi di continente sono interessanti ma lanciano qualche ombra sui criteri della ricerca: L’Europa segnala come favorevoli l’84% dei suoi abitanti – ben oltre il numero dei cattolici – con un 6% di “non so chi sia o non voglio rispondere” e un 11% di persone che ne hanno una opinione sfavorevole.

Gli STATI UNITI sono la vera sorpresa con un positivo dell’ 78 % ( nescio 10% e contrari 11%) se teniamo conto che si tratta di un paese che ha una minoranza cattolica ed è stato bersagliato intensamente dalla polemica dei preti pedofili al punto che più di una diocesi ha dovuto dichiarasi fallita sotto il peso dei risarcimenti sborsati.

Considerando che l’America Latina zona di provenienza del Pontefice registra un positivo 72% con un 21 di non so e 8 di contrari, possiamo dire che Francesco ha conquistato l’America e che non tutti sono soddisfatti di questo.

In Africa, i favorevoli sarebbero il 44% con un 40% di persone che dicono di non conoscerlo o non volersi pronunziare e 12% di osteggiarlo.

Qui l’asino comincia a cadere: la ricerca è stata effettuata in solo dieci paesi africani e non lo è stata in altri 26. Cerco la ragione: i paesi oggetto della ricerca sono tutti ex colonie britanniche ( anche se non tutte), mentre i paesi “saltati” sono tutta l’ex Africa Orientale Italiana ( Etiopia, Somalia ed Eritrea) oltre a Gibuti e Somaliland britannico. L’Etiopia è prevalentemente cristiana da tremila anni e sembra che oggi abbia circa cento milioni di abitanti. I francesi hanno sostenuto la penetrazione cattolica ( e francese) in Africa. Mancano alla ricerca anche i dati del Madagascar, Mozambico e Angola ex colonie portoghesi fortemente influenzate dal cattolicesimo.

Ora che controllo meglio, all’appello in Europa mancano nella ricerca i dati di Irlanda e Portogallo…..

Salto qualche tabella e vado a vedere la carta geografica colorata per capire chi altro è stato omesso: In Medio Oriente hanno saltato la Siria ( che il Papa ha difeso con accanimento. “L’amata Siria” di inizio pontificato), ma in cambio c’è Israele dove i favorevoli al Papa sono il 50% e i contrari il 25%. Manca anche l’Iran, ma in compenso c’è la Turchia che offre un buon piazzamento col 14% di favorevoli , un 54 % di “non lo conosco o non so” e un 32% di contrari. In Libano il 62% sono favorevoli al Pontefice Romano ( mentre i cattolici sono il 25%) e i contrari a Francesco sono 9% !

In Asia, manca la Cina tutta intera e manca persino Taiwan ( Formosa). I Filippini sono favorevoli all’88% e i coreani ( del sud ) sono a favore per l’86%. Torno indietro all’America Latina e – oltre a Cuba – mancano nella ricerca l’Uruguay, Paraguay e Bolivia. A ben vedere hanno saltato completamente anche l’Australia e la Nuova Zelanda. Il record dei “non so” va alla Tunisia col 71%, segno evidente che qualcosa non ha funzionato nel sondaggio oppure che regnava una atmosfera di paura che ha favorito lo “sganciamento.”

GLI UCRAINI contrari a Papa Francesco giungono alla astronomica cifra del 4% ( i russi sono all’8%) mentre i favorevoli sono rispettivamente il 60 e il 42%.

Credo sia il momento di smettere di dare i numeri e di cominciare a pensare.

I sondaggisti non rivelano il criterio con cui hanno selezionato il campione: Non è il mondo controllato dagli anglosassoni, altrimenti avrebbero incluso l’Australia, il Canada, l’Irlanda e il Portogallo.

Non è il mondo occidentale, altrimenti avrebbero escluso la Russia. Non è il mondo protestante altrimenti avrebbero incluso i paesi scandinavi, l’Olanda e la Svizzera, anch’esse escluse. Non sono i paesi membri dell’ONU perché altrimenti avrebbero incluso l’Africa coi suoi ventisei paesi eliminati dalla ricerca. Poiché la ricerca ha coperto 43 paesi, non si è trattato di un problema di budget da risparmiare.

Forse però i paesi mancanti NON sono stati eliminati dalla ricerca, ma solo dal computo dei dati. Già così l’aggregazione dei paesi ha un senso: li hanno eliminati per far quadrare i numeri e in base ad essi, non per composizione sociologica.

Forse serviva non superare il 60% del gradimento di questo Papa, altrimenti avrebbero dovuto accettarne la leadership a livello mondiale e lo scopo della ricerca non era quello. ( esiste analoga ricerca sull’America Latina fatta da Pew che è un inno alla crescita degli evangelisti, altro che “fact finding”…

Facendo il conto della serva, posso dire che sono stati eliminati dalla statistica circa tre miliardi di persone. Immaginando che in questi paesi il gradimento verso il Papa non superasse il 15%, ( a livello Turchia) si tratta di altri quattrocentocinquanta milioni di ( perdonatemi il termine facebook) followers.

Aggiungendo questi nuovi seguaci a quelli già esistenti avremmo – correggetemi – una percentuale mondiale del 70 per cento di abitanti del pianeta favorevoli al Papa. Come minimo.

Per gente che quando gli va bene non arriva al 28% degli elettori del suo paese ( o del collegio elettorale) pur avendo a disposizione mezzi di comunicazione formidabili, deve trattarsi di un dramma psicologico insostenibile.

Questo spiega meglio di ogni ragionamento il vero movente del tentativo di omicidio di Papa Wojtyla, della campagna di calunnie verso Papa Benedetto XVI e dei tentativi, per ora subdoli di delegittimazione di Francesco.

Cominciano col lodarne la presa sulla popolazione mondiale ( opportunamente tosando i paesi per evitare l’effetto boomerang), mettono in giro la voce che è comunista, la avvalorano accettando la mediazione per Cuba ( ma non per la Siria…) e si informano ansiosi sullo stato di salute e sulle probabilità di un attentato al Vaticano ( una giornalista olandese a me precedentemente ignota, ha intervistato anche me – per telefono – a nome di un grande settimanale).

Se non fosse per il fatto che la Turchia è sempre stata la più fedele alleata degli USA e ier l’altro è stata ormai presa “col sorcio in bocca” della nave carica di armi che navigava verso Derna ( il porto libico in mano all’ISIS) sempre in sintonia con l’alleato USA, nessuno si ricorderebbe di Mohammed Ali Agca, il fallito assassino di Giovanni Paolo II.

Era un cittadino turco tornato poi a vivere in Turchia, senza problemi economici e senza restrizioni di movimento; che la sua non doviziosa famiglia ha girato il mondo a spese di non si sa chi; che in Bulgaria non si è trovato granché di piste lanciate da una giornalista USA ( Claire Sterling) in contatto con la intelligence community; che i “documenti STASI trovati in Germania” secondo Paolo Guzzanti da Velletri e poi, ovviamente, scomparsi riguardano la richiesta dei Bulgari d’ essere aiutati a controbattere le accuse e non riguardano il delitto nella sua concezione, preparazione e conduzione.

La Francia, una alleata anche adesso dei turchi ( USA e Sauditi) contro la Siria, che avverte due cardinali, ma non gli alleati NATO di un progetto di attentato al Papa. Si ritrovano le stesse tracce. le stesse facce. Alle inchieste delle autorità italiane, nessun paese NATO ha mai dato risposte di nessun genere. Fin de non recevoir.

Il modus operandi di Agca’ fu identico alla tecnica ISIS usata a Parigi l’11 gennaio scorso, improvvisazione e un solo complice per facilitare una eventuale remota fuga, ma nessun piano di sganciamento e niente copertura.

Nessun analista lo ha rilevato.

Siamo certi che l’attacco di Parigi non fosse un monito contro la celebrazione del centenario del massacro degli Armeni? I francesi tacciono sulle indagini e gli Armeni hanno retto poco. Distraevano dall’Ucraina.

La Turchia trattò Agcà con finta severità – considerando le normali condizioni di detenzione in quel paese – lasciando all’Italia l’applicazione di due riduzioni di pena per oltre 1250 giorni ( competente il tribunale di Ancona, ma come si fa a riconoscere la buona condotta a un matto o sedicente tale?) per consentirgli la libertà condizionata.

Agcà è stato usato nuovamente facendolo riapparire in piazza S Pietro lo scorso Natale per una prima evidente minaccia quando fu chiaro che il vecchio mastino non avrebbe mollato la presa e continuato a invocare energicamente la pace, indicando il movente di questi “interventi umanitari”.

In questa continuità di impegno dell’assassino c’è un elemento a discarico del KGB e dell’est accusati per Wojtyla: i regimi sono cambiati. L’unico elemento di continuità è la esistenza della NATO e delle industrie ad essa collegate. Stessi obbiettivi, stessi padroni, stessi metodi, stessi interessi.

Anche il movente dei russi per quell’omicidio cade: non è credibile che volessero ammazzare il Papa per tenersi la Polonia, ceduta poco dopo senza curarsi nemmeno di mercanteggiare.

Sarebbe bastato ammazzare Walesa ( o avvelenarlo con l’alcool che ha sempre ingurgitato in quantità notevoli) come uccisero Padre Popielusko per rinviare il rilascio della Polonia. Per loro il dramma è stato perdere la Germania est, non un paese storicamente mai vitale.

Papa Wojtyla dava fastidio perché conosceva il modo di parlare al mondo ed usava la comunicazione di massa con grande perizia. Con lui la chiesa aveva ripreso spazi enormi. Fu lui il primo a lanciare gli anni santi straordinari.

La battaglia era già globale. E la Russia anche oggi nella comunicazione globale è ai primi confusi balbettii.

La lobby della morte iniziò la campagna contro la pedofilia dei preti cattolici, ignorando quella britannica di cui negli ultimi tre mesi tre mesi ho raccolto decine di articoli, nessuno ripreso dai media globali.

A queste rinnovate minacce, Papa Francesco, comunicatore notevolmente più bravo di Wojtyla e in possesso pieno della lingua spagnola ha risposto anche ieri con “I potenti non vogliono la pace perché vivono di guerra”. All’America piace a dismisura quest’uomo solo armato di un microfono che pesa quanto un sistema di comunicazione globale montato in mezzo secolo.

Nessun governante italiano che si sia permesso di concordare con questa santa e solenne dichiarazione del Papa e anche questa è un indizio non da poco.

Antonio De Martini

Fonte: http://corrieredellacollera.com

Link: http://corrieredellacollera.com/2015/05/12/chi-ha-sparato-a-papa-wojtyla-cosa-vuol-fare-a-papa-francesco-di-antonio-de-martini/

12.05.2015

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