CHE COS'E' QUESTA TERZA GUERRA MONDIALE…(PARTE TERZA)

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DI HS

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Quel cerchio che si sta chiudendo…

In questi giorni per i siti della “rete” stanno circolando alcune foto che dovrebbero costituire motivo di estremo imbarazzo per l’Amministrazione Obama e per gli americani in generale. Fra queste una risalirebbe al maggio dell’anno scorso e ritrarrebbe il senatore repubblicano John McCain, lo “sfortunato” avversario di Barack Obama alle elezioni presidenziali del 2008 in compagnia di alcuni personaggi poco raccomandabili, rappresentanti della cosiddetta “resistenza siriana” a Bashar Al Assad. Fra costoro Mohammad Nour, portavoce della sezione “siriana” di Al Qaeda – Al Nusra – e Salem Idriss, capo dell’Esercito Siriano Libero.

Non è difficile capire quale fosse il motivo della visita di McCain a Idleb in Siria: a quanto pare si sarebbero concordati i dettagli per l’operazione “Nido di Calabrone”, la formazione di un esercito jihadista tramite il massiccio reclutamento di elementi provenienti da tutto il mondo e la consueta fornitura di armi sfruttando il canale “turco”. Ovviamente scopo precipuo dell’incontro era l’approntamento di una efficiente e micidiale macchina paramilitare che fosse in grado di destabilizzare la Siria e non solo…

John McCain non è un semplice senatore, ma l’ambasciatore “itinerante” della destabilizzazione e del caos organizzati e rivolti verso i “nemici” degli USA, di Israele e dei loro alleati. Dai tempi dell’Amministrazione repubblicana di Ronald Reagan ricoprirebbe l’incarico del potente think tank “paragovernativo” International Republican Institute, una delle numerose “culle” dell’egemonia anglosassone, anglofona e protestante e sorta di crocevia fra i servizi segreti degli USA e dei paesi del Commonwealth (Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda). Per completare il quadro, il summit sarebbe stato organizzato dalla Syrian Emergency Task Force che avrebbe celato, in realtà l’operato di una potente lobby ebraica, l’AIPAC e all’intera operazione di reclutamento ed addestramento avrebbero partecipato, come al solito, Arabia Saudita, Qatar e le altre monarchie del Golfo. Appare evidente che, accanto agli obiettivi strategici e agli interessi di ordine economico e di natura più o meno “criminale”, si appalesa una poco onorevole alleanza fra i peggiori radicalismi ed estremismi mondiali con tinte millenariste: l’oligarchia plutocratica WASP fondata sulla convinzione della supremazia globale “angloamericana” protestante (l’ideologia dei British Israelities), l’ultrasionismo imperniato sul “ponte”USA – Israele e il jihadismo di marca wahabita e salafita generosamente remunerato dai principi e dagli emiri del Golfo. Una coalizione non dichiarata che, “indirettamente”, si è resa responsabile dei massacri dei cristiani e di altre minoranze confessionali ed etniche in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente.

Per questi motivi ritroviamo spesso il senatore repubblicano al centro di tutte le manovre volte a destabilizzare i regimi e i sistemi non graditi a Washington e c. Serbia, Venezuela, le “primavere arabe”, Ucraina, ecc… sono altrettanti anelli di una lunga catena che non accenna a terminare, a cui McCain concorre nell’aggiunta di sempre nuovi pezzi alla collezione… Lo schema è stato ampiamente collaudato: come prima opzione vengono sostenuti e “incoraggiati” i movimenti “democratici” e “non violenti, cercando anche di guadagnare alla causa l’appoggio dell’opinione pubblica internazionale grazie ai contatti resi possibili dalla “rete”. Gli esempi sono ormai numerosi: le rivoluzioni “colorate” nei paesi dell’ex URSS (valgano per tutti l’Ucraina e la Georgia), la cosiddetta Primavera Araba (soprattutto in Tunisia e in Egitto) e la fallimentare Rivoluzione verde in Iran di qualche anno fa… Generalmente i mass media – non solo necessariamente del sistema Mainstream – provvedono a diffondere fra l’opinione pubblica “straniera” sentimenti di simpatia e adesione alla “causa” dei contestatori e dei ribelli. Questo modello di “guerra non convenzionale” ha avuto probabilmente origine con l’OTPOR, il movimento degli studenti serbi ampiamente finanziato e supportato dalla CIA, ma le sue vere radici forse risalgono al sindacato polacco antisovietico Solidarnosc che – negli anni Ottanta – potè contare sull’appoggio degli USA, del Vaticano e di una miriada di partiti e associazioni in tutto il mondo.
Se questa opzione si rivela inefficacie e impraticabile, allora si ricorre a mezzi più drastici mobilitando forze e gruppi militari e paramilitari capaci di mettere in atto qualsiasi azione terroristica e di guerriglia. Poco importa se si tratti di forze speciali dei servizi segreti e brigate delle elites militari, di elementi fanatizzati – jihadisti o nazisti –, di mercenari o criminali professionali. Dipenderà sia dalle operazioni da realizzare e dal relativo contesto geografico… Queste forze affiancheranno i “non violenti” nell’eventualità che si debba sostenere uno scontro con le forze militari o di polizia mobilitate in funzione antisommossa dal governo in carica – più o meno legittimo -. Se la situazione degenera nella guerra civile, si organizzeranno in veri e propri eserciti paramilitari, perfettamente inquadrati e addestrati, in grado di usare anche le armi più sofisticate e di fabbricare ordigni esplosivi.

Non sono in grado di entrare nei dettagli, ma sono abbastanza sicuro che fra i servizi segreti e le forze speciali di diversi corpi militari circolino manuali per la “guerra non convenzionale” e per la destabilizzazione con relative istruzioni per ideare e mettere in atto quelle azioni violente e “non violente” – a seconda dei casi – utili a influenzare e indirizzare una determinata situazione – istituzionale, politica, economica, sociale – nel senso voluto.

La presenza più ingombrante e imbarazzante nella foto in questione è proprio quella di Ibrahim Al Bradri alias Al Baghdadi, il cosiddetto Califfo Islamico dell’Iraq e del Levante, famigerato capo del poderoso esercito “islamista” che sta compiendo un massacro nel nord dell’Iraq le cui proporzioni stanno assumendo le dimensioni di un autentico genocidio. Ed il sospetto più grave è che gli USA, Israele e la NATO abbiano sostanzialmente creato il Califfo e l’esercito in modo da utilizzarlo contro i regimi non desiderabili dell’area mediorientale (Siria e Iran). Sarebbe dunque questo l’approdo dell’operazione “Nido di Calabrone”… E’ la stessa biografia del Califfo ad indurre a ritenere che, in qualche modo, egli si sia fatto strumento in “insospettabili” mani altrui. Già il 4 ottobre 2011 – a neanche un mese di distanza dagli attentati alle Twin Towers e al Pentagono – l’FBI stila una lista dei più pericolosi ricercati per terrorismo internazionele e vi compare proprio lui, Abu Bakr aliad Al Baghdadi, molto più che una giovane promessa del terrore. E’ la prova evidente di come l’indole del giovane terrorista arabo fosse ben conosciuta. Nel 2003 partecipa alla resistenza iraqena e, dopo essere stato catturato, viene imprigionato a Guantanamo. A quale trattamento fosse stato sottoposto fra il 2003 e il 2009 non è ancor dato sapere, ma il sospetto più grave e inquietante è che sia stato “riprogrammato” dagli agenti americani attraverso un trattamento di “manipolazione mentale”. Quel che è certo, invece, è che, una volta libero, il futuro Califfo Al Baghdadi non rinuncerà di esercitare la sua “professione”, ma questa volta, presumibilmente sotto “falsa bandiera”. Forse i vecchi seguaci di Al Qaeda, di Bin Ladem e Zawahiri non sono più considerati tanto “affidabili” e urge puntare su un nuovo “campione” dell’islamismo da mettere a capo di un nuovo tipo di esercito, più numeroso, agguerrito e sanguinario. L’ISIL è solo l’ultima tappa di un lavorio nel settore mediorientale che, come abbiamo visto, persegue l’obiettivo di completa egemonia politica, militare, economica e culturale, attraverso il campion
ario delle operazioni “speciali”. Vediamone le tappe salienti:

⁃ La “Primavera” egiziana del gennaio 2011 si esaurisce con la destituzione del dittatore Hosni Mubarak – buon amico degli americani e degli israeliani -, ma ormai non più spendibile per la sua sostanziale popolarità. Il processo “democratico” apre la strada al Presidente El Morsi e ai Fratelli Musulmani, il partito con il più alto grado di consenso. Rispetto al passato, il movimento islamico ha assunto una posizione più moderata, ma ha forse il “grave torto” di sostenere la causa palestinese di Hamas e gli sciiti filoriraniani di Hezbollah. Come da programma, un colpo di stato militare impone il generale El Sisi nell’estate dell’anno scorso, al quale segue l’incarcerazione di Morsi e la messa al bando dei Fratelli Musulmani. Da notare che, mettendo da parte la “Primavera” egiziana e i suoi entusiasmi, si è compiuto un movimento incredibilmente circolare: a una dittatura militare (Mubarak) è subentrata un’altra (El Sisi).
⁃ Il 4 febbraio 2011 in Cairo e,quindi, in quell’Egitto dove si sta consumando l’ultimo atto della lunga presidenza “emergenziale” di Mubarak, la NATO organizza un summit per mettere a punto i dettagli per rovesciare i regimi della Libia e della Siria. L’opzione “democratica” viene presto esclusa per la manifesta inefficacia e prevale quella paramilitare e della guerriglia affidate soprattutto alle più determinate fazioni jihadiste. Il “colpo” riesce in Libia – soprattutto grazie all’intervento dell’aviazione e delle forze speciali inglesi e francesi – e Gheddafi viene sommariamente “giustiziato”, invece l’esercito di Assad resiste e, dopo tre anni di durissimi combattimenti che non risparmiano nessuno, ed è ormai chiaro che, da soli e senza un intervento esterno, la cosiddetta “resistenza” siriana non è in grado di ripetere l’exploit libico…
⁃ In questo contesto potrebbe essere stata concepita e praticata la terza opzione, la costituzione di un vero e proprio esercito molto più numeroso ed equipaggiato delle precedenti organizzazioni armate islamiste con l’intento di prendere due piccioni con una fava: dividere e spezzettare i territori della Siria e dell’Iraq, da una parte per indebolire ulteriormente il regime di Assad e, dall’altro, per contenere l’influenza iraniana in Iraq e creare una sorta di aritificiale stato “islamico” da tenere in piedi come “spina nel fianco” del regime degli ayatollah. Così si favorisce il reclutamento su scala internazionale di tutti gli elementi utili: fanatici, disperati e marginali, mercenari e autentici criminali. Come e forse più che in passato l’esercito del Califfo si presenta come un grande contenitore di moderni predoni e pirati, ovviamente capeggiati dal più brutale e sanguinario di tutti. La tardiva reazione degli USA e dei loro alleati e il modesto intervento dell’aviazione statunitense per “contenere” l’avanzata degli uomini dell’ISIL (o ISI o IS) non fanno che corroborare le ipotesi e i sospetti suscitati dalle foto e dai documenti resi disponibili soprattutto nella rete” grazie al “guru” della controinformazione Thierry Meyssan, il primo ad avanzare legittimi e ragionati sospetti sui retroscena più torbidi dell’11 settembre 2001. Inoltre l’operato statunitense – soprattutto diplomatico in questa fase – appare piuttosto scoperto: dopo otto anni di presidenza viene costretto alle dimissioni lo sciita – troppo filoiraniano ? – Al Maliki per conferire l’incarico di governo al più “moderato” e conciliante Al Abadi. Nel frattempo, come esito apparentemente paradossale, il Califfato Islamico dell’Iraq e del Levante potrebbe riuscire là dove la presenza militare americana aveva fallito nel recente passato: costituire tre stati: il Kurdistan iraqeno sotto l’evidente influenza americana – e perciò protetto dalle incursioni “islamiste” -, il Califfato “sunnita” controllato da quegli alleati regionali degli USA (e di Israele) che ne limitano le eventuali intemperanze e una regione a maggioranza sciita ma nella quale l’influenza dell’Iran viene “opportunamente” bilanciata e ridimensionata…

Questo potrebbe essere lo scenario più probabile, ma è lecito sospettare che le fervide “menti” degli analisti statunitensi, del Pentagono, di Langley e del Pentagono abbiano studiato una “quarta” (e definitiva) opzione la quale potrebbe prevedere un ampio e massiccio intervento armato statunitense e dei suoi alleati ufficialmente per abbattere il Califfato, ma soprattutto per imporre nuovamente un casta presenza militare contro i “nemici di sempre”, l’Iran e la Siria. In poche parole, naturalmente giovandosi dei principali mezzi di comunicazione di massa, si tratterebbe di oscurare la propria responsabilità nella creazione dell’ISIL e, anzi, proporsi come unica e possibile soluzione al problema, avanzando le solite ragioni “umanitarie”. In questo senso è possibile che il Presidente Obama rappresenti ancora un ostacolo, nonostante non sia serto lui il principale artefice della politica estera – e, quindi, militare, di difesa e “sicurezza” – ma il terminale. Non si può certo affermare che negli anni del suo mandato gli USA abbiano rinunciato al consueto interventismo e alla tradizionale e pesante ingerenza nella politica estera ed economica degli altri stati, tuttavia si è preferito optare per un orientamento nel più classico stile della “Guerra Fredda”. Se è immutato l’orientamento imperialista, si preferisce ricorrere al supporto degli alleati della NATO – com’è successo in Libia e in altre zone “calde” – o alla tradizionale “guerra per procura” affidata a bande opportunamente armate e foraggiate. Oppure si adotta lo strumento previsto dagli strateghi della “guerra non ortodossa” o “non convenzionale” affidate ad efficienti corpi militari d’elites organizzati in commandos di pochi e selezionati elementi – come accade in Pakistan -. Ma qualcuno potrebbe premere per fare un passo ulteriore e riesumare il militarismo imperialista sbandierato dalla Presidenza repubblicana di George Bush jr, compagine dominata da neoconservatori e “falchi” e da rappresentanti degli interessi del complesso militare industriale e dell’industria energetica. Questo è forse il più logico motivo per cui la sig.ra Clinton – in predicato per la prossima elezione presidenziale – ha criticato duramente il Presidente. Forse per reggere una superpotenza militare ed economica come quella degli USA è necessario insediare un Presidente WASP, magari preferibilmente texano e attaccato al “mito della frontiera”. Oppure è sufficiente condizionare e influenzare la presidenza – le decapitazioni dei giornalisti da parte di presunti miliziani dell’ISIL ? – attraverso “canali” particolari.

Certo…

La terza e la quarta opzione sono entrambi scenari possibili, ma noi ci permettiamo di presentarli all’attenzione del lettore…

Perchè valuti e giudichi…

Se il cerchio verrà chiuso, chi avrà il coraggio di spezzarlo ?

Nell’era della postmodernità e dell’Impero che mira a globalizzare il pianeta e ad egemonizzarlo in ogn campo della vita istituzionale, sociale e civile, c’è l’imbarazzo della scelta sui moventi che instradano sul sentiero del conflitto. Senza poi contare che esistono migliaia di modi possibili per combattere le guerre… Gli USA e i suoi alleati si sono attrezzati per combattere guerre in ogni settore per cui si parla, oltre che di guerra tradizionale, anche di quella “non ortodossa” e “a bassa intensità”, di quella scientifica e tecnologica, di quella economica e finanziaria, di quella psicologica e propagandistica e perfino di quella culturale – avete mai sentito parlare del Congresso per la Libertà della Cultura ? -. Così pure le “ragioni” alla base dei conflitti – dell’Impero – si moltiplicano… Ho so
mmariamente illustrato come, dietro a conflitti “etnici”, “confessionali” e “tribali”, si nascondano poco onorevoli e confessabili motivi economici, finanziari o legati alla questione energetica. Non mancano, poi, le ragioni semplicemente “criminali” legate ai profitti dei grandi traffici e commerci di armi, stupefacenti, preziosi, schiavi, ecc… Soprattutto l’esistenza di un sistema golobale di “difesa” e di “sicurezza” integrato che si giova di ogni tipo di risorsa militare e civile – scientifica, informativa, finanziaria, informatica, psicologica, culturale, massmediatica – per mantenere ed estendere un certo tipo di “Ordine Mondiale”, di per sè stesso, è già causa sufficiente per scatenare anche un conflitto su vasta scala. Questo grande sistema e network – in parte sovrapponibile con l’Alleanza Atlantica – ha disseminato basi e installazioni militari in ogni angolo del pianeta e richiede colossali investimenti. C’è da scommettere che una buona fetta del buco nero del debito estero americano venga alimentato dalle spese comunque legate ai settori della difesa e della sicurezza, oltre a quello informativo… A competare il quadro un aspetto più genuinamente “ideologico”: gli “stranamore” del mondo non possono essere che pericolosi radicali ed estremisti che parlano unicamente con il linguaggio della forza e dei rapporti di forza e, in effetti, il grande esercito di “riserva” di questa singolare forma di Impero è composta dai fondamentalisti protestanti “angloamericani”, dagli ultrasionisti- religiosi e non – e dai jihadisti che fanno riferimento a certi paesi musulmani. Francamente non saprei dire una parola definitiva a riguardo, però è certo che, accanto al focolaio iraqeno, si sono aperte altre voragini… Dopo il colpo di stato che ha provocato la destituzione del Presidente legittimo Yanukovich, l’esercito di Kiev vuole regolare i conti con i “terroristi” ossia con i ribelli filorussi delle regioni orientali sfruttando anche il supporto di veri e propri gruppi nazisti – il corrispettivo “europeo” dei jihadisti mediorientali -, mentre a Gaza l’esercito israeliano prosegue indisturbato con i suoi bombardamenti a tappeto con il pretesto di voler liquidare un’altra organizzazione “terroristica”, ovviamente Hamas. La situazione rimane invariata in Libia e in Siria, mentre nell’Estremo Oriente la tensione potrebbe correre ed esplodere sul confine fra le due coree – o fra la Cina e Taiwan -… Se l’Iraq, l’Ucraina e Gaza dimostrano la progressiva “balcanizzazione” dei conflitti con il consueto corollario di genocidi e “pulizie” e spezzettamento dei territori, il peggio potrebbe ancora venire… Se qualcosa lega conflitto a conflitto è il coinvolgimento dell’imperialismo yankee e occidentale, sempre pronto a cogliere l’occasione e l’opportunità. La domanda da fare, alla fine di tutti conti, è la seguente: veramente l’Impero – quindi gli USA, la NATO, l’UE, ecc… – possiede un potenziale militare con cui far fronte quasi contemporaneamente a più conflitti ? Sono in grado di regolare i conti con Russia, Cina e altre piccole “potenze regionali” ? Qualche anno fa il Presidente Bush jr e i suoi consiglieri – i vari Cheney, Rumsfeld, Wolfovit, ecc… – hanno in qualche modo fallito, impantanandosi in Afghanistan e in Iraq e perdendo l’appoggio dell’opinione pubblica americana, ma oggi i tempi potrebbero essere maturi… O non differibili per ragioni dettate dall’attuale contingenza internazionale, politica, economica e finanziaria…

L’ultimo vero passo per far accetta re all’opinione pubblica – in primis quella americana – il nuovo scenario bellico “globale” dovrebbe essere un bel “botto” in grande stile sul modello di quello dell’11 settembre… Anzi… Dopo aver analizzato gli scenari del passato, gli analisti, gli esperti e i “cervelloni” di Washington potrebbero studiare e concepire qualcosa di diverso, ma di ben più grave… Qualcosa che convinca le opinioni pubbliche occidentali di correre un gravissimo pericolo e di potere reagire solo attraverso il sistema di sicurezza globale e integrato degli USA e i suoi alleati…

In tutto questo cosa potrebbe significare l’intervento papale sulla guerra ? Per quanto mi riguarda sono abbastanza sicuro che Papa Bergoglio abbia capito che cos’è questa terza guerra mondiale…

Nonostante le riserve sul discorso incompiuto e apparentemente “timido” del Papa, attualmente il Santo Padre è l’unica speranza per fermare un’eventuale escalation, l’ultima spiaggia di fronte al mare nero di un nazismo di tipo nuovo, “dal volto umano”. A mio parere egli sa perfettamente cosa unisce e lega i vari focolai di conflitto ed è consapevole che molte delle persecuzioni sofferte dalle popolazioni cristiane e da altre “minoranza” sono riconducibili alla triade mortale e inconfessata (WASP – sionismo – jihadismo). Lo sa perchè il Vaticano possiede uno dei servizi di informazione del mondo e un’invidiabile rete internazionale di canali e contatti diplomatici. Perchè possa manifestarsi un barlume di speranza è però necessario che Papa Bergoglio esterni una denuncia chiara, netta e recisa anche se, attualmente, non può che muoversi su un terreno minato come dimostrano gli innumerevoli fronti in cui è impegnato o si deve impegnare (la pedofilia, la gestione dello IOR, la denuncia delle mafie, ecc…).

Con ogni probabilità il recente intervento potrebbe preludere a esternazioni di ben altro tenore e forse qualcuno ha recepito il messaggio…

Dopo quell’intervento morivano in Argentina nel corso di un incidente stradale la moglie del nipote del pontefice e due dei tre figli di quest’ultima. Una coincidenza pur sempre inquietante e perturbante…

Sia pur da laico non mi resta che rivolgere una preghiera e incitare: coraggio Papa Francesco !

Alla prossima

PS: per rimanere in tema è cosigliabile la visione di un vecchio satirico e sardonico capolavoro dell’immortale Stanley Kubrick con un formidabile e trasformistico Peter Sellers. “Il Dottor Stranamore”, ovviamente…

HS

Fonte: www.comedonchisciotte.org

27.08.2014

LEGGI ANCHE:CHE COS’E’ QUESTA TERZA GUERRA MONDIALE (PRIMA PARTE)

CHE COS’E’ QUESTA TERZA GUERRA MONDIALE (PARTE SECONDA)

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