BYE BYE CARA CUPOLA MEDIATICA. CROLLA IN ITALIA IL MERCATO DELL’ EDITORIA, DELL’ INFORMAZIONE E DELL’ ASCOLTO TELEVISIVO. QUESTA E’ LA RAGIONE DELLA VIRULENZA DEL CAVALIERE SILVIO BERLUSCONI

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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

La giustizia non c’entra affatto.

Il disgustoso cancan allestito dalle truppe berluskiane, con la complicità piddina, poco ha che vedere con problemi di merito o di sostanza legati a questioni dello Stato di Diritto, tutela, rapporti con la magistratura, ecc.
E’ semplicemente un banale problema di introito pubblicitario.
Tutto qui.
Nè più nè meno.
In un paese lievemente più serio del nostro sarebbe stato affrontato nelle sedi competenti, il che vuol dire convegni organizzati dall’associazione che raduna le agenzie di pubblicità, seminari con esperti di strategia di comunicazione e pianificazione marketing, e infine, attraverso alcuni interventi strategici di alcuni lobbysti.
E invece, hanno montato questa patetica messinscena.
E’ questo ciò che penso.

I dati che questa mattina l’agenzia Nielsen ha diffuso (è la più importante società di rilevazione dei dati reali sul fatturato pubblicitario, sugli indici di ascolto televisivo,  quelli di lettura, e sulla diffusione dei prodotti media) parlano con grande chiarezza e semplicità.
E’ crollato da ventisei mesi il fatturato pubblicitario dell’intero sistema editoriale italiano, cartaceo, radiofonico, televisivo. Aumenta in progressione geometrica quello sul web.
Tutti i quotidiani -nessuno escluso- i settimanali, i mensili, le prime 15 emittenti televisive, perdono complessivamente diversi miliardi di euro l’anno. 
Ma questo è un trend ormai planetario.
Il problema, in Italia, consiste nel fatto che non essendo un paese capitalista, cioè non avendo una economia basata sul regime di libera concorrenza dove le aziende operano e si muovono sulla base dello scambio basato sul rapporto tra domanda e offerta, ciò che conta non è il lavoro, la creatività, la produttività, il dinamismo, l’innovazione, bensì chi controlla i monopoli oligarchici. 
Silvio Berlusconi è il padre e il figlio di Publitalia, la mamma medioevale del Sistema Italia. 
Attraverso questa società ha gestito il mercato nazionale, ricattando, acquistando, vendendo, spostando, promuovendo, bocciando, facendo il buono e il cattivo tempo, con il PD in tasca visto che riempiva le aziende editoriali e cartacee e televisive -sotto controllo piddino- di pubblicità, consentendo loro di vivere, lucrare, affermarsi nel territorio. Nel Gran Regno d’Ipocritania, il Piddì si è manifestato ingozzando i propri inutili prodotti informativi (parliamo qui di circa 20.000 pubblicazioni complessive) di pubblicità a tonnellate, tutta proveniente dalle strutture gestite da Berlusconi. Poi, ne parlavano male. Il cavaliere se ne fregava, sapeva benissimo come tirar le briglia quando esageravano. E’ ciò che ha sempre fatto.
Poi sono arrivati due eventi con l’aggravante di essere connessi: il web e il M5s.
Il web ha aperto un gigantesco mercato che, per sua definizione strutturale, non è controllabile da Berlusconi, perchè il cavaliere non è assolutamente in grado di poter minimamente nè controllare nè competere con Google, Facebook, Twitter, Microsoft, Ad Sense, WordPress, ecc., che ogni secondo (di ogni giorno di ogni settimana di ogni mese dell’anno) smuovono centinaia di miliardi di euro. E’ fuori dal suo controllo. 
Rai, Mediaset, La7, corriere della sera, repubblica, la stampa, il sole24ore, sono aziende decotte che non sono in grado di sopravvivere. Non hanno più neppure i soldi per pagare gli stipendi ai giornalisti; sono costretti a indebitarsi in maniera pesante. Il circuito Premium di mediaset, in virtù della crisi, è fallito. Soltanto nel 2012 complessivamente, tutti quanti, hanno perso qualcosa come 6 miliardi di euro. I più importanti quotidiani cartacei italiani, solo nei primi sei mesi dell’anno, denunciano una perdita secca di quote di mercato nell’ordine di circa 400 milioni di euro. Nel mese di maggio ne hanno persi 88, di milioni. 
A fronte di un aumento sul web di circa 136% rispetto all’anno precedente.
PD e PDL, quindi, stanno alla frutta economica, perchè attraverso il monopolio assoluto del sistema pubblicitario italiano controllavano -attraverso le clientele dei professionisti- l’intero mercato spingendo poi le votazioni da una parte o dall’altra.
L’irruzione di M5s li ha stesi.
Non per questioni politiche.
Non per merito dei deputati eletti.
Non per la protesta.
Mi dispiace qui deludere gli utopisti e gli idealisti.
Per un banale fattore di mercato.
Il M5s ha dimostrato di riuscire in qualche modo ad affermarsi e imporsi seguendo una logica di mercato -che è il trend emergente- nella quale Berlusconi (se gli va bene) sarà sì e no un modesto attore di terzo piano, abbattendo i costi all’origine, esaltando l’informazione on line, i siti, i bloggers, e convincendo automaticamente le aziende a spostare i budget pubblicitari dal cartaceo-televisivo alla rete perchè hanno mostrato e dimostrato come il web possa essere innovativo e propulsivo. 
Quindi, il trend va fermato.
Per farlo, bisogna eliminare il M5s, annacquare in qualche modo il web, fermare la Storia e far tornare indietro l’Italia, per impedire che si modernizzi, altrimenti PDL e PD (e le aziende di Berlusconi Cairo e De Benedetti che insieme controllano il 90% dell’informazione standard nel nostro paese) finiscono nei guai economici e vanno a spasso le decine di migliaia di persone che compongono la cupola mediatica a pagamento.
Tutto qui.
Il governo delle larghe intese -nel loro miope ottimismo- doveva ottenere due obiettivi: massacrare il M5s riducendolo a una pattuglia di acrobati di strada e quindi lanciare un segnale forte alle agenzie di pubblicità e alle aziende per convincerle a ritornare da loro; da lì passare a ricostituire e ricostruire il mercato pubblicitario usuale. Controllando, quindi, la nazione.
Gli è andata malissimo.
Il mercato li ha bocciati.
Berlusconi, Cicchitto, Bondi, Monti, Mauro, Passera, Bersani, D’Alema, Veltroni, sono finiti fuori mercato.
Sono come un’azienda metalmeccanica che costruisce le vetture con il vecchio modello di freno mentre la concorrenza ormai usa il freno a disco, più efficace ed efficiente.
Loro obiettivo, quindi, è: fermare il mercato. Bloccarlo. Impedire qualunque investimento nella ricerca, nell’innovazione, nella comunicazione elettronica. Non è un caso che, l’attuale governo, non appena si è insediato è andato a falcidiare IMMEDIATAMENTE il budget  del Ministero dei Beni Culturali, degli enti turistici e culturali italiani, degli istituti di cultura, soprattutto ed esclusivamente nel comparto della gestione dell’attività in rete. In tal modo hanno salvaguardato circa 2500 riviste inutili (pagate dallo Stato con i soldi delle nostre tasse) che costano svariate centinaia di milioni di euro all’anno, e allo stesso tempo frenano il turismo uccidendo la curiosità di un potenziale ricco turista dell’Arkansas, di Montreal o di Shangai, dato che il sistema di diffusione turistico-culturale italiano sul web è pressochè nullo. La Spagna è più avanti di noi di almeno dieci anni.
La società Nielsen è stata molto gentile e mi ha messo a disposizione i dati ufficiali.
In Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia, IN TUTTI I 28 PAESI DELL’UNIONE EUROPEA, Italia esclusa, quando vengono stampati i dati sulla diffusione dei media e sul fatturato delle agenzie di pubblicità, vengono immediatamente analizzati, commentati, dibattuti, sui giornali, alla tivvù, nei telegiornali.
Da noi c’è la censura di mercato.
I dati ci sono, vengono rilasciati, ma non ne parlano.
Silenzio totale.
Ecco il prospetto di Nielsen che era stato annunciato da Berlusconi venti giorni fa come “finalmente arrivano buone notizie dal mercato, stiamo sulla buona strada” perchè hanno ridotto le perdite, o meglio, la Nielsen (maestra di comunicazione) ha scelto di presentare la perdita come “buona notizia”  perchè inferiore alle previsioni pessimistiche. Un linguaggio patetico che la dice tutta sullo stato medioevale del paese. Sarebbe come se domani la Fiat dichiarasse “nel mese di aprile il mercato delle auto ha avuto una flessione di -17%, è davvero un ottimo risultato, ci aspettavamo una perdita del 22%. Fantastico: pensavamo di essere dei pezzenti, e invece siamo soltanto dei miserabili”.
I’ts just business: do not panic!
Ecco il testo ufficiale: QUI

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2013/07/bye-bye-cara-cupola-mediatica-crolla-in.html
11.07.2013

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