BRUXELLES … POLVERIERA D’EUROPA E CUORE DEL FINANZCAPITALISMO IMPERIALE

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DI ROSANNA SPADINI

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Ormai l’abbiamo capito che il terrorismo è funzionale al finanzcapitalismo, vitale come l’aria che si respira, necessario come il cibo che ci alimenta, e riflesso straniante e speculare della voracità del capitale internazionale, della dissoluzione del capitale produttivo, della debitocrazia imposta dalla Troika, della finanziarizzazione dell’economia mondiale, e del massiccio sistema monopolistico dei banksters e delle corporation che dominano il globo. Ma stavolta i terroristi non hanno dimenticato i passaporti … quindi come faremo per identificarli tutti?

Che Bruxelles poi fosse una polveriera pronta alla deflagrazione non c’è dubbio … sta di fatto che è una strana città, una stessa sede per jihadisti, Nato, Ue … tutti insieme appassionatamente (come dissi in un altro pezzo). Tanto che al mercato di Molenbeek per esempio, insieme a cavoli e peperoni si possono acquistare armi, bombe, attrezzature militari, assoldare jihadisti per ogni eventualità, procurarsi anche grossi quantitativi di Captagon. Dunque lo sapevano già da tempo che il sobborgo sovraffollato di Molenbeek- Saint-Jean (Belgistan ) era la fucina ideale di produzione di terroristi islamici, ed anche un riparo sicuro dagli occhi indiscreti delle forze dell’ordine.

È ormai palese che il centro delle operazioni jihadiste in Belgio sia proprio il quartiere di Molenbeek, 90mila abitanti con una percentuale di musulmani che talvolta sfiora l’80% della popolazione. Qui Amedy Coulibaly, il francese che attaccò il supermercato kosher francese pochi giorni dopo l’attacco a Charlie Hebdo, ha trovato l’occorrente fatale. Dove Salah Abdeslam, il ricercato numero uno degli attacchi di Parigi del 13/11, è stato ritrovato in un covo ritenuto dismesso con decine di armi da assalto.

Il grande quartiere ha assunto le sembianze di un luogo maghrebino, divenuto la centrale del reclutamento dei foreign fighters in Europa, dove si parla arabo, sono arabe le insegne dei negozi e dei ristoranti, dove le donne girano col chador, mentre gli uomini passano le giornate nei bar. Il 30% dei circa 100mila abitanti è giovane, e la metà sono disoccupati. L’abbandono scolastico è altissimo, gira molta droga, e sono inflazionati il gioco d’azzardo e le rapine. Molenbeek però oggi è diventata una polveriera.

Bruxelles dunque come città delle congiure e degli intrighi così trasparenti, in cui i sanguinosi attentati terroristici di martedì scorso 22 marzo, all’aeroporto di Zaventem e allastazione Maelbeek della metropolitana, sono avvenuti, rispettivamente, uno a poca distanza dal quartiere generale della NATOed uno nei pressi dei palazzi dell’UE, in uno dei tratti tra i più limpidi ed impenetrabili d’Europa. Due bombe sono esplose all’aroporto di Zaventem, e una terza allametropolitana diMaelbeek, due fratelli hanno fatto esplodere gli ordigni esplosivi, Ibrahim e Khalid el-Bakraoui … mentre il terzo terrorista dell’aeroporto non è stato ancora identificato e un quarto sospetto, chiamato dai media Najim Laachraoui, è ancora in fuga. Gli jihadisti sono stati collegati agli attacchi dello scorso novembre a Parigi. È evidente che omertà e complicità delle intelligence coprono la manovalanza terroristica che fa strage nelle capitali europee, sono i grandi elemosinieri dell’IS con cui l’occidente si allea, fa affari, da cui acquista grezzo e vende armi … e allora prima del fallimento delle intelligence, c’è stato quello della politica, i pirañas del Golfo … le petromonarchie arabe … la Turchia di Erdogan.

Immancabilmente la versione ufficiale ha diramato le solite veline di regime, per cui il famigerato Stato Islamico, avrebbe rivendicato la paternità della strage attraverso lAmaq News Agency: si tratterebbe di una rappresaglia per le disfatte infertegli in Medio Oriente. Oppure l’attentato sarebbe una risposta al recente arresto di Salah Abdeslam, il presunto terrorista sopravvissuto alla strage del 13/11, per sfuggire all’imminente cattura.Ma entrambi le spiegazioni non soddisfano completamente i palati raffinati. Secondo Bilal Benyaich, studioso a Bruxelles dell’islamismo radicale presso l’Istituto Itinera, « a Molenbeek con 1000 euro puoi procurarti un’arma pesante in mezz’ora. È un luogo dove puoi scomparire, dove ottieni aiuto logistico per compiere attentati terroristici. È come una base aerea per jihadisti. L’estremismo prospera e anche se succede qualcosa di strano, nessuno nel quartiere avvisa la polizia … »

Ce l’avevano detto e ripetuto che il terrorismo permanente e imperante sarebbe stata la presenza ossessiva dei prossimi vent’anni. Non è altro che il rilancio della guerra al terrorismo di George W. Bush, riproposta in altro tempo e altro spazio … in un’Europa sottoposta ad una recessione storica, ad una migrazione di massa senza precedenti, e ad una guerra mondiale “ibrida”, di bassa intensità, che stravolgeranno gli assetti politici culturali della raffinata civiltà occidentale, trasformandoli in un ammasso informe di identità, popoli, culture, prive di anima, ma in continuo conflitto tra di loro.

Da più parti è già stata invocata vendetta contro i terroristi islamici, Ue, Usa e Nato annunciano di voler intensificare raid e bombardamenti in Iraq e Siria e gli stati balcanici si apprestano a nuovi pogrom contro rifugiati e immigrati. Bruxelles, cuore d’Europa, è una città fantasma. Tutto è immobile, non decollano più né atterrano aerei e non partono più treni. Resta sospesa tra la vita e la morte dopo l’ondata di attentati, che ne ha confermato il ruolo di capitale del terrore jihadista europeo. E dunque questi atti di terrorismo appaiono come l’ennesima espressione della strategia della tensione che sta cercando di ottenere attraverso la violenza scaricata sui cittadini obiettivi ben precisi: riaffermazione condizionata della coesione tra gli stati dell’UE e asservimento totale al volere dell’imperialismo Usa, nella guerra in atto contro la Russia e tutti i suoi satelliti.

Secondo i dati raccolti dal “Guardian” il Belgio, un Paese di 11 milioni di abitanti di cui solo il 4% è di fede musulmana, ha fornito alla Siria il più alto numero di combattenti pro capite di qualsiasi altra nazione europea. Ma il problema non è nato con la guerra civile in Siria. Al contrario, si è formato nel corso di molti anni in cui i legami tra le reti jihadiste locali e quelle francesi sono diventati sempre più profondi. Negli anni ‘80 e ‘90 il Belgio ha patito ondate terroristiche legate alla violenza in Medio Oriente. L’intervento militare attuale contro lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante è composto infatti da una coalizione internazionale chemira a interdire l’espansione dei jihadisti salafiti dell’IS, che hanno preso il controllo nel corso del 2014 di città quali Al Raqqa in Siria, Falluja, Mossul, e Tikrit in Iraq.

“Promettiamo giorni cupi ai Paesi crociati che si sono alleati contro lo Stato Islamico – recita la rivendicazione diffusa da Amaq News, dopo gli attacchi all’aeroporto e alla metropolitana della capitale belga – rispondiamo alla loro aggressione contro il nostro Stato”. L’ennesimo avvertimento, ai governi che combattono con raid aerei e bombardamenti il Califfato.

Dall’agosto 2014, anche la Francia è impegnata con oltre 3.000 militari in una campagna globale contro il “terrorismo di matrice islamica” in Africa (operazione Burkhane). Come se non bastasse, a conclusione di “Rio 2012″, summit Onu sullo sviluppo sostenibile, il presidente francese Holland aveva annunciato che a partire dal 2013 e sino al 2020 la Francia avrebbe addestrato più di 100.000 militari africani per “contribuire a garantire la sicurezza del Continente e preparare forze in grado di sostenere missioni di stabilizzazione”. Una controffensiva neocoloniale che Parigi ha pagato con un tragico bagno di sangue. Ma anche il Belgio ha fatto la sua parte, e Bruxelles è anche al di là di tutto un luogo altamente simbolico per i luoghi che sono stati presi di mira da parte degli attentatori, l’aeroporto e la metropolitana, perché in questo modo hanno toccato la dimensione internazionale del Belgio, la sua capitale d’Europa … e le linee metropolitane interessate sono proprio quelle che mettono in comunicazione la Commissione e il Parlamento europei, in questo modo si è voluto fare terrorismo simbolico attraverso attacchi che hanno minimizzato le risorse per ottenere un massimo di effetto, con l’uso di una propaganda terroristica vincente, di cui l’IS si è mostrato particolarmente competente.

Si sta verificando l’intensificazione della politica terroristica in Europa, proprio perché siamo immersi in quel contesto internazionale di guerra “ibrida”, composta di campagne neocolonialistiche da parte delle potenze occidentali, che diffondono violenza e morte, attraverso raid e bombardamenti, e la risposta del terrorismo in Europa da parte del Califfato, che ha l’effetto indiretto di galvanizzare il fenomeno dei combattenti stranieri. Però un’altra asimmetria “ibrida” della vicenda consiste nel fatto che i terroristi stavolta non abbiano dimenticato di seminare i loro passaporti da qualche parte, ma anche nel fatto che i media abbiano diffuso un video fasullo sullo scoppio della bomba in aeroporto, come è accaduto anche in occasione degli stupri di Colonia (per altro una false flag). Per quale motivo la stampa internazionale avrebbe tanta fretta di comunicare i fatti e gli eventi, anche con video fasulli e false testimonianze ? Beh … probabilmente la risposta prevede due interpretazioni … nel caso di Colonia non esisteva alcuna testimonianza fotografica delle “aggressioni sessuali” della notte di capodanno … mentre negli attacchi di Bruxelles la frenesia giornalistica della ripresa di un atto terroristico è stata dettata dalla fretta, anche perché il pubblico di massa difficilmente se ne sarebbe accorto.

Dunque Charlie Hebdo … Bataclan … Colonia … Bruxelles … sarebbero tappe programmate di una strategia della tensione? Oppure una logica e coerente risposta del Califfato alle aggressioni militari della coalizione internazionale ? Entrambe le cose direi, perché il terrorismo risulta perfettamente funzionale al finanzcapitalismo, è riflesso condizionato delle aggressioni imperialistiche degli stati occidentali verso il territorio afro-asiatico, e serve naturalmente alle esigenze del potere imperiale, che mira alla cooptazione dell’Europa, sua creatura e di conseguenza sua naturale collaborazionista e alleata in questa guerra mondiale “ibrida”, ed anche alla destabilizzazione di quelle aree afro-asiatiche così preziose per la gestione delle risorse energetiche del pianeta.

Un labirinto apparentemente confuso, ma in realtà perfettamente sensato di eventi, riversa sull’Europa uno stato di guerra permanente, giocato su molti fronti, composto di violenza militare, terroristica, economico e finanziaria, in modo da abituare gli europei a convivere con una condizione di terrore collettivo continuo, e al fine di esorcizzare poi le loro paure attraverso l’assuefazione al disagio sociale. Ma l’altra faccia del Belgio è splendida come l’oro … infatti è anche un “paradiso fiscale”, il paese in cui le multinazionali pagano meno tasse delle calorie di una Coca Cola Light. Benessere economico per le oligarchie finanziarie e stragi di stato per i comuni mortali. Il Belgio è da anni il paradiso delle grandi corporation internazionali, i governi di Bruxelles hanno spinto l’acceleratore su una politica aggressiva di attrazione dei grossi capitali, attraverso il meccanismo degli “utili eccedentari”, un principio che consente alle grandi corporation di erodere fino al 90% della base imponibile. Una pratica «illegale», secondo l’esecutivo della Ue, adottata in Belgio dal 2004 e che in modo un po’ surreale consente alle società di non pagare tasse.

Nel paese le imprese possono anche dedurre l’80% degli utili netti derivanti da brevetti, con un tasso effettivo d’imposta del 6,8%. Gli investimenti in ricerca e sviluppo possono invece essere dedotti al 13,5%. Ma non basta. La ritenuta d’acconto sugli stipendi dei ricercatori viene dedotta all’80% mentre le holding possono dedurre il 95% dei dividendi ricevuti dalle società controllate. Una misura, questa, che continua ad attrarre grandi società per i risparmi che può generare. Ce n’è abbastanza per far dire all’ufficio fiscale di Bruxelles che il Belgio è il cancello d’ingresso in Europa delle corporation internazionali, un vero e proprio gatekeeper del sistema … il cuore del finanzcapitalismo imperiale.

Rosanna Spadini

Fonte: www.comedonchisciotte.org

24.03.2016

Riferimenti

https://www.youtube.com/watch?v=ixtlDrEGfW4

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2016-01-13/ecco-come-e-perche-belgio-e-diventato-paradiso-fiscale-multinazionali-170735.shtml?uuid=ACiTeM9B

http://it.euronews.com/2016/03/22/didier-leroy-esperto-anti-terrorismo-belga-la-coalizione-anti-isis-galvanizza-i/

http://it.sputniknews.com/opinioni/20160322/2324146/bruxelles-attentati-daesh.html

http://www.activistpost.com/2016/03/cnn-footage-from-2011-claiming-tuesdays-brussels-attacks.html

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