BERLUSCONI E LA COMMISSIONE D'INCHIESTA

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DI PIERO LA PORTA
pierolaporta.it

Il Cavaliere, ripresentandosi nel teatrino della politica, dette un annuncio: faremo una commissione d’inchiesta che indaghi sull’incarico di governo conferito a Mario Monti. Il diabolico professore non ha avuto difficoltà a prenderlo in giro, presentando l’annuncio come una delle stravaganze di Berlusconi. Con quelle parole Berlusconi aprì uno spiraglio dal quale, come le stanze nelle quali c’è un morto ammazzato nascosto da tempo, provenne un puzzo insopportabile. Subito dopo tuttavia Berlusconi richiuse la fessura e, allo stato dei fatti, il suo, più che un annuncio, ha la veste di un misterioso messaggio minatorio che si conclude con un “altrimenti spiffero tutto”.
Abbiamo imparato da tempo che esiste un sistema al di sopra dei normali rituali democratici, nel quale l’economia e la finanza vengono strutturate e plasmate, senza alcuna consultazione con gran parte dei governi europei, i cui rappresentanti, quelli italiani in particolare, quando riuniti nei vari fori transnazionali, devono solo fare finta di approvare quanto altri hanno già deciso per loro.

A similitudine della cupola mafiosa, sulle nostre teste grava un sistema nel quale le banche internazionali, il fondo monetario, la Bce e la piramide Rothschild sono solo alcune delle centrali che decidono del futuro dell’economia, senza alcuna riverenza per le istituzioni democratiche.

In questa area infetta del pianeta circa tre anni decisero che il Mediterraneo dovesse infiammarsi. Chi controlla l’economia globale non si lascia sfuggire la possibilità di collocare in questo o quel governo, in questa o quella presidenza della repubblica chi sia disponibile a seguirne i dettami con cinica devozione.

Se il Cavaliere evocava questo, annunciando una “commissione d’inchiesta”, come il lettore può osservare, egli fu più reticente di chi scrive. Allo stato dei fatti, Silvio Berlusconi appare come quelle comari, le quali, alludendo alle corna del vicino di ballatoio, un momento prima di svelarne le tresche s’arroccano dietro un “non fatemi parlare”, più che altro preoccupate che non affiorino anche le proprie magagne.

Se Berlusconi non avesse avuto nulla da temere, avrebbe detto: ”Istituiremo una commissione d’inchiesta perché l’incarico a Mario Monti è stato conferito così, così e per queste ragioni…” fornendo un’accusa strutturata e motivata, a causa della quale avrebbe naturalmente scatenato le più roventi polemiche; essa tuttavia sarebbe stata comprensibile per l’elettorato e a suo modo chiarificatrice anche delle vicende economiche che ci affliggono. Berlusconi non ha fatto così e ha preferito l’allusione effimera e reticente all’accusa con dati di fatto. Questo significa, fino a prova contraria, che egli se non è (o non è più) parte di quel sistema che opera sulle nostre teste, aspira a (ri)entrarvi; egli non offre dunque più garanzie dei concorrenti che vorrebbe schizzare di fango.

Quando, anni fa, Berlusconi affrontò nei duelli televisivi Romano Prodi, che si era appena tolto il camice di consigliere internazionale di Goldman Sachs, poi indossato da Mario Monti, lo staff di via dell’Umiltà gli preparò una quantità di schede che descrivevano il ruolo di Prodi nella crisi economica del 1992-1994 e nelle speculazioni contro la lira. Silvio Berlusconi preferì non farne parola e uscire sconfitto dai duelli televisivi. Insomma scelse di non toccare la cupola finanziaria internazionale. Non sembra aver mutato parere.

Se vuole esser credibile, dopo tutte le piroette con le quali ci ha danneggiato e, non dimentichiamolo, ha propiziato l’avvento del diabolico professore, Berlusconi deve vuotare il sacco con gli elettori dai quali chiede il voto.

Questa è l’unica prova di credibilità che egli può dare, ma che non darà mai, perché è un pavido, ricco e di genio, ma pur sempre un pavido.

Piero La Porta
Fonte: www.pierolaporta.it
Link: http://www.pierolaporta.it/nientaltro-che-un-don-abbondio-ricco-e-geniale/
7.01.2012

Titolo originale “Solo un pavido, anche se ricco e geniale”

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