Apologia di Al-Jazeera

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DI MOHAMED SABER MHADBI

Perché le tv e i giornali cosiddetti “autorevoli” italiani se la prendono tanto con al-Jazeera? Qual è la ragione di tanto livore? L’esistenza di un canale satellitare d’informazione finalmente svincolato dai governi arabi non è prova della “democratizzazione del mondo arabo”?

Questo articolo non pretende di essere una impeccabile analisi scientifica né una erudita inchiesta giornalistica. Bensì, una sincera riflessione personale messa nero su bianco, volta ad esprimere – permettetemelo – un giudizio oltre che sull’Amministrazione statunitense, anche e soprattutto, sui suoi – comunque e in ogni caso – fedeli alleati nella classe politica e nei mass-media italiani e sul loro approccio a tematiche di massiccia e rilevante presenza nel nostro quotidiano, come la disastrosa realtà nel mondo arabo-islamico o l’altrettanto drammatica situazione della comunità arabo-musulmana in Italia. Una riflessione esposta da uno che pur appartenendo a quella parte del mondo, si sente al tempo stesso legato (forse per sempre) a questa parte dello stesso mondo che è sempre più caotico, contraddittorio e, ora più che mai, crudele ed ingiusto.Sono tuttavia sicuro di esprimere un’opinione assai diffusa e visceralmente condivisa da moltissimi arabi, cristiani e musulmani, ma anche da tantissimi italiani, religiosi ed atei. Ora però vorrei entrare nel merito di questa riflessione.

È ormai saputo che da sempre – cioè dalla sua nascita nel 1996 – l’emittente araba Aljazeera è nel vigliacco mirino della quasi totalità dei centennali e oligarchici governi arabi. E fin qui nulla di strano, poiché da simili regimi corrotti e dittatoriali abituati ad una informazione addomesticata, servile ed accomodante, non ci si può aspettare un trattamento migliore per un organo mediatico moralmente onesto, scrupoloso e libero da ogni vincolo ideologico o politico, quale è, appunto, Aljazeera. Ma quel che dovrebbe apparire nuovo, strano e deludente (ma in realtà per nulla lo è) è il fatto che quest’ultima venga sistematicamente presa d’assalto proprio dai media occidentali, italiani in particolare, quotidiani “autorevoli” e meno autorevoli e canali televisivi pubblici e “privati”. Quelli che da sempre si vantano di essere il nitido specchio della civiltà “liberal-democratica” occidentale. Ma ancora una volta – cioè dal tragico evento dell’11/9 – o per “invidia professionale” o per puro servilismo o, peggio, per raggiungere scopi politico-ideologici, hanno intensificato la loro frenetica e paranoica sequela di chiose e di subdole allusioni su questo disobbediente e rivoluzionario fenomeno mediatico. E, chi più ne ha più ne metta.

Aljazeera, i cui giornalisti, in buona parte reduci da una intensa e significativa esperienza nella BBC, con alta professionalità ed inusuale e acuta audacia nella ricerca e nell’esposizione della verità, volendo o no, non cessa di mettere in imbarazzo la più feroce e temibile “superPREpotenza”, gli Stati uniti d’America e la sua supertecnologica macchina bellica, e di smascherarne pretesti, menzogne ed atrocità. Tant’è vero che da quella data l’emittente continua a pagare il prezzo della sua ardita missione con l’uccisione e l’imprigionamento dei suoi giornalisti e il bombardamento o la chiusura forzata dei suoi uffici ecc.

Ora, tutta questa nevrosi è dovuta, a mio avviso, al fatto che una realtà come Aljazeera costituisce una assoluta ed inattesa novità a cui le potenze occidentali e i loro media non erano abituati e neanche preparati. Così come non lo erano nemmeno i loro scagnozzi fra i regimi arabi.

Questo pur relativo, ma determinante, riequilibrio nella bilancia del potere mediatico che fino a qualche anno fa pendeva totalmente da una parte ha messo a nudo e in modo irrimediabilmente desolante, le reali e subdole ragioni celate dai soliti ed ormai consumati slogan sulla democrazia, la libertà di espressione, ecc, con cui lo Zio Sam e quanti gli fanno coro fra forze politiche, poteri finanziari ed élite mediatico-intellettuali, giustificano i perpetui crimini ed abusi a danno dei popoli del mondo arabo-islamico e dei suoi originari esiliati in Occidente.

Infatti, alla prima prova – con la scesa in campo di Aljazeera – tutti quei bei discorsi sulla “democratizzazione” del mondo arabo si sono rivelati – e non è che ne siamo sorpresi – null’altro che pretesti per celare i veri e loschi fini dietro tanto accanimento sui cosiddetti “nemici della libertà”. Ma l’Occidente, della democratizzazione del cosiddetto Medio Oriente, se ne è sempre e del tutto infischiato, fino a quando le cieche reazioni all’oppressione e alla corruzione – continuamente tollerate e perfino giustificate dalle democrazie occidentali – non hanno colpito dentro casa; allora si è mosso, ma sempre con il piede sbagliato. Perchè il fine, anch’esso, è sbagliato.

Altrimenti come ci spieghiamo l’incessante sostegno che l’Occidente, da più di mezzo secolo, persiste nel garantire ai regimi più corrotti e più sanguinari del mondo arabo-islamico, logicamente, fintanto che questi si attenevano ad un comportamento servile ed ubbidiente, garantendo e assicurando a loro volta “i sacri interessi” del padrone “democratico” e “civilizzato”? Non a caso, in questi giorni, assistiamo ad una distinzione singolare – e significativa nella sua ambiguità – fra paesi arabi “moderati” e “democratici” da un lato e “dittatoriali” e “oscurantisti” dall’altro! Il criterio usato dall’Occidente capeggiato dallo Zio Sam nell’attribuire tali definizioni non è, ahimè, se i regimi in questi paesi siano democratici o no. O se vi siano carceri e campi di concentramento affollati di prigionieri politici e di opinione o meno o, ancora, se le violazioni dei più basilari diritti umani su uomini, donne, vecchi e bambini fossero all’ordine del giorno. Ebbene, l’unico ed imprescindibile criterio è quello della natura del voto dato – e continuamente rivalutato – a questi regimi per la loro fedeltà al giuramento di ubbidienza proferito da ognuno di essi ai dettami del Padrone eterno, nei solenni riti di iniziazione celebrati a Washington all’inizio dei loro mandati. L’ultimo caso è stato quello dell’ex (anzi, direi anche attuale) collaboratore dei servizi americani, il primo ministro iracheno, Allawi. Che è stato inoltre il primo elettore a dare il suo voto al macellaio Bush, benedicendo i suoi crimini di guerra. Dopo tutto sono complici! No?

L’avvento di Aljazeera ha in più smascherato l’ipocrisia e l’arroganza di gran parte dei media e delle forze politiche italiane, di destra e di sinistra (“moderate”, per intenderci). Le quali pare che quando si tratti di rivendicare e di proteggere lo strategico vantaggio dell’egemonia e della supremazia occidentali convergano senza esitazione, spolverando e riscoprendo, per l’occasione, quella già sperimentata ed ormai consolidata consorteria politica, tipicamente occidentale. Talmente pragmatica e “razionale” al punto che ogni specificità ideologica o riferimento morale, che normalmente contraddistinguono gli uni dagli altri, si piegano davanti alla comune strategia di salvaguardare i sacri interessi e le inabdicabili conquiste della “Civiltà occidentale”. E se la libertà d’informazione nel Vicino Oriente dovesse essere d’intralcio all’avanzamento della macchina della globalizzazione? Beh, viene schiacciata! Anche con la violenza? Anche con i carri armati! (basti ricordare il martire Tariq Ayyub, corrispondente di Aljazeera da Bagdad, preso di mira e massacrato da un carro armato, solo perchè testimoniava la realtà).

La straordinaria capacità di Aljazeera di attingere alle fonti le sue notizie, che con una incontestabile scrupolosità trasmette ed analizza in piena autonomia e con senso di responsabilità (cosa che al giorno d’oggi è raramente riscontrabile anche nei più quotati organi d’informazione nel mondo), ed il suo prezioso e determinante ruolo nella formazione di un’opinione pubblica e di una coscienza culturale, intellettuale e politica comuni in tutto il mondo arabo segnino, da un lato, la fine di un’era caratterizzata dalla nostra assenza totale dalla scena internazionale (se non in qualità di passivi ed ininfluenti spettatori), dall’altro, il preludio di una nuova fase (drammatica, sì, ma cruciale) nella nostra storia moderna, in cui, seppur con passi lenti e tanti sacrifici, a causa dei numerosi ostacoli interni ed esterni, si va verso La Rinascita. Un processo questo, evidentemente, preannunciato da manifestazioni che rappresentano un risveglio da quel profondo sonno durato secoli. Sono tutte caratteristiche che fanno di Aljazeera un “inevitabile” obiettivo nel mirino dell’inarrestabile “Democrazia Imperiale” come qualcuno con acutezza l’ha definita. A mio parere i nomi calzanti sono tanti, tuttavia le immagini che vengono trasmesse, senza ritocchi, specialmente da Aljazeera sono le uniche a poter attribuire la definizione più appropriata.

Tornando, invece, in Italia – che in realtà non abbiamo lasciato – i numerosi tristi ed arroganti tentativi di diffamare Aljazeera e di ostacolarne la missione, sono sostenuti e giustificati, evidentemente, anche dall’atteggiamento a dir poco accondiscendente, ipocrita ed opportunistico di certi giornalisti e cosiddetti “intellettuali”, anche di origine araba, che per ambizione e servilismo, in un’atmosfera di patologica ambivalenza, sono pronti a tutto e di più! A costoro la mancanza di professionalità e d’onestà intellettuale consigliano di falsificare la realtà degli eventi riguardanti il mondo arabo-musulmano con notizie false ed analisi evanescenti – sfornate e confezionate, pronte a soddisfare le esigenze di un mercato politico-mediatico ormai privo di ogni valore morale -, senza mai addurre ragionevoli e credibili prove a sostegno delle loro tesi.

Fra i casi più emblematici riguardo alla lobby (perchè è di lobby che si tratta) dei giustificazionisti, fra i quali qualcuno ha anche la nostra stessa pelle (o almeno così sembra) e parla la nostra lingua, spicca quello di (omissis)*, il più discusso e paranoico (anche se appare tranquillo e ponderato) fra i sedicenti esperti di islamismo e di “questioni mediorientali”. Ormai unico e supremo riferimento dei mezzi di disinformazione in Italia. Il quale da tempo – più o meno dall’11 settembre, la data più rievocata e strumentalizzata nella storia – ha ingaggiato una feroce battaglia senza esclusione di colpi contro Aljazeera e i suoi giornalisti, e che ostinatamente intensificò subito dopo l’invasione dell’Iraq. Basterebbe un’occhiata ai suoi articoli nell’ultimo anno per scoprire che l’emittente satellitare del Qatar è diventata il suo incubo permanente, al punto di chiederne la chiusura (!), perché considerata un “megafono per i terroristi”. Per non parlare del suo nemico numero uno. Ovvero, le associazioni islamiche in Italia (e non solo), in particolare l’Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche d’Italia), che fra l’altro (e forse proprio per questo) è l’ente più rappresentativo dei musulmani sul territorio nazionale, anche se non è l’unico. Verso il quale, il “salvatore” dell’Occidente, con irrefrenabile odio, ha dichiarato una “guerra santa”…

Nominandosi propugnatore di “coraggiose iniziative” volte a fronteggiare la presenza e la fantomatica influenza dei cosiddetti fondamentalisti, estremisti e pure terroristi, “islamici” ovviamente, facendone un amalgama strumentale – utile a confondere le idee a quanti ignorano quella realtà e al tempo stesso pretestuoso per coloro che la realtà la conoscono ma ai quali questa confusione fa comodo per precisi scopi – e mobilitandogli contro persino istituzioni dello Stato. Le quali senza esitazione e in totale violazione della Costituzione dello Stato Italiano si sono mosse in più occasioni espellendo illegalmente cittadini stranieri (ovviamente musulmani) residenti legalmente in Italia, e da molti anni. Signori miei, non stiamo parlando di uno di quegli Stati autoritari, verso i quali vengono effettuate le espulsioni e nei quali gli espulsi rischiano persecuzioni, torture e addirittura la morte. No! Stiamo, invece, parlando dello Stato civile e democratico, lo Stato di diritto, lo Stato italiano.

Da quando ha mosso la sua crociata, l’avveduto “esperto” non smette di tacciare Aljazeera e i suoi giornalisti di connivenza e di trasversalità con i movimenti “estremisti” e “terroristi” fungendone da megafono. Ricorrendo alle solite accuse di istigazione all’“anti-americanismo” e “anti-ebraismo”, e quant’altro esista nel suo strabocchevole vocabolario, egli usa uno strumento ormai di grande efficacia nell’azzittire ogni voce che si alzi denunciando i crimini che gli Stati Uniti compiono nel mondo, e in Iraq in particolare (basti seguire i telegiornali – non quelli italiani! – per rendersi conto della dimensione della carneficina nelle città del cosiddetto “triangolo sunnita”), e nel soffocare ogni grido lanciato contro lo spietato e sistematico genocidio perpetrato dallo Stato sionista per mezzo del suo esercito di occupazione, a danno dell’eroico martoriato popolo palestinese (anche in questo caso, salvo rare eccezioni, è fortemente sconsigliato affidarsi ai media italiani).

Alimentando l’ondata d’islamofobia che travolge ormai tutto l’Occidente, attizzando le anime gia esacerbate – da episodi isolati ma amplificati – e terrorizzando chiunque intenda nuotare contro corrente, queste lobby ottengono spaventosi successi nella loro strategia di portare tutti verso una totale subordinazione all’Impero ed un infinito giustificazionismo delle sue ingiustizie ed atrocità che – spietato e acciecato da una cronica cupidigia come è – infligge a tutti i deboli del mondo.

Non potrei, a tale riguardo, non accennare a quelle trasmissioni-salottino in cui ospiti eleganti e “benpensanti”, fra “esperti strateghi” e “valenti studiosi” del mondo arabo-musulmano, fanno coro ad un eccentrico e camaleontico conduttore, in un’operetta monocorde. Ma al termine di ogni puntata dell’interminabile serie beautifuliana, se sei appena più che un bambino, ti rendi facilmente conto di aver assistito ad una commedia teatrale che un gruppo fra razzisti, sionisti, islamofobi ed ipocriti machiavellici ha interpretato, come il “Signore” (il loro Signore) ha comandato.

Però, se questa è la situazione di alcune forze politiche, dei media e dei fasulli e cupidi studiosi, è tutt’altra, invece, quella realtà che ci dimostra lo spirito di apertura e di solidarietà di molti italiani, uomini e donne moralmente e politicamente onesti. Quella gente (e quanta è!) che scende in piazza sì per condannare il terrorismo reazionario (effetto), ma scende anche (o soprattutto) per condannare il terrorismo di Stato (causa) di Bush e di Sharon in Iraq e in Palestina, e la connivenza dei governi occidentali. Una maggioranza che con coerenza e determinazione si oppone a quella alleanza dei “buoni” che rappresentano “Il Bene” assoluto contro i “cattivi” che impersonano “Il Male”, in un vero e proprio “scontro fra civiltà”.

Non vorrei, infine, dimenticare l’audacia di una informazione italiana che con i pochi mezzi a disposizione non si riparmia nel dare una contro-informazione, svelando per quel che è una potente e cancrenosa disinformazione.

Mohamed Saber Mhadi
Fonte:www.aljazeera.it
19.10.04

* (ometto il suo nome per evitare eventuali conseguenze del tipo: essere prelevato da casa mia – alle quattro del mattino, per esempio – e poi imbarcato sul primo aereo per Tunisi, con l’accusa di connivenza con il terrorismo, di anti-semitismo, eccetera – dopotutto le accuse sono tante e sono là, confezionate e pronte per essere lanciate come quei missili che cadono tutte le ore sulle teste dei palestinesi e degli iracheni. Ciò potrebbe tranquillamente accadere nonostante il mio status di rifugiato politico… e non sarebbe il primo caso).

Ultimo aggiornamento ( giovedì, 21 ottobre 2004 )

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