AMAZON, UN COMPLICE PER L'ASSASSINIO

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DI NORMAN SALOMON
Counterpunch

Il presidente Obama sta valutando se ordinare alla Central Intelligence Agency di uccidere – o meno – un cittadino statunitense in Pakistan. Questa è la grande notizia della settimana. Ma nascosto in piena vista, è il fatto che Amazon sarebbe complice nell’assassinio.

Amazon ha un contratto di 600 milioni di dollari con la CIA, per fornire all’agenzia servizi informatici “cloud”. Dopo la conferma definitiva dell’accordo di qualche mese fa, Amazon ha dichiarato: “Non vediamo l’ora di iniziare una fruttuosa collaborazione con la CIA.”

La collaborazione implica che Amazon – il cui logo è una freccia che sorride dalla A alla Z, e che vende prodotti a milioni di persone ogni settimana – è responsabile di custodire i segreti della CIA, e di raccogliere informazioni per aiutare l’agenzia a fare il suo lavoro. Che include gli attacchi dei droni.

Gli attacchi dei droni in Pakistan costituiscono “un’operazione interamente della CIA”, ha detto il reporter del New York Times Mark Mazzetti, martedì sera nel corso di un’intervista alla NewsHour della PBS. Ha aggiunto che “il governo Pakistano non permetterà che i militari [statunitensi] prendano il controllo della missione, poiché vuole mantenere quella sorta di apparenza di segretezza, fornita dalla CIA.”

Finora, le sinistre implicazioni del nuovo ruolo di Amazon in seno alla CIA hanno ricevuto scarsa attenzione da parte dell’opinione pubblica.

Come maggiore Web retailer al mondo, Amazon ha costruito il suo modello di affari sull’accumulo garantito e sull’analisi di una massiccia quantità di dati personali. La sezione Amazon Web Services dell’azienda, ha ottenuto il contratto con la CIA fra fervide speranze che la collaborazione avrebbe aperto nuovi vasti scenari per un’ulteriore compenetrazione fra la sorveglianza e gli affari bellici.

È notevole come Amazon non abbia proposto un’offerta al ribasso per questo contratto da 600 milioni di dollari. L’azienda si è guadagnata l’affare dopo aver convinto la CIA delle sue superiori capacità tecniche nel regno digitale.

Amazon è oramai parte integrante della politica estera Statunitense, fatta di minacce e uccisioni.

Qualsiasi decisione presidenziale di prendersi la vita di un cittadino Americano, fa parte di una questione più ampia e grave. Qualunque sia la nazionalità di quelli che sentono il ronzio minaccioso di un drone, sopra le loro teste, l’occupazione dei cieli volta a minacciare e uccidere quelli che stanno sotto, è immorale. E, come è stato stabilito attualmente, incostituzionale.

L’11 Febbraio, il Times ha riferito che l’amministrazione Obama “sta dibattendo se autorizzare o meno un attacco letale contro il cittadino americano che vive in Pakistan, e che alcuni credono stia pianificando attivamente degli attacchi terroristici.” In effetti, è in discussione se il presidente debba o no ordinare un’esecuzione sommaria – un assassinio – su suo comando.

La maniera Americana non dovrebbe essere questa maniera. Il “dovuto processo di legge” richiesto dal Quinto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, non dovrebbe essere qualsiasi cosa decida il presidente di fare.

Una stampa libera e indipendente è cruciale nell’opposizione a questi andamenti disastrosi. Ma i fattori strutturali del potere corporativo continuano a minare il potenziale del giornalismo. Il Washington Post ne è un triste esempio.

Sei mesi fa, Jeff Bezos – l’amministratore delegato e principale influente di Amazon – ha acquistato il Post. Ma nel giornale, le cronache in corso riguardanti la CIA, non informano i lettori che il grande contratto della CIA con Amazon giova alla ricchezza personale dell’unico proprietario del Post.

Questo rifiuto di rendere palese un tale conflitto di interessi, è molto più di una semplice omissione per amore delle apparenze. È indicativo di una maggiore collusione del potere corporativo dei grandi media, con il potere governativo. L’effetto leva di questa convergenza sta diventando sempre meno riconosciuto o evidente, mentre diventa sempre più consolidato e prevalente.

Dopo uno scambio di mail con me, in merito alla questione del non svelamento all’inizio di Gennaio, l’editore esecutivo del Washington Post, Martin Baron, ha declinato l’invito dei canali mediatici, a rispondere a delle domande sull’argomento. Il 15 Gennaio – quando ho inviato una petizione su RootsAction.org, intitolata “Washington Post: i Lettori meritano la Divulgazione completa delle informazioni riguardanti la CIA”, firmata da 30.000 persone, al quartier generale della testata, Baron ha rifiutato di incontrarsi con me, né ha incaricato alcun impiegato di ricevere la petizione. Chiaramente, la direzione del Post, desidera che questa faccenda svanisca.

Ma, come ho scritto a Baron il mese scorso, per il Washington Post è troppo comodo – e poco credibile – dichiarare che “non ci sarà un’influenza diretta del contratto di servizi cloud [Amazon – CIA], nella copertura informativa di materie come il coinvolgimento della CIA nella detenzione di prigioneri in condizioni di tortura; o nell’individuazione dei bersagli per gli attacchi dei droni; o nell’accumulo di dati a scopo anti-insurrezionale.”

Le condizioni di sorveglianza e di guerra continuano a convergere. Il Washington Post non vuole che insistiamo sulla divulgazione giornalistica. Amazon non vuole che insistiamo sulla responsabilità morale. Il Presidente Obama non vuole che insistiamo sulla costituzionalità basilare. Sarebbe una vergogna obbligarli.

Norman Solomon è co-fondatore di RootsAction.org e direttore fondatore dell’Institute for Public Accuracy (“Istituto per la Pubblica Trasparenza” n.d.t.). Fra i suoi libri ricordiamo “War Made Easy: come i Presidenti e gli Esperti continuano a far girare gli Stati Uniti attorno alla Morte.” Per ulteriori informazioni sul documentario basato sul libro : www.WarMadeEasyTheMovie.org

Fonte: www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/2014/02/12/amazon-an-accessory-to-assassination/

12.02.2014

Traduzione per www.comedonchsciotte a cura di NICOLETTA FRANCHINI

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