A PROPOSITO DEL POST DI GRILLO, MENTRE “I MERCATI” BOCCIANO MATTEO RENZI

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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero Pensiero

Articolo in contro.tendenza.
Sul post di Grillo, i media, i mercati, e l’affermazione del pensiero nazista in Europa.

Il post di Grillo di ieri è capitato davvero a fagiolo per poter commentare l’attuale stato delle cose europee, non solo italiane, dato che siamo dentro una guerra europea e siamo in campagna elettorale per le elezioni europee.

E’ noto a tutti che Grillo (lo fa da almeno 30 anni) usi l’iperbole come spina dorsale della sua attività di denuncia e diffusione di una interpretazione libertaria dell’esistenza. Non è neppure un mistero e tampoco una novità che sia un’iconoclasta. Dulcis in fundo è il leader simbolico dell’unica organizzazione politica italiana di massa all’opposizione.

Inevitabile, quindi, che i suoi post, il suo linguaggio, l’uso delle immagini, abbia un immediato impatto politico su ciò che avviene in Italia e susciti polemiche, dibattiti e interrogativi.
Il post di ieri ha prodotto immediatamente -direi con diabolica e furba abilità- una compatta levata di scudi da parte dell’intera classe politica dirigente italiana che si è trovata unita, in una totale complicità ecumenica, nel protestare contro, sostenendo che si trattava di una infamità, addirittura criminale. Tutti d’accordo. E quindi, tutti contenti del fatto che non vi sia stata possibilità alcuna di elaborare il Senso che quel post evocava. Neppure un interrogativo sul fatto, sul perchè di quella scelta, sulle motivazioni che devono aver spinto Grillo a considerare necessario un bel pugno allo stomaco nella coscienza degli italiani per svegliarsi, per rendersi conto di ciò che sta accadendo.
Di ciò che ci stanno facendo.
Ieri, dopo averlo letto, elaborato e alchemizzato, ho trascorso davvero una giornataccia, spesa in gran parte a litigare con tutti, nessuno escluso, trovandomi alla fine nella sorprendente situazione di accorgermi di essere rimasto da solo a sostenerlo. Triste constatazione.
Ho addirittura perso delle potenziali amicizie (nel senso che evidentemente erano, per l’appunto, solo potenziali).

La tragedia della Shoa è un tema per me che tocca sempre una profonda, radicata, antica sensibilità, dato che provengo da una famiglia di ebrei italiani derubata e distrutta dalle leggi razziali fasciste e per me (personalmente parlando) il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau non è solo un simbolo o una figurina astratta ma è il pezzo centrale della mia esistenza di pensatore italiano, europeo. Mio zio, Luciano Camerino, infatti, era tra quelle migliaia di ebrei che il 16 ottobre del 1943 sono state deportate e lì c’è rimasto fino al 23 gennaio del 1945. Tre quarti della sua famiglia, deportati insieme a lui, sono finiti dentro a un forno. Lui è ritornato a casa, a piedi. Era un giovane fisicamente molto forte, e lo sconvolgimento di ciò che aveva vissuto era stato talmente violento che aveva bisogno di respirare l’aria della libertà e della fine di un incubo. E così attraversò tutta l’Europa insieme al giovane tenente dell’Armata Rossa sovietica che gli diede da bere, sconvolto dalla guerra quanto lui, che buttò via la divisa, scegliendo di disertare, perchè diventò pacifista; e così quei due ragazzi, un ebreo italiano e un russo cristiano ortodosso, sconvolti da ciò che avevano vissuto, camminarono per circa un anno e mezzo finchè non arrivarono a Roma. Mi feci raccontare da mio zio tutto ciò che era possibile, ogni dettaglio, ogni piccolo particolare, quando avevo quattordici anni e lo ossessionavo con le mie domande perchè volevo sapere che cosa fosse successo. Ma soprattutto perchè. Nonostante la mia famiglia me lo avesse vietato, di nascosto da loro, uscivo con lui e gli ponevo assillanti domande. Lui rispondeva, parlarmi gli faceva bene. Prendevo appunti su un quadernino, pensando che da grande avrei fatto lo scrittore cercando di dare il mio contributo affinchè non si verificasse mai più un evento del genere. E’ ciò che ho cercato di fare sempre, da allora.
Ed è questa la ragione principale per cui difendo il post di Grillo.
Non solo.

Ci aggiungo addirittura il fatto che, nel caso fosse stato ancora vivo, Primo Levi, su La Stampa di Torino -dove scriveva- avrebbe scritto oggi un editoriale ringraziandolo per aver lanciato l’allarme, rendendo eterno il suo scritto “se questo è un uomo”. Quel post, infatti, rende ancora viva -secondo una modalità civile e civica “alta”- la rimembranza della tragedia della Shoa ed è perfettamente in linea con l’idea del culto della memoria storica. Gli regala un sapore inedito di fondamentale importanza sottraendo quell’evento alla sua massificata volgarizzazione, perchè ne ricorda il significato “politico ultimo”: l’idea che un gruppo di criminali decida e stabilisca di appartenere a una presupposta e sedicente razza superiore, che si arroga il diritto divino di poter godere e usufruire di privilegi eliminando dalla faccia della Terra milioni di persone innocenti, annullando le loro esistenze, uccidendo nel nome di un banale, volgare e piatto interesse mercantile privato. Come ben ci ha spiegato la filosofa Hanna Arendt, “il male è banale”. I nazisti, infatti, non erano una setta, o un gruppo strutturato secondo una certa ideologia, e tutta la mistica costruita sul nazismo è falsa, ingegnosamente e artatamente falsa. Erano dei banditi criminali assassini e basta: dietro non c’era nulla.
Nè più nè meno di ciò che sono i mafiosi, qualunque sia la nazione cui appartengono.
Sono contrario a ogni forma di museizzazione e mi fanno vomitare i servili e deferenti lacchè che il “giorno della memoria” fanno la fila per andare a Porta a Porta da Bruno Vespa per far vedere che loro sono buoni e democratici. Si intende, per 24 ore.
Mi disgusta.
Auschwitz deve essere un simbolo e una metafora, non è un museo.
E’ il simbolo (la definizione è del prof. Bruno Bettelheim, scritta nel 1975) “dell’osceno paradosso che appaia il lavoro alla libertà perchè identifica l’espressione dell’attività produttiva dell’essere umano in una forma di schiavizzazione coatta, che comporta a monte l’annullamento dell’individualità esistenziale e la riduzione della Persona a semplice cosa materiale, quindi da poter sfruttare e buttare via dentro a un forno quando non serve più”.
A differenza della stragrande maggioranza delle persone, non considero lo sterminio degli ebrei attuato dai nazisti come un evento unico, quindi irripetibile. Purtroppo, non è così.
Lo considero, invece, il più tragico esperimento di esecuzione di strage di innocenti mai verificatosi in Europa.
Un esperimento, appunto.
Quindi, da migliorare, da razionalizzare, per poter ottenere lo stesso risultato senza avere i danni collaterali causati dal fatto di dover dare tante spiegazioni sul perchè sia necessario, all’improvviso, praticare la soluzione finale eliminando dalla faccia della Terra degli umani considerati inutili.
Questo è il senso del post di Grillo, così almeno io l’ho letto, l’ho elaborato, l’ho vissuto, sulla base della mia esperienza esistenziale biografica.
Ringiovanisce e attualizza il pensiero di Primo Levi, di cui, francamente se ne sentiva e tuttora se ne sente il bisogno. Lo scrittore torinese, infatti, parlava del rispetto della Persona in quanto tale, incitando gli italiani a infiammare la propria passione civile nel difendere e salvaguardare il diritto al rispetto di chicchessia, di ogni diverso, di ogni debole, di ogni escluso, per il solo
fatto di essere parte della comunità degli Umani.
E noi oggi viviamo in un’epoca in cui il pensiero nazista (intendo dire: quello autenticamente vero, cioè il banditismo criminale mascherato da una dottrina) comincia ad affermarsi sempre di più, a diffondersi, e gli ebrei -per primi più di ogni altro- dovrebbero essere contenti del fatto che si tenti di innalzare una levata di scudi sulla nuova modalità di lancio, esecuzione e impiego dei campi di concentramento della società post-moderna: l’idea che, nel nome di un qualunque principio, sia lecito azzannare, deprivare, disossare, esseri umani innocenti, prima schiavizzandoli, poi facendoli oggetto di strategiche quotidiane menzogne, e infine eliminandoli, sapendo che nessuno protesterà mai per difenderli.
Esattamente come aveva fatto la Gestapo in Europa 80 anni fa.
Comincia a diffondersi sempre di più, e a manifestarsi nel reale, la tragica (nonchè azzeccata) previsione del filosofo americano Richard Rorty quando nel 2002 a Berkeley annunciava la promozione, nell’occidente americano europeo, di una nuova classe di intoccabili privilegiati, che lui definì “overclass”, composta da individui al di sopra della Legge e al di sopra del Diritto, esattamente come erano i membri e i sostenitori della Gestapo 80 anni fa.
Chi sostiene oggi, in Europa, the new overclass, qualunque sia la parte ideologica di provenienza, di destra, di sinistra o di centro, sta sostenendo l’affermazione del nuovo pensiero nazista che parte dal presupposto che le leggi, le istituzioni, le decisioni, i finanziamenti, gli investimenti e -in ultima istanza- il Senso delle esistenze degli umani europei, debbano essere decisi e stabili da un’esigua pattuglia di esseri che si sono auto-eletti una classe superiore rispetto agli altri. Come faceva la Gestapo.

Il più grande complimento in assoluto che si possa fare a uno scrittore consiste nel prendere in considerazione un suo testo datato, strapparlo all’attualità di quello specifico momento storico, e renderlo ancora vivo, dimostrando che la sua pertinenza a quell’evento era la scusa per costruire una grande metafora sul percorso della specie umana nel pianeta, trasformando quindi quell’opera in uno strumento sempre valido, immortale.
E’ ciò che fatto Grillo con il suo post: ha fatto risorgere dalla sua tomba Primo Levi, lo ha riesumato, lo ha di nuovo nobilitato davanti alle giovani generazioni che non avevano idea chi fosse costui, ha di nuovo reso forte, acuta, rombante e struggente la sua voce d’accusa nei confronti dei distratti, degli ipocriti, dei doppiogiochisti, di coloro che un tempo, nel cuore dell’Europa, hanno girato la testa da un’altra parte perchè non volevano vedere, sapere e prendere atto della realtà, esattamente nello stesso modo in cui lo fanno oggi tutti i cittadini della Repubblica Italiana che non vogliono prendere atto che “questo non è più un paese”.
E la responsabilità non è degli americani, nè dei tedeschi, nè dei russi, nè dei cinesi.
E’ del popolo italiano.

Basterebbe sottolineare il fatto, ad esempio, che tra le personalità che sostengono l’attuale governo c’è Roberto Formigoni, al quale la magistratura ha sequestrato ben 49 milioni di euro di beni sotto l’accusa di favoreggiamento, associazione a delinquere, truffa nei confronti dello Stato, abuso di potere, appropriazione indebita. Lui ha dichiarato di possedere 18 euro. Nessuna personalità politica al governo ha ritenuto opportuno rilasciare una dichiarazione in merito: non è normale.
Non ha Senso.
Il nazismo tedesco, non essendo altro che una banda di criminali banali assetati di danaro e potere, sapeva di riuscire nel suo piano soltanto a condizione di creare una società e uno stato di cose senza senso: anticamera dell’abbattimento del concetto di Diritto e di Legalità che sono i pilastri della civiltà evoluta umana.
“Se questo è un paese”, la frase incriminata di Beppe Grillo che trasforma, ringiovanendolo, il pensiero di Primo Levi, ebbene, se non viene colta nella fantasmagoria della sua iperbole pedagogica, allora vuol dire che il nazismo post-moderno sta già vincendo di nuovo, nella sua variante iper-tecnologica, mediatica, consociativa, perno di sostegno della overclass rortyana.

Raffale Fitto, membro eccelso di Forza Italia, ex presidente della Regione Puglia, è stato condannato in primo grado per truffa aggravata, associazione a delinquere, abuso di potere a diversi anni di galera. E’ in attesa della sentenza d’appello e poi quella definitiva. Come Scoppelliti in Calabria. Entrambi sono candidati alle elezioni europee: questo non è normale.

Se questo è un paese in cui personalità politiche già condannate in primo grado a gravissime pene detentive sanno di potersi presentare alle elezioni perchè saranno votate, ebbene, questo avviene perchè sono consapevoli che la gente ha perso il “senso della verità” e vota consapevolmente per coloro che praticano la illegalità, sapendo ciò che stanno facendo, come facevano i tedeschi quando applaudivano la Gestapo negli anni’30, girando la faccia dall’altra parte. Gli elettori pugliesi e calabresi diventano nazisti a loro insaputa, che a loro piaccia o meno, così come lo sono tutti coloro che hanno votato, votano e voteranno per mafiosi, mascalzoni, banditi e criminali, in qualunque regione italiana. E’ bene dire le cose come stanno.
Se tra gli elettori del PD c’è qualcuno che pensa di trovarsi di fronte a uno schieramento di sinistra e finge di non sapere, finge di non vedere, finge di non essere a conoscenza che le cinque candidate capolista alle europee sono tutte di stretta marca e provenienza democristiana e sono portatrici di valori regressivi e reazionari che finiranno per riportare l’Italia indietro per sempre, ebbene quei votanti sono nazisti a loro insaputa.
E’ bene che diventino consapevoli del proprio percorso umano.
Sono stanco di applicare ipocritamente la moda del politicamente corretto che impone il rispetto (per principio) di chiunque, qualunque cosa voti e per qualunque ragione lo faccia.
Io non provo alcun rispetto per chi vota dei banditi, altrimenti dovremmo trovare giustificazioni per assolvere i tedeschi che appoggiavano la Gestapo negli anni’30.
Due anni fa circa, il comune di Benevento è stato commissariato: è piombata la magistratura. Il sindaco è finito agli arresti domiciliari, per i soliti morivi di sempre: peculato, truffa, appropriazione indebita, ecc. Ogni santo pomeriggio, i suoi concittadini, alle ore 19 lo vedevano che usciva di casa e andava alla caserma dei carabinieri a mettere la firma. Sono state indette nuove elezioni. Ha rivinto a larga maggioranza stando agli arresti domiciliari.
I beneventani, quindi, sono nazisti a loro insaputa, dal mio punto di vista.
Sono in ottima compagnia, insieme ai veronesi e ai vicentini: altro che secessione!
Agli inizi del millennio, la Liga Veneta, attraverso i buoni uffici di Bossi e Maroni che avevano piazzato dei loro uomini in Finmeccanica, hanno strappato contratti dorati con Gheddafi e la Lybyan Bank attraverso consociate finanziate dal Banco di Desio e Brianza, dalle banche locali veronesi e vicentine, dando l’avvio alla costruzione di 12 giganteschi centri commerciali nel Venet,o che hanno prodotto la distruzione del territorio agricolo locale e della loro economia, lanciando un piano selvaggio di cementificazione e markettizzazione dell’intera area che ha completamente stravolto la zona e l’antropologia del territorio. Sono andati in crisi quando è caduto Gheddafi. Gli stessi della Liga Veneta che hanno distrutto la loro zona contribuendo alla de-industrializzazione e alla totale depauperazione delle campagne e dell’imprenditoria agricola, oggi vogliono la secessione: questo non è normale.
I vicentini e i veronesi
sono come i beneventani.
Non è vero che l’Italia unita non esiste. Eccome se esiste.
Esiste nell’essere servile e deferente nei confronti di chi paga pur sapendo che sono soldi della mafia e della criminalità organizzata: chi li vota e li sostiene è un nazista a sua insaputa.

Ieri mattina, è andata in onda la truffa delle nomine dei grandi enti.
Presidente dell’Eni è stata nominata Emma Marcegaglia. Non c’è stato nessun esponente della classe politica attuale, nessun deputato, nessun senatore, nessun giornalista, nessun economista, nessun opinionista, che abbia sollevato l’esistenza di un problema di conflitto di interessi gravissimo. La Marcegaglia, infatti, è anche amministratore delegato dell’azienda di famiglia che produce tubi e trafilati in acciaio al carbonio, praticamente l’oggetto più usato dall’Eni nelle migliaia di piattaforme dislocate nel pianeta. Come è possibile un fatto del genere?
Non è normale. Non va bene che venga considerato normale. Ma è overclass.
Come la Gestapo negli anni’30 in Germania.
Presidente dell’Enel è stata nominata Patrizia Grieco, una vecchia conoscenza.
Inizia la sua carriera all’Italtel, colosso nazionale della telecomunicazione, roccaforte clientelare di marca democristiana. Da lì passa a lavorare per l’industria tedesca diventando responsabile della Siemens AG alle dirette dipendenze dell’ufficio di Erlangen. Poi nel 2008 passa alla Olivetti portando a totale compimento l’opera di devastazione già iniziata da De Benedetti. Insieme a lei, una sua antica collaboratrice, Luisa Tadini, membro del consiglio di amministrazione della Rai. Queste due donne decideranno e stabiliranno tutta la politica strategica italiana relativa all’energia nel nostro paese che, va da sè, faranno gli interessi dell’industria tedesca.
Non è normale. Non va bene che venga considerato normale.
Tra tutte le donne professioniste esistenti in Italia, bisognava andare a pescare proprio quella che ha gestito la permeazione del capitale finanziario tedesco all’interno del sistema strategico delle comunicazioni e dell’energia in Italia? Proprio lei?
….se questo è un paese……
I mercati finanziari hanno risposto con una solenne bocciatura in borsa alle nomine.
Hanno capito che l’Italia non cambierà, che hanno innescato il gioco delle sedie e rimarrà tutto uguale. Seguiteranno a pompare liquidità per arraffare ciò che possono e poi disinvestiranno dal nostro paese, senza avvertire, così, all’improvviso. Tanto la Banca d’Italia se la sono presa gli anglo-americani ai quali il decreto Bankitalia voluto da Letta/Saccomanni/Boldrini ha regalato loro i 7,5 miliardi di euro cash + la gestione di circa 120 miliardi di euro relativa al valore delle 2.500 tonnellate di oro delle riserve strategiche nazionali. Il tutto finito nelle mani del fondo Black Rock che nelle settimane scorse ha ultimato l’acquisizione dei pacchetti di maggioranza delle banche italiane che possedevano le quote di Bankitalia.
E noi andremo a sbattere.
Come è accaduto ai tedeschi nel 1945.
Essere nazisti, oggi, non vuol dire andare in giro con la svastica esaltando Hitler: quello è un passatempo per mentecatti, si tratta di folclore patologico sociale di bassa lega.
Essere nazisti, oggi, significa sostenere, appoggiare e consociarsi con i componenti di quella esigua pattuglia di persone che si considerano esponenti appartenenti a una classe superiore, al di sopra del Diritto e della Legalità, considerandoli elementi che vanno applicati soltanto a chi appartiene alle razze inferiori, ovvero i contribuenti senza malleveria partitica.
Gli esseri umani non garantiti verranno considerati un semplice “danno collaterale” come ha egregiamente e genialmente spiegato il più esimio sociologo vivente, il prof. Zygmunt Bauman nel suo saggio “Danni Collaterali” tradotto in italiano e pubblicato da Laterza nel 2012 con zero interesse zero interviste e zero visibilità.
“Se questo è un uomo” di Primo Levi è stata l’eredità nobile che un grande intellettuale italiano ci ha regalato per coltivare il senso della compassione, la memoria del ricordo della dignità umana, ma soprattutto l’imperativo categorico di assumersi tutti quanti, nessuno escluso, la responsabilità sociale di sapere che se questo non è un paese è per colpa dei distratti, degli indifferenti, degli ipocriti, dei traditori, dei cinici, di tutti coloro che seguitano ad applaudire le ignobili nefandezze quotidiane facendo finta di niente, e quando non possono farlo, servono la guardia della Gestapo censurando le informazioni, annacquando le notizie, creando nebbia, paura e confusione.
Perchè hanno qualcosa da guadagnare, qualcosa da perdere.
Il perno del nazismo ruotava intorno alla perdita di Senso e alla divulgazione del falso: ciò che per loro contava non era essere creduti ma toccare con mano il totale asservimento delle menti pensanti e la diffusione della paura e del terrore. Così hanno cercato di schiavizzare l’Europa, e poi sono passati alla soluzione finale nell’indifferenza generale.
Il Prof. Bruno Bettelheim citava un episodio di cui lui era stato testimone oculare a Buchenwald, per spiegare in che cosa consistesse il nazismo: la sottrazione dell’identità del proprio lavoro.
Raccontava come un giorno d’inverno fossero stati radunati tutti sul piazzale. Un ufficiale della Gestapo aveva fatto portare un grammofono e lo aveva fatto sistemare su una panca. Aveva fatto chiamare le deportate e le aveva fatte denudare, al gelo. Nessuna era in grado di reagire, erano come automi, perchè tutto era privo di Senso, quindi era tutto uguale. L’ufficiale prese un foglio, scelse un nome e lo chiamò a voce alta per sapere se era presente. Una giovane fece un cenno, parlava tedesco. La fece venir fuori dalla fila. Si chiamava Sabina Kerner. Era la prima ballerina classica dell’opera di Vienna. Lui le chiese di confermare le sue generalità. L’ufficiale fece mettere su un disco e poi le disse: “Adesso balla. Balla per me”. La ragazza era impietrita dal terrore e dal freddo, non riusciva a muoversi. L’ufficiale tirò fuori dalla fondina la pistola e andò a puntarla sulla tempia di un’altra ragazza. “Se non balli adesso, ne uccido una ogni minuto e sarà colpa tua”. Sabina, allora, cominciò a muoversi. All’inizio sembrava una bambola meccanica. Poi, poco a poco, cominciò a ballare per davvero, mentre il sangue le affluiva alla faccia. Mentre la musica si diffondeva, la ballerina cominciava a ricordarsi i passi, e a un certo punto aveva cominciato a sorridere. Stava recuperando la sua identità, la memoria della sua essenza, perchè ogni essere umano al mondo è il lavoro che fa, è l’espressione del suo talento. Mano a mano che andava avanti diventava sempre più aggraziata, i suoi muscoli e nervi riaccordavano la memoria. Bettelheim raccontava come il suo viso si fosse trasformato, gli occhi non erano più appannati, sorrideva, era contenta, aveva recuperato la sua identità umana, era di nuovo una Persona. Ballava e ballava. E a un certo punto, si ferma, guarda l’ufficiale e con un guizzo velocissimo si getta su un soldato gli strappa la mitragliatrice e lo uccide. Immediatamente dopo viene uccisa da un altro soldato.
“Sabina aveva scelto di morire come Persona e non come cosa” spiegava Bettelheim.
Questo era il nazismo.
Nella sua variante post-moderna attuale, l’Europa, devastata dalla sua amnesia collettiva, sta costruendo una nuova modalità di nazismo il cui fine consiste nella cancellazione e annullamento dell’identità espressiva del lavoro che finirà per trasformare gli esseri umani da persone in cose ambulanti.
Ieri sera, alle 22.30, sull’emittente La7, Corrado Formigli, senza saperlo, nel corso della trasmissione “Piazza Pulita” ha
dato ragione al post di Grillo esaltandolo.
Lo ha fatto a sua insaputa, dato che gran parte della puntata era dedicata a distruggere l’identità del movimento cinque stelle.
Senza rendersi conto di ciò che stava facendo, ha mostrato un pezzo della realtà sociale dell’Italia d’oggi, facendo vedere giovani italiani in Puglia, laureati in medicina, economia, biologia, che lavorano in un call center per 2,5 euro l’ora, mostrando come in Italia sia ormai partito il piano di organizzazione razionale di un sistema di mercato di neo-schiavizzazione.
Era esattamente ciò di cui parlava il post di Beppe Grillo.
Ma Formigli non lo ha capito.
O meglio, ha scelto di non capire.
Quando Primo Levi scriveva “se questo è un uomo” si rivolgeva a posteri come lui.
Pochi lo hanno capito, perchè pochi sono andati a leggere il testo cercando di comprendere il significato, il senso, l’uso politico dell’argomentazione.
Lo stravolgimento mediatico della vita quotidiana ha creato una modalità di vita che impedisce ormai l’analisi,il dibattito,il confronto, perchè la nazificazione del pensiero unico della overclass impone un appiattimento becero che deve mantenere diviso il paese, deve costruire antagonismo e soprattutto -l’aspetto più importante- deve impedire di far fare alle persone le connessioni. Altrimenti capirebbero.
E nessuno li voterebbe più.
Spero di non essere stato l’unico ad aver voluto leggere il post di Grillo in questo modo.
Mi auguro che nell’intimità del proprio privato, gli italiani pensanti che lo hanno letto si siano interrogati, siano stati in grado di guardare in alto, di fare le connessioni.
E’ dovere di noi tutti cercare di affermare il nostro diritto alla normalità, restituendo il Senso.
Per impedire che trasformino le persone in cose, e per dare un senso al gesto di Sabina.
“Se questo è un uomo” è la lettura poetica del gesto della ballerina austriaca.
E oggi va applicato al paese Italia che si sta disumanizzando.
Dobbiamo essere tutti furiosamente gandhiani.
Come ha detto una volta qualcuno “gandhiani sì fino in fondo, ma certo non coglioni”.

Il paese siamo noi.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2014/04/a-proposito-del-post-di-grillo-mentre-i.html
15.05.2014

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