27 LUGLIO 2022: LA GERMANIA E' IN GINOCCHIO

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DI ROBERTO NARDELLA

scenarieconomici.it

27 luglio 2022

l’incredibile agenzia rilanciata in tarda mattinata dai maggiori organi di informazione mondiale ha fatto il giro del globo in pochi minuti: la Germania ha chiesto aiuto al FMI per scongiurare un più che probabile default.

Come è possibile che la prima potenza industriale europea, terza economia del pianeta possa essere arrivata ad un passo dal fallimento?

Per capire è doveroso fare un salto indietro nel tempo e discernere gli avvenimenti che hanno visto affondare il “Titanic” teutonico.

L’anno della svolta è stato il 2016, quando le politiche opprimenti della UE, fatte di tagli alla spesa pubblica e deregulation del mercato del lavoro, caldeggiate dalla Germania (che era ancora in forte credito dalla maggior parte degli altri Paesi componenti l’unione monetaria), hanno sprofondato in deflazione anche la Francia che già da diversi anni arrancava.

Ma questo non basta e bisogna fare un ulteriore passo indietro…..
le riforme tentate in Italia nell’estate del 2014 dal governo in carica con l’appoggio esterno del maggiore partito di opposizione si rivelarono inconsistenti e dannose e diedero il via all’insediamento della trojka. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: l’arrivo della cosiddetta trojka (UE, BCE e FMI) in Italia, avvenuto nella primavera del 2015 e che in verità fu caldeggiato dalla maggior parte degli italiani, che però presto si dovettero ricredere. I tagli e i licenziamenti generalizzati anche nel pubblico, sulla stessa falsariga greca, portarono in estate a scioperi ad oltranza e manifestazioni violente spontanee della popolazione, represse ancor più violentemente dalle forze dell’ordine.
Il presidente della Repubblica, in accordo con il governo fantoccio in carica, diede carta bianca al ministro degli interni che usò il pugno di ferro per riportare la Nazione alla normalità, instaurando il coprifuoco e chiedendo l’aiuto dell’esercito.
Per evitare la guerra civile il capo di stato maggiore delle forze armate prese in mano la situazione e con la supervisione della NATO esautorò la trojka, dando il via ad un governo di responsabilità nazionale che avrebbe guidato l’Italia sino alle prossime elezioni politiche straordinarie, annunciate per il febbraio del 2017. In questi 6 mesi fu fatto solo l’ordinario e furono sospese l’emissione di qualsiasi titolo di debito statale e vietate le vendite allo scoperto in borsa. Per l’Italia fu il periodo più buio in assoluto: gli 8 anni di profonda crisi avevano messo in ginocchio il Paese come neanche la seconda guerra mondiale era riuscita: la guerra civile ed il default furono evitati solo grazie all’intervento degli USA che garantirono l’anticipo di liquidità necessaria a mandare avanti la Nazione e non senza dei tornaconto.

Era evidente che gli italiani avevano cambiato opinione sia sulla moneta comune che sulla UE e, avendo sperimentato la Grecia sulla propria pelle, alle elezioni del febbraio 2017 le forze euroscettiche vinsero nettamente, annientando sia il partito di governo che quello di opposizione. Il terzo partito, uscito fortemente ridimensionato dalla tornata elettorale, alla fine aderì al progetto euroscettico e sovranista.

Un accordo segreto bilaterale tra l’Italia e la Francia, che nel frattempo aveva visto anch’essa l’affermarsi plebiscitario di un partito euroscettico e sovranista, portò entrambe a non seguire più i diktat di Bruxelles e a prendere la decisione di abbandonare unilateralmente la UE e l’€uro il prima possibile.

Questi propositi furono comunicati agli altri governi di UE e nel giro di pochi mesi, tra marzo e novembre del 2018, a questi primi due Paesi si unirono l’Olanda, l’Austria. la Spagna, il Portogallo, la Grecia e l’Irlanda, dando di fatto il colpo di grazia alla Unione Europea e alla moneta comune.
Si decise così lo smantellamento concordato dell’€uro per il fine anno.
Il segreto era d’obbligo per non allarmare ulteriormente la popolazione e, come scrivevo all’inizio, si approfittò del lungo ponte natalizio: il 24 dicembre 2018 l’€uro fu sciolto e ogni Paese ritornò alla propria valuta preesistente, con la parità 1 a 1 al momento dello scioglimento.

Seguì un anno di turbolenze finanziarie planetarie che si andarono via-via assestando e per fortuna la ragione ebbe la meglio, portando di nuovo tutti i partner europei intorno ad un tavolo negoziale: si ricominciò da dove tutto era partito nel dopoguerra, dal Mercato Comune Europeo (MEC). Europa 2.0 era partita.

A 6 mesi dallo scioglimento della moneta comune la valutazione delle maggiori 4 monete europee contro dollaro USA (che come era prevedibile si era fortemente rafforzato su le altre divise mondiali) era la seguente:
marco tedesco 1,4; franco francese 1,15 euro; lira italiana 0,90; peseta spagnola 0,80;

A partire dallo stesso 2019 la Germania ha cominciato a ridurre progressivamente il surplus commerciale, sfavorita da una moneta forte che continuava a rivalutarsi e che rendeva i propri prodotti più cari all’estero e che, di converso, invogliava i tedeschi ad acquistare i più economici prodotti stranieri. L’Italia, al contrario, viveva un nuovo boom commerciale e turistico: migliaia di imprenditori, favoriti dal nuovo governo che attuò tutta una serie di incentivi e nuove leggi, ritornarono a produrre in Patria: nell’arco di un anno, la disoccupazione che nel 2017 era arrivata a sfiorare il 23% si era più che dimezzata e le prenotazioni turistiche dall’estero toccarono vette mai viste prima.
Anche la Francia stava pian piano rialzando la testa: era riuscita a vedere dopo tantissimi anni il segno positivo davanti alla bilancia commerciale.

Nel marzo del 2020 la giapponese Toyota lancia un’OPA ostile alla Mercedes (le cui quotazioni borsistiche si erano quasi dimezzate a causa dello stallo delle vendite crollate a -40%) e ne conquista il 51%. La BMW, pochi mesi dopo, si vede costretta per lo stesso motivo ad incorporarsi con la cinese Gonow, mentre la AEG, andata quasi fallita, viene rilevata dalla americana General Electrics. Tutte le maggiori aziende manifatturiere tedesche accusano il colpo: le esportazioni verso gli abituali partner europei segnano il passo a causa del super marco, mentre l’export nel resto del mondo – mai partito come volevano far credere – non riesce a decollare (complice il drastico taglio agli investimenti reso necessario dal crollo verticale delle vendite in ogni settore produttivo).

Nel gennaio 2021 viene ceduta la quota di maggioranza della Volkswagen alla italo-americana FGA con la promessa di lasciare parte della produzione in Germania. Pochi mesi dopo è il turno della Audi: viene acquisita dal colosso emergente indiano TATA. La bilancia commerciale tedesca, per la prima volta in trenta anni è negativa e la disoccupazione fa registrare ogni mese preoccupanti impennate. Dai Land tedeschi cominciano a partire in molti alla ricerca di lavoro. Intanto il marco continua a rafforzarsi: a novembre 2021 arriva a toccare 1,75 contro dollaro, segnando il massimo storico.

L’eterna cancelliera, dimagrita notevolmente, è sempre in giro per il mondo al fine di attrarre nuovi investimenti che vengono quasi sempre ignorati. Anche la Cina, suo partner d’eccellenza negli anni d’oro dell’€uro gli ha girato le spalle.

Il 28 giugno 2021 rassegna le dimissioni insieme al suo gabinetto: la inaffondabile Germania è in preda al caos più totale.

Le elezioni indette per ottobre vedono l’affermarsi prepotente di forze xenofobe e ultranazionaliste di cui un tal Reltih, operaio metalmeccanico e sindacalista, licenziato nel 2019 dalla Mercedes, è il leader indiscusso.
Si succedono diversi governi di unità nazionale e alla fine arriva la richiesta di aiuto al FMI.

La prossima tornata elettorale tedesca è stata annunciata per gennaio 2023: si dice che Reltih potrebbe addirittura vincere.

Molti tedeschi, vestiti in strane uniformi grigio-verde, organizzano ronde per le strade allo scopo di intimorire i tanti immigrati di cui la Germania aveva bisogno nei tempi di grassa.

Purtroppo la SStoria a volte ritorna.

Roberto Nardella

Fonte: http://scenarieconomici.it

Link: http://scenarieconomici.it/germania-in-ginocchio/

2.08.2014

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