1993-2013: STA ARRIVANDO AL CAPOLINEA IL VENTENNALE “PASSO A DUE” TRA RUSSIA E STATI UNITI ? (PARTE II)

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DI THE SAKER

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PARTE II

Nel frattempo gli USA diventano Neocon

A differenza dell’Unione Sovietica, che sostanzialmente scomparve dalla mappa del nostro pianeta, gli Stati Uniti “hanno vinto” la Guerra Fredda (ciò non è di fatto del tutto vero, ma è come la vedono molti americani) ed essendo diventati l’ultima e unica vera superpotenza gli USA hanno immediatamente intrapreso una serie di guerre esterne per stabilire il proprio “dominio totale” [full spectrum dominance, nel testo NdT] sul pianeta, soprattutto dopo gli eventi dell’11/9 che hanno profondamente trasformato la natura della società americana stessa.

La società post 11 Settembre ha le sue radici in un passato molto più lontano: gli anni di Reagan.

Durante la presidenza di Ronald Reagan, un gruppo che in seguito è diventato noto come il “Neocon” prese la decisione strategica di conquistare il partito repubblicano, le sue istituzioni affiliate e i think tank [centri di pensiero, tipicamente fondazioni NdT]. Mentre in precedenza gli ex-trotzkisti erano più inclini a sostenere il Partito Democratico, ritenuto più di sinistra, sotto Reagan il “nuovo e migliorato GOP” [Great Old Party, altra sigla del partito Repubblicano NdT] offriva ai Neocon alcune qualità estremamente interessanti:

1) Soldi: Reagan era un sostenitore incondizionato del big business [affari in grande NdT] e del mondo delle multinazionali. Il suo mantra “il governo è il problema” si incastrava alla perfezione nella vicinanza storica dei neocon con i Baroni Ladroni [Negli Stati Uniti dell’Ottocento, il termine robber baron designava degli imprenditori e banchieri che ammassavano grandi quantità di denaro, costruendosi delle enormi fortune personali, solitamente attraverso la concorrenza sleale NdT], boss mafiosi e grandi banchieri. Per loro, la de-regolamentazione significava libertà di azione, qualcosa che era destinata a rendere immensamente ricchi gli speculatori e i Wise Guys di Wall Street [indica “quelli saggi” di Wall Street NdT].

2) Violenza: Reagan supportava fermamente anche il complesso militare-industriale degli USA e la politica di intervento in ogni paese del pianeta. Questo fascino per la forza bruta e, siamo onesti su questo punto, per il terrorismo, calzava a meraviglia con la mentalità Trotzkista-Neocon.

3) Illegalità: Reagan non si curava affatto della legge, sia che essa fosse diritto internazionale o diritto interno degli USA. Certo, fino a quando la legge appariva vantaggiosa per gli interessi statunitensi o del GOP, essa veniva sostenuta assai cerimoniosamente. Ma se così non fosse stato, i seguaci di Reagan l’avrebbero infranta senza scrupoli di sorta.

4) Arroganza: sotto Reagan, il patriottismo e la buonista arroganza imperiale raggiunsero nuovi vertici. Allora più che mai, gli Stati Uniti si consideravano non solo il “leader del mondo libero” che proteggeva il pianeta contro “l’Impero del Male”, ma anche come unico e superiore al resto del genere umano (come in uno spot commerciale della Ford degli anni 1980: “noi siamo il numero uno, secondo a nessuno”)

5) Inganno sistematico: sotto Reagan il mentire si trasformò da una tattica occasionale, quando non regolare, usata in politica, alla forma fondamentale di comunicazione pubblica: Reagan e la sua amministrazione, avrebbero potuto dire una cosa per poi negarla nello stesso respiro. Avrebbero potuto fare promesse chiaramente impossibili da mantenere (Le “Guerre Stellari” vi ricordano qualcosa?). Avrebbero potuto solennemente prestare giuramento per poi romperlo (vedi Iran e il caso Contra). E, se messo di fronte alla prova di queste bugie, tutto ciò che Reagan avrebbe dovuto dire è un “Beh, no, non ricordo”.

6 ) Messianismo: non solo Reagan ottenne un’enorme base di sostegno tra le varie, folli confessioni religiose degli USA (tra cui tutte quelle della Bible Belt [letteralmente cintura della Bibbia, è un’area culturale degli Stati Uniti in cui vive una grande percentuale di persone di religione strettamente Cristiana Protestante, per lo più evangeliche. Essa è situata nel sud-est degli USA NdT]), Reagan promosse persino una strana miscela di messianismo secolare caratterizzato da un mix tossico di xenofobia confinante con il razzismo con una fascinazione narcisistica per tutto ciò che di patriottico, non importa quanto stupido, confinasse con l’adorazione di se stessi.

Bene, sommiamo il tutto:

Soldi + violenza + illegalità + arroganza + inganni + messianismo è uguale a cosa?

Ciò non suona molto, molto familiare? Non è forse una descrizione perfetta del Sionismo e di Israele?

Nessuna meraviglia che i Neocon siano accorsi in sempre maggiore numero a questo nuovo GOP! Il GOP di Reagan è stata la perfetta capsula di Petri per la crescita dei batteri sionisti, e in realtà essi crebbero. Tantissimo.

Credo che sarebbe ragionevole dire che gli USA abbiano subito un processo di due decenni di “Sionizzazione”, che culminarono nella grande operazione false-flag dell’11 Settembre in cui i tizi del PNAC [acronimo di Project for a New American Century, indica le linee guida di sviluppo della potenza americana per il XXI secolo NdT] fondamentalmente usarono il loro accesso ai centri di potere negli USA, Israele e KSA (Arabia Saudita, ndt) per evocare un nuovo nemico – “il terrore islamo-fascista” – che non solo giustificasse una guerra planetaria contro il “terrorismo ” (la GWOT [Global War On Terrorism, guerra globale al terrorismo NdT]), ma anche un sostegno incondizionato a Israele.

In questa evoluzione ci furono anche dei perdenti, soprattutto quella che io chiamo la “vecchia fazione Anglo[sassone]”, che praticamente perse il controllo della maggior parte del suo potere politico interno e tutta la sua influenza in politica estera: per la prima volta un nuovo corso in politica estera a poco a poco ha cominciato a prendere forma sotto la guida di un gruppo di persone che nel tempo sarebbe stato identificato come i “Primatisti di Israele”. Per un breve periodo i vecchi anglosassoni sembravano aver ripreso le redini del potere – sotto George Bush senior – solo per perdere subito di nuovo con l’elezione di Bill Clinton. Ma l’apogeo della potenza sionista è stato raggiunto solo durante la presidenza di George W. Bush, che fondamentalmente ha presieduto una massiccia epurazione di anglosassoni da posizioni chiave nel governo (in particolare il Pentagono e la CIA). Com’era prevedibile, avendo le persone che Bush senior chiamava “teocrati da cantina” [col termine l’autore indica presumibilmente dei teocrati dilettanti NdT] effettivamente preso il potere, essi rapidamente portarono gli Stati Uniti a un passo dal collasso globale: all’estero la massiccia compartecipazione mondiale per gli Stati Uniti, dopo l’11 Settembre si trasformò in uno tsunami di odio e risentimento, mentre internamente il paese ha dovuto affrontare una massiccia crisi bancaria che ha quasi provocato l’imposizione della legge marziale negli Stati Uniti.

Arriva Barak Obama, detto “il cambiamento in cui possiamo credere!”

L’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca è stata veramente un evento storico epocale. Non solo perché la maggioranza della popolazione bianca aveva eletto alla più alta carica del paese un uomo nero (questo era davvero soprattutto espressione di disperazione e di un profondo desiderio di cambiamento), ma perché dopo una delle campagne di pubbliche relazioni più efficaci della storia, la stragrande maggioranza degli americani e molti, se non la maggior parte delle persone all’estero credettero serissimamente che Obama avrebbe fatto alcuni profondi, significativi cambiamenti. La disillusione con [quanto realmente fatto da] Obama fu altrettanto grande delle speranze che milioni di persone riponevano in lui. Personalmente ritengo che la storia ricorderà Obama non solo come uno dei peggiori Presidenti della storia, ma anche (e ciò è ben più importante), come l’ ultima occasione per il “sistema” di riformare se stesso. Quella possibilità è stata sprecata. E mentre alcuni, con profondo disgusto, descrissero Obama come una sorta di “Bush-light”, credo che la sua Presidenza possa essere meglio descritta come “ancora lo stesso, solo peggiore”.

Detto questo, c’è qualcosa che, con mio assoluto stupore, l’elezione di Obama ha raggiunto: la rimozione dei (la maggior parte, ma non tutti) neocon da (la maggior parte, ma non tutte) le posizioni chiave del potere e un ri-orientamento della (la maggior parte ma non tutta) politica estera degli Stati Uniti in un più tradizionale linea che recita “prima gli USA”, di solito sostenuta dagli interessi della “vecchia fazione Anglo”. Certo, i neocon mantengono ancora saldamente il controllo del Congresso e dei media corporativi degli Stati Uniti, ma l’esecutivo è, almeno per il momento, di nuovo sotto il controllo anglo (questa è, ovviamente, una generalizzazione: Dick Cheney non era né ebreo né sionista, mentre Henry Kissinger difficilmente può essere descritto come un “anglo”). E anche se Bibi Netanyahu ha ottenuto più standing ovation al Congresso (29) rispetto a qualsiasi Presidente degli Stati Uniti, l’attacco contro l’Iran che egli desiderava così selvaggiamente non è accaduto. Al contrario, Hillary e Petraeus sono stati fatti fuori, e Chuck Hagel e John Kerry sono rientrati. Ciò rappresenta difficilmente quel “cambiamento in cui possiamo credere”, ma almeno dimostra che il Likud non controlla più la Casa Bianca.

Naturalmente, la partita è tutt’altro che chiusa. Casomai il gioco del pollo in corso tra la Casa Bianca e il Congresso sul bilancio [l’articolo è stato scritto prima del 18 Ottobre NdT], con il suo rischio intrinseco di un default degli Stati Uniti, mostra che questo conflitto è ben lungi dall’essere risolto.

L’attuale reale matrice di potere negli Stati Uniti e in Russia

Abbiamo mostrato come in Russia esistano due fazioni non ufficiali, bloccate in un conflitto all’ultimo sangue per il potere, i “Primatisti Euroasiatici” e gli “Integrazionisti Atlantici”. Ci sono anche due parti non ufficiali negli Stati Uniti anch’esse bloccate in un conflitto all’ultimo sangue per il potere: i Neocon e i “vecchi imperialisti Anglo[sassoni]”. Direi che, almeno per il momento, i “Primatisti Euroasiatici” e i “vecchi Anglo[sassoni]” abbiano prevalso sul loro concorrente interno, ma direi anche che i russi “Primatisti Euroasiatici” siano in una posizione assai più forte della fazione americana “vecchi Anglo[sassoni]”. Ci sono due ragioni principali per questo:

1) La Russia ha già avuto il suo collasso economico con relativo default
2) La maggior parte dei russi sostiene pienamente le politiche di “Primatismo Euroasiatico” del Presidente Putin.

Al contrario, gli USA sono sull’orlo di un collasso economico e la cricca dell’1% [si riferisce all’1% della popolazione più ricca che controlla destino e patrimonio di quasi tutta l’America NdT] che è al potere negli Stati Uniti è assolutamente odiata e disprezzata dalla maggior parte degli americani.

Dopo l’immensa e davvero straziante disillusione su Obama, sempre più americani si stanno convincendo che cambiare il fantoccio della Casa Bianca [il Presidente NdT] non ha senso e che ciò di cui gli Stati Uniti hanno davvero bisogno è un cambiamento di regime.

L’URSS e gli USA: ritorno al futuro?

È alquanto sorprendente per chi ricorda l’Unione Sovietica della fine del 1980 notare quanto gli USA sotto Obama siano diventati simili all’URSS sotto Breznev: all’interno la situazione è caratterizzata da un generale senso di disgusto e di alienazione del popolo innescati dalla stagnazione innegabile di un sistema marcio al suo nucleo. Uno stato gonfio di militare e polizia con uniformi dappertutto, con sempre più persone che vivono in estrema povertà. Una macchina di propaganda pubblica che, come in 1984 di Orwell, si vanta di continuo di mietere successi in tutto il mondo, mentre tutti sanno come queste siano tutte bugie. All’esterno gli Stati Uniti si dimostrano totalmente inadeguati e sono sia odiati che derisi dalle altre nazioni. Proprio come ai tempi sovietici, i leader degli Stati Uniti hanno chiaramente paura del proprio popolo, cosicché si proteggono per mezzo di un’immensa e costosa rete globale di spie e addetti alla propaganda che sono terrorizzati dal dissenso e che vedono il nemico principale nel loro popolo.

A questo si aggiunge un sistema politico che, lungi dal cooptare il meglio dei suoi cittadini, li allontana visceralmente, promuovendo al contempo i più immorali e corrotti nelle posizioni di potere. Un complesso carcerario-industriale in fase di boom e un complesso militare-industriale che il paese semplicemente non può permettersi di mantenere. Fatiscenti infrastrutture pubbliche combinate con un sistema sanitario completamente disfunzionale, in cui solo i ricchi e gli amici degli amici possono ottenere un buon trattamento. E, su tutto, un dibattito pubblico sclerotico allo stato terminale, pieno di luoghi comuni ideologici ma completamente scollegato dalla realtà.

Non dimenticherò mai le parole di un ambasciatore pachistano alla Conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo a Ginevra nel 1992, che, affrontando un’assemblea di compiaciuti diplomatici occidentali, pronunciò le seguenti parole: “voi sembrate credere di aver vinto la guerra fredda, ma avete mai considerato la possibilità che ciò che è realmente accaduto sia che le contraddizioni interne del comunismo hanno raggiunto il comunismo prima che le contraddizioni interne del capitalismo raggiungessero il capitalismo?”. Inutile dire che queste parole profetiche sono state accolte da un silenzio attonito e presto dimenticate. Ma l’uomo era, credo, assolutamente nel giusto: il capitalismo ha ormai raggiunto una crisi profonda come quella che colpì l’Unione Sovietica alla fine del 1980 e non vi è alcuna possibilità di riformarlo o altrimenti modificarlo. L’unica via d’uscita è il cambio di regime.

Le radici storiche della Russofobia delle élite americane

Detto tutto quanto sopra, è in realtà piuttosto semplice da capire perché la Russia in generale, e Putin in particolare, suscitino un odio così profondo nella plutocrazia occidentale: essendosi convinti di aver vinto la guerra fredda, si trovano ora di fronte alla doppia delusione di un pronto recupero della Russia e di un declino economico e politico occidentale che si sta trasformando in ciò che sembra essere una lenta e dolorosa agonia.

Nella loro amarezza e livore, i leader occidentali trascurano il fatto che la Russia non ha nulla a che fare con i problemi attuali dell’Occidente. Tutto al contrario, in effetti: l’effetto principale che il crollo dell’Unione Sovietica ha avuto nel sistema economico internazionale diretto dagli USA è stato quello di prolungare la sua esistenza [del sistema americano NdT] con la creazione di una nuova domanda di dollari USA in Europa orientale e in Russia (alcuni economisti, come Nikolai Starikov, stimano che il crollo dell’URSS abbia allungato la vita al dollaro USA di oltre dieci anni).

In passato, la Russia è stata lo storico acerrimo nemico dell’Impero Britannico. Come per gli Ebrei, che hanno sempre nutrito molte rimostranze verso la Russia zarista pre-rivoluzionaria. La rivoluzione del 1917 portò una grande speranza per molti Ebrei est-europei, ma fu una speranza di breve durata, come Stalin sconfisse Trotsky il Partito Comunista venne epurato da molti dei suoi membri ebrei. Più e più volte la Russia ha svolto un ruolo tragico nella storia degli ebrei Ashkenazi e ciò, naturalmente, ha lasciato un segno profondo nella visione del mondo dei Neocon, che sono tutti profondamente russofobi, anche oggi. Qualcuno potrebbe obiettare che molti ebrei sono profondamente grati [alla Russia] per la liberazione degli Ebrei dai campi di concentramento nazisti, avvenuta per mano dell’Esercito Sovietico, o per il fatto che l’Unione Sovietica è stato il primo paese a riconoscere Israele. Ma in entrambi i casi, il paese che risulta accreditato di queste azioni è l’Unione Sovietica e non la Russia, alla quale la maggior parte degli ebrei Ashkenazi ancora associano politiche e valori anti-ebraici.

Non è quindi sorprendente che sia le élite Anglo[sassoni] sia quelle ebraiche negli USA nutrano un’avversione quasi istintiva per la Russia e ne abbiano paura, in particolare di una Russia percepita come in rinascita o anti-americana. E il fatto è che non hanno torto in questa percezione: la Russia è sicuramente in rinascita e la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica russa è violentemente anti-americana, almeno se col termine “America” ci si riferisce al modello di civiltà o al sistema economico.

Il sentimento anti-americano in Russia

I sentimenti verso gli Stati Uniti hanno subito un drastico cambiamento dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Nel 1980 gli USA non solo erano piuttosto popolari, ma erano anche profondamente alla moda: giovani russi crearono molti gruppi rock (alcuni di loro sono diventati immensamente popolari ed lo sono ancora oggi, come ad esempio il gruppo DDT di San Pietroburgo), la moda americana e i fast food erano il sogno di ogni adolescente russo, mentre la maggior parte degli intellettuali vedeva con onestà negli Stati Uniti la “leadership del mondo libero”. Naturalmente, la propaganda di stato dell’URSS ha sempre voluto presentare gli Stati Uniti come un paese imperialista e aggressivo, ma questo sforzo propagandistico non è riuscito: la maggior parte delle persone era in realtà abbastanza affezionata agli Stati Uniti. Uno dei più popolari gruppi pop degli anni ‘90 (Nautilus Pompilio) ha scritto una canzone con il seguente testo:

Arrivederci America, oh
Dove non sono mai stato mai
Addio per sempre!
Prendi il tuo banjo
E suona per la mia partenza
la- la- la- la- la-la , la- la- la- la- la-la
Il tuo logoro jeans blu
È diventato troppo stretto per me
Ci è stato plagiato per troppo tempo
Per innamorarci dei tuoi frutti proibiti.

Mentre ci furono eccezioni a questa regola, direi che per l’inizio del 1990 la maggior parte del popolo russo, specialmente i giovani, aveva inghiottito la linea di propaganda statunitense “gancio e piombo” [si riferisce, per metafora, a una tecnica di pesca NdT] – la Russia era irrimediabilmente filoamericana.

Il catastrofico collasso dell’Unione Sovietica nel 1991 e l’appoggio totale e incondizionato dell’Occidente a Eltsin e ai suoi oligarchi cambiarono questo stato di cose. Invece di cercare di aiutare la Russia, gli Stati Uniti e l’Occidente utilizzarono ogni singola occasione per indebolirla all’esterno (portando tutta l’Europa orientale nella NATO anche se avevano promesso di non farlo). All’interno dei confini russi, gli Occidentali supportarono gli oligarchi ebrei che stavano letteralmente succhiando la ricchezza della Russia come i vampiri succhiano il sangue, sostenendo ogni forma immaginabile di separatismo. Verso la fine degli anni ‘90 le parole “democratici” e “liberali” sono diventati parolacce offensive. Questa barzelletta risalente a quei tempi è un buon esempio di questi sentimenti (Notare l’associazione tra liberismo ed Ebrei):

Un nuovo insegnante entra in classe:

– Il mio nome è Abramo Davidovich, io sono un liberale. E ora tutti in piedi e presentarsi come ho fatto io…
– Il mio nome è Masha, liberale…
– Il mio nome è Petia, io sono un liberale…
– Il mio Piccolo Johnny, io sono stalinista.
– Piccolo Johnny, perché sei uno stalinista?!
– Mia madre è stalinista, mio padre è stalinista, i miei amici sono stalinisti e anche io sono uno stalinista.
– Piccolo Johnny, e se tua madre fosse stata una puttana, tuo padre un tossicodipendente, i vostri amici omosessuali, cosa saresti allora in quel caso?!
– Allora sarei stato un liberale.

Si noti la relazione tra l’essere un liberale e gli Ebrei (Abram Davidovich è un tipico nome ebraico). Si noti anche l’inclusione della categoria “omosessuale” tra una prostituta e un tossicodipendente e lo si ricordi quando si valuta la tipica reazione russa per la campagna anti-russa condotta dalle organizzazioni omosessuali occidentali.

L’ effetto politico di questi sentimenti è piuttosto ovvio: nelle ultime elezioni neanche un partito politico filo-occidentale è riuscito a ottenere abbastanza voti per entrare in Parlamento. E no, questo non è perché Putin li ha messi fuori legge (come ad alcuni propagandisti in Occidente piace immaginare). Ci sono attualmente 57 partiti politici in Russia, e non pochi di loro sono filo-occidentali. Eppure è un fatto innegabile che la percentuale di russi che sono ben disposti verso gli USA e la NATO / UE sia intorno al 5% della popolazione. Posso anche metterla in questo modo: ogni singolo partito politico rappresentato nella Duma è profondamente anti-americano, anche gli assai moderati di “Russia Giusta”.

Sentimenti anti-russi negli Stati Uniti?

Considerando il fuoco di fila senza fine di propaganda anti- russa nei grandi media occidentali ci si potrebbe chiedere quanto siano forti i sentimenti anti-russi in Occidente. Questo è veramente difficile da misurare in modo oggettivo, ma, in quanto nato in Europa occidentale e vissuto per un totale di 15 anni negli Stati Uniti, direi che il sentimento anti-russo in Occidente è molto raro, quasi inesistente. Negli Stati Uniti ci sono sempre stati forti sentimenti anti-comunisti – ci sono ancora oggi – ma in qualche modo la maggior parte degli americani non fa differenza tra una ideologia politica che non capiscono realmente, ma che a loro non piace comunque, e le persone che nel passato solevano essere ad essa associate.

I “politici” statunitensi, naturalmente, per lo più odiano la Russia, ma la maggior parte degli americani sembrano nutrire sentimenti molto poco cattivi o apprensione nei confronti della Russia o del popolo russo. Lo spiego con una combinazione di fattori.
In primo luogo, dal momento che sempre più persone in Occidente si rendono conto che non vivono in una democrazia, ma in una plutocrazia dove a comandare è l’1%, tendono a prendere la linea ufficiale di propaganda cum grano salis [ovvero con maggior circospezione, non fidandosi ciecamente NdT] (cosa che, tra l’altro, è esattamente quello che accadeva alla maggior parte dei sovietici negli anni ‘80). Inoltre, sempre più persone in Occidente, che si oppongono all’ordine imperiale plutocratico che li impoverisce trasformandoli in servi delle corporation, sono molto in sintonia con la Russia e Putin perché “stanno dritti di fronte ai bastardi di Washington” [non si piegano NdT]. Ma ancora più alla base, c’è il fatto che in una bizzarra giravolta ironica della storia la Russia oggi supporta i valori dell’Occidente di ieri: il diritto internazionale, il pluralismo, la libertà di espressione, i diritti sociali, l’anti-imperialismo, l’opposizione all’intervento all’interno Stati sovrani, il rifiuto della guerra come mezzo per risolvere le controversie, ecc.
Nel caso della guerra in Siria, la posizione assolutamente coerente della Russia in difesa del diritto internazionale ha impressionato molte persone negli USA e in Europa e si possono sentire sempre più elogi per Putin da persone che in passato nutrivano profondi sospetti su di lui.

La Russia, naturalmente, non è affatto un’utopia o un qualche tipo di società perfetta, tutt’altro, ma ha preso la decisione fondamentale di diventare un paese “normale”, invece di essere un impero globale, e qualsiasi paese normale sarà d’accordo a sostenere i principi dell’”Occidente di ieri “, non solo la Russia. In realtà, la Russia è molto poco eccezionale nella sua realizzazione pragmatica del fatto che sostenere questi principi non sia una questione di idealismo ingenuo, ma un sano obiettivo di una politica realista. Alla gente in Occidente viene detto dai loro governanti e dai media aziendali che Putin è un dittatore malvagio ex-KGB, un pericolo per gli Stati Uniti e i suoi alleati, ma non appena queste persone realmente leggono o ascoltano ciò che Putin dice in realtà, si trovano in grande accordo con lui.

In un altro tocco divertente della storia, mentre la popolazione sovietica era solita sintonizzarsi su Bbc, Voice of America o Radio Liberty in cerca di notizie e informazioni, sempre più persone in Occidente si rivolgono a Russia Today, Press TV o Telesur per ottenere informazioni. Da qui la reazione di panico di Walter Isaacson, presidente del consiglio dei governatori delle emittenti, l’associazione statunitense che sorveglia i media USA rivolti a un pubblico straniero, che ha dichiarato che “non possiamo permetterci di essere fatti fuori dalle comunicazioni dei nostri nemici. C’è Russia Today, l’iraniana Press TV, la venezuelana Telesur e, naturalmente, la Cina lancia un canale di informazioni 24h con corrispondenti da tutto il mondo”. Gente come Isaacson sa che, lentamente ma inesorabilmente, sta perdendo la battaglia informativa per il controllo delle menti del pubblico.

E ora, con l’intera vicenda Snowden, la Russia sta diventando il porto sicuro per gli attivisti politici che fuggono dall’ira dello Zio Sam. Una rapida ricerca su Internet vi mostrerà che sempre più persone si riferiscono a Putin come “leader del mondo libero”, mentre altri stanno raccogliendo firme per far sì che Obama dia il suo Nobel a Putin. In verità, per quelli come me che hanno effettivamente combattuto contro il sistema sovietico è assolutamente incredibile vedere la svolta a 180 gradi che il mondo ha fatto dagli anni ‘80.

Le élite occidentali restano ancora bloccate nella guerra fredda

Se il mondo è radicalmente cambiato negli ultimi 20 anni, la stessa cosa non può essere detta per le élite occidentali. Messe di fronte a una realtà molto frustrante, stanno disperatamente cercando di ri-combattere la guerra fredda con la speranza di ri-vincere di nuovo. Da qui il ciclo senza fine delle violente campagne anti-Russia cui ho accennato all’inizio di questo post. Essi cercano di ri-marchiare la Russia come la nuova Unione Sovietica, con minoranze oppresse, dissidenti incarcerati o assassinati, poca o nessuna libertà di parola, media monolitici e controllati dallo stato e un apparato di sicurezza onnisciente a supervisionare il tutto. Il problema, naturalmente, è che hanno venti anni di ritardo e che queste accuse non hanno una buona presa sull’opinione pubblica occidentale e non hanno alcun risultato all’interno della Russia. In effetti, ogni tentativo di interferire all’interno degli affari politici russi è stato così inetto e goffo da fallire senza alcuna eccezione. Dai tentativi occidentali assolutamente futili di organizzare una rivoluzione colorata per le strade di Mosca [si riferisce alle varie rivoluzioni colorate organizzate in giro per il mondo, cosiddette in quanto ciascuna di esse fu associata a un colore NdT] ai tentativi totalmente controproducenti di creare una sorta di crisi intorno ai diritti umani degli omosessuali in Russia – ogni passo compiuto dalla macchina della propaganda occidentale ha solo rafforzato Vladimir Putin e i suoi “Primatisti Euroasiatici” a scapito della fazione “Integrazionista Atlantica” all’interno del Cremlino.
C’era un simbolismo profondo e struggente nell’ultima riunione dei 21 Paesi APEC a Bali. Obama ha dovuto annullare il suo viaggio a causa della crisi di bilancio degli Stati Uniti, mentre a Putin è stata tributata, con una resa musicalmente orribile ma politicamente profondamente significativa, un’interpretazione di “Tanti auguri a te!” da un coro spontaneo composto dai leader dei paesi del Pacifico. Posso solo immaginare la rabbia della Casa Bianca quando hanno visto i “loro” alleati del Pacifico fare una serenata a Putin per il suo compleanno!

Conclusione: “Noi siamo ovunque”

In una delle sue canzoni più belle, David Rovics canta le seguenti parole, che voglio citare completamente, in quanto ogni riga si applica pienamente alla situazione attuale:

Quando dico che l’affamato dovrebbe avere cibo
Parlo a nome di molti
Quando dico che nessuno dovrebbe avere sette case
Mentre alcuni non ne hanno neanche una
Sebbene io possa ritrovarmi bloccato in qualche posto strano
Con nient’altro che uno sguardo insulso
Mi ricordo il mondo e so
[che] noi siamo ovunque

Quando dico che l’ora dei ricchi arriverà
Lascia che ti annoveri i modi
Vittorie o suggerimenti per il futuro
L’Avana, Caracas, Chiapas, Buenos Aires
Quante persone sono desiderose e in attesa
Lottando per la propria quota [di benessere]
Si nascondono nelle loro torri d’avorio
Ma noi siamo ovunque

Le religioni e le prigioni e le corse
Confini e nazioni
Agenti dell’FBI e del Congresso
E le stazioni radio aziendali
Essi cercano di tenerci lontani, ma noi ci troviamo l’un l’altro
E i governanti sono sempre consapevoli
Che sono una piccola minoranza
E noi siamo ovunque

Con ogni bomba che fanno cadere, ogni casa che distruggono
Ogni terra che invadono
Arriva una nuova generazione da sotto le macerie
Dicendo “noi non abbiamo paura”
Essi fingono che siamo pochi
Ma con ogni bambino che un miliardo di madri portano
Arriva la prossima dimostrazione
Che siamo ovunque.

(potete ascoltare la canzone cliccando qui)

Queste parole sono una bella espressione della speranza che dovrebbe ispirare tutti coloro che ora si oppongono all’impero USA-sionista: siamo ovunque, letteralmente. Da un lato abbiamo l’ 1%, gli imperialisti Anglo[sassoni] e Sinonisti, mentre dall’altro abbiamo il resto del pianeta, tra cui potenzialmente il 99% del popolo americano. Se è vero che in questo momento Putin e i suoi Primatisti Euroasiatici sono la fazione più potente e meglio organizzata della resistenza di tutto il mondo contro l’Impero, sono ben lungi dall’essere centrali, o persino meno, cruciali a tale resistenza. Sì, la Russia può svolgere il suo ruolo e lo farà, ma solo come un paese normale tra molti altri paesi normali, alcuni piccoli ed economicamente deboli come l’Ecuador, altri enormi e potenti come la Cina. Ma anche il piccolo Ecuador era “abbastanza grande” per garantire rifugio a Julian Assange mentre la Cina sembra aver chiesto a Snowden la cortesia di lasciare il paese. Quindi l’Ecuador non è proprio così piccolo, dopo tutto?

Sarebbe ingenuo sperare che questo processo statunitense di “de-imperializzazione” possa avvenire senza violenza. Gli imperi francese e britannico crollarono sul sanguinoso sfondo della seconda guerra mondiale, mentre gli Imperi nazisti e giapponesi sono stati schiacciati sotto un tappeto di bombe. L’impero sovietico collassò con meno vittime al confronto e la maggior parte della violenza che ha avuto luogo nel corso di tale processo è avvenuta alla periferia sovietica. Nella stessa Russia, il numero di morti nella mini guerra civile del 1993, si aggirò sulle migliaia e non sui milioni di vittime. E grazie alla grande misericordia di Dio, non una sola arma nucleare è stata fatta esplodere da nessuna parte.

Quindi cosa probabilmente accadrà quando l’impero USA-Sionista crollerà finalmente sotto il proprio peso? Nessuno può dirlo con certezza, ma possiamo almeno sperare che, così come nessuna forza militare principale è apparsa per salvare l’impero sovietico nel 1991-1993, lo stesso potrà dirsi per l’Impero degli USA [nessuna forza militare maggiore tenterà di salvarlo NdT]. Come puntualizza così bene David Rovic, la grande debolezza dell’1% che governa l’Impero USA-Sionista è che “sono una piccola minoranza e noi siamo ovunque”.

Negli ultimi 20 anni gli Stati Uniti e la Russia hanno seguito percorsi diametralmente opposti e il loro ruolo sembra essere stato invertito. Adesso quel “passo a due” è venuto a una sorta di fine. Circostanze oggettive hanno ora di nuovo posto queste due paesi in opposizione l’uno all’altro, ma ciò è dovuto unicamente alla natura del regime di Washington. I leader russi potrebbero ripetere le parole del rapper inglese Lowkey e dichiarare “Io non sono anti-America, l’America è anti-me!” e si potrebbero potenzialmente unire al 99 % di americani che, sia che già se ne rendano conto o no, sono anch’essi vittime dell’Impero USA- Sionista.

Nel frattempo, la raffica di campagne di propaganda anti-russa continuerà senza sosta, semplicemente perché questo sembra essere diventato una forma di psicoterapia per una plutocrazia occidentale in pieno panico e incapace. E come in tutti i casi precedenti, questa campagna di propaganda non avrà alcun effetto.

La mia speranza è che la prossima volta che sentiamo parlare di tutto ciò che viene dopo la campagna di “Greenpeace” del giorno, riusciate a tenere tutto ciò in mente.

FINE

The Saker

Fonte: http://vineyardsaker.blogspot.it
Link: http://vineyardsaker.blogspot.it/2013/10/1993-2013-is-twenty-years-long-pas-de.html
12.10.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PG

LEGGI ANCHE: 1993-2013: STA ARRIVANDO AL CAPOLINEA IL VENTENNALE “PASSO A DUE” TRA RUSSIA E STATI UNITI? (PARTE I)

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